SCELTE PUBBLICHE e democrazia partecipata
Centro
storico. Pronunciato, sollecitato da visione, letto o pensato, in due
semplici parole suscita un riflesso condizionato a livello di
pensiero. La nostra immaginazione fa selezionare dalla memoria alcune
immagini - che ognuno incosciamente ricava secondo un proprio
vissuto, la propria esperienza, la propria cultura - le quali ci
restituiscono una personale idea del passato.
La
parte più antica di ogni città, sembra essere messa lì per
sintetizzare un'immagine dell'urbe attraverso una testimonianza
concreta, frutto dell'umanità che l'ha attraversata. Le contese
attorno al vecchio nucleo urbano per il suo mantenimento, non da ora
sono oggetto di contrapposizioni spesso anche aspre. La questione di
fondo, però, è sempre economica e/o di spessore culturale della
comunità che lo ha prodotto.
In
Italia la decisione di mantenere attraverso il restauro i centri
storici è stata una scelta sofferta. Non sempre e non tutti i
territori hanno optato per un'integra conservazione. Eppure,
l'opzione verso i beni culturali come risorsa, che qualcuno ha anche
chiamato "giacimenti culturali", per l'Italia e
principalmente per la Sicilia dovrebbe essere una scelta obbligata.
Peccato che Caltanissetta ha rinunciato da tempo a conservare la
dignità storica del suo centro città. Ha permesso di operare con
leggerezza abbattimenti e trasformazioni di testimonianze storiche e
di converso ha consentito inclusioni di manufatti anonimi nel cuore
della città, quando non lasciata crollare pezzo per pezzo. Ora con
la "minaccia" dei crolli sempre più frequenti,
dell'igienicità e della sicurezza che ne derivano, si è costruita
una “carta del rischio”, si coinvolge la Protezione civile e
l'emergenza diventa così una “strategia” per intervenire senza
ulteriori “ostacoli”. Mi chiedo e chiedo se molto prima era
possibile, a norma di legge, impedire che si arrivasse ai crolli.
Ora
si sa che a breve si avvieranno i primi lavori di “recupero”,
condotti in sinergia da IACP e Comune, relativamente poca cosa
rispetto allo stock edilizio da recuperare e alla domanda di alloggi
della città mai quantificata. Ma si teme però, che l'intervento
proposto, soprattutto avvii una politica di trasformazione che possa
compromettere la riconoscibilità del centro storico.

Suscita
incredulità l'intimidazione fatta verso chi per senso civico prova
a dire la sua per temi che riguardano la cosa pubblica. Penso che
con tali risposte venga mortificata la partecipazione e non capisco
quale offesa di “lesa maestà” possa avere potuto provocare il
documento presentato da ambientalisti e professionisti.
Penso
che la sovranità popolare dovrebbe avere l'ultima parola specie
quando si tratta di scelte che si trasferiranno ai posteri.
Trasparenza e partecipazione, rifacendomi alla prolusione, sono anche
queste due parole ma che stavolta, però, evocano concetti di
comportamento che in democrazia dovrebbe essere patrimonio di tutti,
specie per gli amministratori. Per amministrare bene, lo ricordo per
me stesso, non basta adempiere ai doveri di legge, occorre anche fare
in modo che la democrazia sia alla portata di tutti. E forse, i
problemi della città troveranno una soluzione più condivisa, e non
solo di “palazzo”.
Giuseppe
Cancemi
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