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mercoledì 15 ottobre 2014

PRG BELLUNO

Urbanistica contrattata o furbata per fare cassa?

Con l'annuncio di stampa di qualche giorno fa, la Giunta Massaro, riscopre come processo evolutivo di un già vantato “programma costruttivo” per Col Cavalier, già foriero di nuovi volumi sul territorio, una nuova urbanistica contrattata (sic!) che richiama alla memoria l'imprenditore Berlusconi con le Milano 1 e 2. Una sorta di permuta già nota, apparentemente vantaggiosa per la comunità ma segno che ancora una volta il potere pubblico è favorevole a derogare sul rigore nel governo del territorio.
In effetti l'operazione, con una annunciata modificazione degli indici di edificabilità al Master plan di Cavarzano, intenderebbe spostare una certa quantità di volume edificabile facendolo “saltare” da un posto all'altro in cambio di cosiddette “opere di compensazione”, insomma, senza mezzi termini si vuole ulteriormente raschiare il fondo del barile. Si vogliono “smerciare” i vincoli scaduti di volume progettato per uso pubblico contro vil moneta. In termini molto più crudi, s'intende far ancora cassa a tutti i costi e in tutti i modi. Mi chiedo se quelle aree per opere pubbliche già titolate ora diventate (ritenute) “bianche” appartengono a calcolati rapporti tra standard residenziali e popolazione, o sopravanzano così perché i progettisti li hanno messi lì tanto per gradire, per impedire qua e là che i privati edificassero. Il dibattito urbanistico che non si è mai arreso alla cultura della speculazione edilizia, dilagante - fino a compromettere sempre più il territorio nella sua intrinseca fragilità geomorfologica - si ritrova ancora una volta a subire un arretramento, grazie ad una studiata furbata con la trovata del baratto. Tutto a posto con leggi, regolamenti, e cavilli vari ma come la mettiamo con una realtà fisica che impone sempre più attenzione per una urbanizzazione che sommata ad altra preesistente aumenta il rischio di frane alluvioni e disastri cosiddetti naturali ma che naturali poi non sono. Sa il Comune qual è il bisogno di nuove abitazioni o di nuovi volumi per il commercio e le attività economiche? Ha ipotizzato una qualche previsione di crescita socio-economica alla luce di una evolvente dinamica della popolazione, delle forze lavoro, dei settori economici, dei bisogni per fasce d'età al fine inquadrare e giustificare queste eventuali prefigurate domande di nuova edilizia su aree inedificate? Si è sicuri che le aree per le quali si vuole rinunciare al reitero del vincolo per opere pubbliche (già titolate) non sia più necessario? E le aree “sottratte” a Cavarzano non genereranno un qualche inevitabile contenzioso?
Sembra veramente molto riduttivo, mi perdonino Sindaco e Assessore, e quasi offensivo verso un dibattito sulla governace del territorio, lungo credo di decenni, liquidare in poche informazioni giornalistiche, un serio argomento che investe tutto l'assetto urbanistico della città di Belluno.
Soffermarsi su “incassi” per la vendita di volumetria traslata da altre aree, sia pure in cambio di opere pubbliche vagamente citate nel pezzo giornalistico, sembra quasi voler porre più un accento sull'aspetto economicistico che non sul volere agire con questa operazione “baratto”, in concorso con altre azioni, ad una risistemazione del più complessivo sistema città. L'operazione vendite, non sembra volere affrontare quella gestione urbanistica che proprio per salvaguardare e proteggere il territorio ha bisogno di un governo dei processi a prevalenza pubblica, senza deroghe o cedimenti alle privatizzazioni. Invece appare debole e deludente e di “scopo” l'annunciata speciosa permuta volumetrica. Richiama quasi l'idea immaginaria di un commercio da banchetto, dove le aree, prima riservate ad opere pubbliche, prossimamente, verranno vendute e/o “barattate” come ultimi “scampoli in liquidazione”.
Voglio ancora ricordare che il territorio, visto il repentino mutamento della meteorologia, di queste scelte solo economicistiche potrebbe in un futuro non più remoto pagarne le conseguenze. Riflettiamo... gente. Attenzione!

Giuseppe Cancemi


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Il testo giornalistico di riferimento...

BELLUNO. Le “aree bianche” diventano edificabili. Ma solo su richiesta del proprietario del terreno e sulla base di precisi paletti, che la giunta ha messo per evitare che in zone di pregio sorgano palazzine ingombranti. Inoltre, la volumetria che sarà sviluppata nelle aree bianche sarà “sottratta” a Cavarzano, nella zona destinata allo sviluppo del Master plan. In questo modo non aumenterà la cubatura prevista dal piano regolatore in vigore.
L'assessore Franco Frison sta lavorando da mesi a questo piano e nel prossimo consiglio comunale (e prima in commissione urbanistica) si discuterà della quantificazione economica di questi spazi. Le zone bianche sono aree del territorio comunale sul quale il Comune pensava di realizzare opere pubbliche (parcheggi, per esempio, ma anche piste ciclabili o parchi) e per questo, anni fa, vi ha messo un vincolo. Ai primi cinque anni ne sono seguiti altrettanti, poi la legge, con una sentenza della Corte Costituzionale, ha fatto decadere quei vincoli e le aree sono diventate “bianche”, cioè «prive di una pianificazione urbanistica», spiega l'assessore Frison. Ma sono anche bloccate, cioè il proprietario non le può usare. «Abbiamo alcune richieste da sistemare, per questo dobbiamo arrivare a una quantificazione economica, al metro cubo, di questi spazi».
In pratica, il proprietario del terreno “area bianca” che volesse costruirvi una casa, dovrà pagare una certa cifra al Comune (da stabilire). Solo chi presenterà apposita istanza avrà il terreno edificabile a disposizione, gli altri rimarranno come sono. Da un lato, dunque, ci sarà anche chi avrà un evidente beneficio, perché magari quel terreno 10 anni fa era agricolo e ora può diventare edificabile, ma anche il Comune avrà il suo vantaggio, economico. «In questo modo si trova un equilibrio fra due interessi», precisa il sindaco, Jacopo Massaro. «Quello del privato, che per anni ha avuto un vincolo su un terreno di sua proprietà, ma anche quello pubblico, sia perché è prevista una cifra per l'acquisto della volumetria, sia perché abbiamo posto precisi paletti all'edificazione».
L'acquisto di volumetria, infatti, sarà possibile solo in determinate zone, «ovvero in contesti già urbanizzati» e anche i metri cubi saranno limitati per evitare di veder sorgere condomini dove oggi ci sono prati.
Sono un centinaio le aree bianche in comune; per consentirne l’edificazione sarà tolta volumetria a Cavarzano, nell'ampia area dove da anni si parla del Master plan. Un bilanciamento per mantenere la stessa volumetria prevista nel Prg: «Avevamo la necessità di risolvere aspettative legittime di alcuni cittadini (una decina)», continua Frison.
I soldi che il Comune incasserà per la “vendita” della volumetria serviranno per fare qualche opera pubblica, come parcheggi e ciclabili: «È lo stesso lavoro», conclude Massaro, «che stiamo facendo con i Suap (via Agordo e la Carpenada per esempio): quando un privato ci chiede una variante al Prg, noi chiediamo opere di compensazione a beneficio della comunità. Con le aree bianche succederà lo stesso».
di Alessia Forzin
Corriere delle Alpi del 10 ottobre 2014