Aggiungi...


Condividi questo articolo

domenica 18 aprile 2021

VIA DANTE E' MEGLIO LASCIARLA COM'E'

 


Il piazzale della stazione ferroviaria ha una sua immagine storica che rischia di essere cancellata

Con lo spirito di rinnovo (sic!) che contraddistingue la città di Belluno, poco tempo fa è stato annunciato che la città avrà prossimamente una via Dante più larga.

La città legale (Provincia e Comune) in accordo con Dolomitibus intende modificare l'originario progetto relativo alla stazione ferroviaria, ne “i dettagli del progetto di rigenerazione urbana che interesserà il piazzale della stazione. Ma neanche a dirlo, sappiamo che anche in questo caso come tanti altri, anche in questa parte della città alcuni alberi cadranno.




Da qualcosa come da quattro lustri ad oggi, Belluno sembra seguire una tendenza. Ma più evidentemente una controtendenza al Green Deal europeo.

Disfa in città l’assetto materiale esistente, con tutta la sua logica sistemica assestata nel corso degli anni per, eufemisticamente,rigenerare” un qualcosa che rientra in un discutibile Progetto Belluno. Quello che fa più inquietare i cittadini, in queste trasformazioni è la restituzione di questi frammenti di ambiente urbano, sempre più priva degli alberi preesistenti. Una assurdità, che collide con la politica europea, orientata verso un uso efficiente delle risorse, mediante un'economia pulita e circolare.

Il Progetto Belluno, per capire, merita una qualche nota. Nel suo insieme, si presenta come si direbbe in chimica, più un miscuglio che non una combinazione. Tanti sottoprogetti che non dialogano perché più fine a se stessi che non parti dell’insieme sistema città.

Il progetto del piazzale della stazione che comprende anche la via Dante, è l’esempio classico di un intervento che poteva rappresentare un’opportunità. Bastava saper cogliere quel nesso che lo lega ad una visione integrata tra il vicino parco, il Metropolis, la ex caserma militare e la scuola “Gabelli”. Un unicum, con valenza nazionale dove potere ospitare, formare e aggiornare, periodicamente in ambito delle scienze dell’educazione, un laboratorio per i docenti di tutta Italia. Invece, ecco un progetto di corto respiro che affastella quattro carabattole, tra arredi urbani da alienare e sostituire, pensiline e delineatori di corsia e altre modifiche riservate ai bus, con spazi recuperati nelle vie adiacenti alla piazza della stazione e una segnaletica orizzontale rinnovata che completerà la tanta, ma tanta, “rigenerazione” (sic!).



E come se non bastasse, ecco che la Dolomitibus con un recente atto: Accordo di programma” assieme alla Provincia presenta con una integrazione di programma che modifica l’area Metropolis e alcune adiacenti strade.

U annuncio ultim’ora di stampa, che con una “...via Dante più largadel progetto Stazione ferroviaria pone, la classica ciliegina sulla torta. Per la cronaca, una via lunga poco più di 100 passi e larga 50 che perderà alcuni alberi, in compenso sarà complementare ad un’autostazione per pullman più che invasiva.

Qualcuno degli addetti, per questa recente nuova integrazione del progetto, si è compiaciuto ritenendo che la:riqualificazione dell'area della stazione servirà a garantire maggiore sicurezza”. Al contrario, dei pochi cittadini, che vedendo qualche tavola di progetto e l’ultimo allegato che intende sacrificare alcuni alberi, hanno già detto che quel piazzale e i suoi dintorni sarebbe meglio lasciarlo comè.

Non ci vuole molto, comunque, per capire che al centro del progetto non c’è l’uomo ma il singolo interesse su come sistemare i mezzi di trasporto su gomma e la sua stretta attività. Viene quasi ignorato il trasporto ferroviario principale stanziale di quel luogo, che con i suoi servizi telematici ristrutturati, da tempo dispone di locali oggi ad uso anche per altre attività.

Le stesse tavole planimetriche, che indicano la prima e l’ultima sistemazione nella divisione di aree per stazionamento e viabilità differiscono, non poco, anche nei colori. Nella prima, una parvenza di spazi verdi esiste, mentre nella stesura finale di cui parliamo, domina il rosso delle linee e il grigio degli spazi riservati ai mezzi circolanti. A parte il contenuto tecnico è anche chiara nei colori la rappresentazione valoriale.

Per l’accoglienza dei passeggeri e il loro stazionamento, non risulta alcuna attenzione o menzione.

Sono ignorati anche, servizi igienici, stalli per portatori di handicap nonché abbattimento delle barriere architettoniche per il transito. Per non parlare dei percorsi di un qualsiasi comune cittadino che deve raggiungere il mezzo gommato. Le zone pedonali di attraversamento non mostrano una continuità. Si ignorano i percorsi pedonali svincolati dalla via carreggiabile e di schermatura delle siepi, aiuole spartitraffico e alberature che migliorano la qualità ambientale non se ne parla nemmeno. Insomma chi dovrà raggiungere il suo mezzo di trasporto, dovrà fare parecchi slalom attraverso il traffico, anche se con strisce pedonali. Ecco svelato perché anche il taglio di pochi alberi si può fare a cuor leggero.

Insomma il progetto di un nodo fondamentale di scambio intermodale trasportistico è svilito a luogo dove allocare dei pullman. Come se dovessero dimorare tutti negli stalli previsti giorno e notte. Questo per la sola parte materiale. L’immateriale che avrebbe dovuto ispirare il progetto è ancora peggio. Non esiste un’analisi dei flussi e della domanda di spostamento di persone e cose in tutte le sue forme: per lavoro, studio, consegna di merci, etc.

Tutto qui!

Ma penso che su questo poco bisognerà riflettere, in vista delle prossime elezioni che incalzano.

Giuseppe Cancemi