Urbanistica contrattata o furbata per fare cassa?
Con l'annuncio di
stampa di qualche giorno fa, la Giunta Massaro, riscopre come
processo evolutivo di un già vantato “programma costruttivo”
per Col Cavalier, già foriero di nuovi volumi sul territorio, una nuova urbanistica contrattata (sic!) che richiama alla memoria
l'imprenditore Berlusconi con le Milano 1 e 2. Una sorta di permuta
già nota, apparentemente vantaggiosa per la comunità ma segno che
ancora una volta il potere pubblico è favorevole a derogare sul
rigore nel governo del territorio.
In effetti
l'operazione, con una annunciata modificazione degli indici di
edificabilità al Master plan di Cavarzano, intenderebbe spostare una
certa quantità di volume edificabile facendolo “saltare” da un
posto all'altro in cambio di cosiddette “opere di compensazione”,
insomma, senza mezzi termini si vuole ulteriormente raschiare il
fondo del barile. Si vogliono “smerciare” i vincoli scaduti di
volume progettato per uso pubblico contro vil moneta. In termini
molto più crudi, s'intende far ancora cassa a tutti i costi e in
tutti i modi. Mi chiedo se quelle aree per opere pubbliche già
titolate ora diventate (ritenute) “bianche” appartengono a
calcolati rapporti tra standard residenziali e popolazione, o
sopravanzano così perché i progettisti li hanno messi lì tanto per
gradire, per impedire qua e là che i privati edificassero. Il
dibattito urbanistico che non si è mai arreso alla cultura della
speculazione edilizia, dilagante - fino a compromettere sempre più
il territorio nella sua intrinseca fragilità geomorfologica - si
ritrova ancora una volta a subire un arretramento, grazie ad una
studiata furbata con la trovata del baratto. Tutto a posto con leggi,
regolamenti, e cavilli vari ma come la mettiamo con una realtà
fisica che impone sempre più attenzione per una urbanizzazione che
sommata ad altra preesistente aumenta il rischio di frane alluvioni e
disastri cosiddetti naturali ma che naturali poi non sono. Sa il
Comune qual è il bisogno di nuove abitazioni o di nuovi volumi per
il commercio e le attività economiche? Ha ipotizzato una qualche
previsione di crescita socio-economica alla luce di una evolvente
dinamica della popolazione, delle forze lavoro, dei settori
economici, dei bisogni per fasce d'età al fine inquadrare e
giustificare queste eventuali prefigurate domande di nuova edilizia
su aree inedificate? Si è sicuri che le aree per le quali si vuole
rinunciare al reitero del vincolo per opere pubbliche (già titolate)
non sia più necessario? E le aree “sottratte” a Cavarzano non
genereranno un qualche inevitabile contenzioso?
Sembra veramente
molto riduttivo, mi perdonino Sindaco e Assessore, e quasi offensivo
verso un dibattito sulla governace del territorio, lungo credo
di decenni, liquidare in poche informazioni giornalistiche, un serio
argomento che investe tutto l'assetto urbanistico della città di
Belluno.
Soffermarsi su
“incassi” per la vendita di volumetria traslata da altre aree,
sia pure in cambio di opere pubbliche vagamente citate nel pezzo
giornalistico, sembra quasi voler porre più un accento sull'aspetto
economicistico che non sul volere agire con questa operazione
“baratto”, in concorso con altre azioni, ad una risistemazione
del più complessivo sistema città. L'operazione vendite, non sembra
volere affrontare quella gestione urbanistica che proprio per
salvaguardare e proteggere il territorio ha bisogno di un governo dei
processi a prevalenza pubblica, senza deroghe o cedimenti alle
privatizzazioni. Invece appare debole e deludente e di “scopo”
l'annunciata speciosa permuta volumetrica. Richiama quasi l'idea
immaginaria di un commercio da banchetto, dove le aree, prima
riservate ad opere pubbliche, prossimamente, verranno vendute e/o
“barattate” come ultimi “scampoli in liquidazione”.
Voglio ancora
ricordare che il territorio, visto il repentino mutamento della
meteorologia, di queste scelte solo economicistiche potrebbe in un
futuro non più remoto pagarne le conseguenze. Riflettiamo... gente. Attenzione!
Giuseppe Cancemi
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Il testo giornalistico di riferimento...
BELLUNO.
Le “aree bianche” diventano edificabili. Ma solo su richiesta del
proprietario del terreno e sulla base di precisi paletti, che la
giunta ha messo per evitare che in zone di pregio sorgano palazzine
ingombranti. Inoltre, la volumetria che sarà sviluppata nelle aree
bianche sarà “sottratta” a Cavarzano, nella zona destinata allo
sviluppo del Master plan. In questo modo non aumenterà la cubatura
prevista dal piano regolatore in vigore.
L'assessore
Franco Frison sta lavorando da mesi a questo piano e nel prossimo
consiglio comunale (e prima in commissione urbanistica) si discuterà
della quantificazione economica di questi spazi. Le zone bianche sono
aree del territorio comunale sul quale il Comune pensava di
realizzare opere pubbliche (parcheggi, per esempio, ma anche piste
ciclabili o parchi) e per questo, anni fa, vi ha messo un vincolo. Ai
primi cinque anni ne sono seguiti altrettanti, poi la legge, con una
sentenza della Corte Costituzionale, ha fatto decadere quei vincoli e
le aree sono diventate “bianche”, cioè «prive di una
pianificazione urbanistica», spiega l'assessore Frison. Ma sono
anche bloccate, cioè il proprietario non le può usare. «Abbiamo
alcune richieste da sistemare, per questo dobbiamo arrivare a una
quantificazione economica, al metro cubo, di questi spazi».
In
pratica, il proprietario del terreno “area bianca” che volesse
costruirvi una casa, dovrà pagare una certa cifra al Comune (da
stabilire). Solo chi presenterà apposita istanza avrà il terreno
edificabile a disposizione, gli altri rimarranno come sono. Da un
lato, dunque, ci sarà anche chi avrà un evidente beneficio, perché
magari quel terreno 10 anni fa era agricolo e ora può diventare
edificabile, ma anche il Comune avrà il suo vantaggio, economico.
«In questo modo si trova un equilibrio fra due interessi», precisa
il sindaco, Jacopo Massaro. «Quello del privato, che per anni ha
avuto un vincolo su un terreno di sua proprietà, ma anche quello
pubblico, sia perché è prevista una cifra per l'acquisto della
volumetria, sia perché abbiamo posto precisi paletti
all'edificazione».
L'acquisto
di volumetria, infatti, sarà possibile solo in determinate zone,
«ovvero in contesti già urbanizzati» e anche i metri cubi saranno
limitati per evitare di veder sorgere condomini dove oggi ci sono
prati.
Sono
un centinaio le aree bianche in comune; per consentirne
l’edificazione sarà tolta volumetria a Cavarzano, nell'ampia area
dove da anni si parla del Master plan. Un bilanciamento per mantenere
la stessa volumetria prevista nel Prg: «Avevamo la necessità di
risolvere aspettative legittime di alcuni cittadini (una decina)»,
continua Frison.
I
soldi che il Comune incasserà per la “vendita” della volumetria
serviranno per fare qualche opera pubblica, come parcheggi e
ciclabili: «È lo stesso lavoro», conclude Massaro, «che stiamo
facendo con i Suap (via Agordo e la Carpenada per esempio): quando un
privato ci chiede una variante al Prg, noi chiediamo opere di
compensazione a beneficio della comunità. Con le aree bianche
succederà lo stesso».
di
Alessia Forzin
Corriere delle
Alpi del 10
ottobre 2014