ENNESIMO STUDIO PER IL RECUPERO DEL CENTRO STORICO
Leggo,
non senza un apprezzamento per la volontà della Giunta Ruvolo, che
si sta per riprendere un nuovo corso, per il recupero del centro
storico di Caltanissetta. Per questa attenzione che spero sia
l'ultima, forse, per mia scarsa informazione, nutro, non da solo,
qualche diffidenza e perplessità su un avvio che si annuncia, come
altri nel passato recente, ancora una volta solo ed esclusivamente
come espressione tecnica.. Forse però, questa volta si differenzia
per tipologia del soggetto incaricato: l'ateneo ennese. Viene
affidato lo studio, che vuole essere sperimentale, alla Facoltà di
Ingegneria e Architettura dell’Università degli Studi Kore di
Enna. Tale facoltà, incaricata della conduzione progettuale, ha
dichiarato di volere affrontare il suo compito con un laboratorio di
restauro, allo scopo di analizzare e classificare il tessuto
edilizio e le relative implicazioni che hanno stratificato il nucleo
storico di Caltanissetta. L'attività che detto corso si propone,
comprende una sinergia con il Sistema
Informativo Territoriale Regionale,
passando per quella che è oramai l'imprescindibile
georeferenziazione dei rilievi eseguiti. Nulla da eccepire, dunque,
in quanto il Sindaco Ruvolo sta mettendo in moto per fare uscire
dalla secca l'agognato avvio del recupero urbanistico in centro
storico. Come accennato, però, mi resta un qualche timore, e cioè
che si produca un grande progetto sotto il profilo accademico ma
senza avere sciolto alcun nodo (di attuazione politica) di natura
preliminare. Ciò posto, provo ad elencare brevemente quali sono le
mie preoccupazioni.
Come
primo elemento propedeutico, penso, e non da ora, che alla base di
qualcosa da realizzare per qualcuno, si deve sapere da dove iniziare
e per chi è, o chi sarà, quel qualcuno. In buona sostanza, quale
centro storico e per quale città nel suo complesso, e chi sono ora,
o chi saranno, gli abitanti nisseni da transitare nel futuro?
Secondo, la vastità del c. s. fa pensare ad una operazione di
recupero assai lunga nel tempo che impegna l'odierna generazione e,
senza tema di smentita, anche qualche altra ancora da venire. Terzo,
le risorse da utilizzare per il recupero oggi sono scarse e le
previsioni per il futuro non sono certo rosee. Quarto, attualmente le
aree del c. s. non sono appetibili per vari motivi, pregiudizi per
primi (i cittadini non graditi, da tempi remoti, sono sempre stati
confinati nelle stesse aree e, vedi caso, indovinate quali?). Ma gli
interrogativi non finiscono qui. Il c. s., anche se non intensamente
popolato, ha i suoi abitanti che non sono fantasmi e che nella
complessità del piano, vanno considerati ai fini di un inevitabile
trasferimento temporaneo (trasporto delle suppellettili, alloggio
provvisorio, etc.) quando saranno raggiunti dai lavori di recupero.
Eppoi, davvero si conoscono quali sono e saranno le dinamiche
anagrafiche, economiche e spaziali attuali e future?
Ecco,
credo che anche il migliore degli studi, se ancora una volta darà
tutto per scontato e non prenderà, quindi, in considerazione i
tratti socio-economici e spaziali di una comunità nei suoi bisogni
di risiedere, spostarsi, lavorare, etc., rischia di essere sì
un'ottima esercitazione accademica ma con effetti applicativi lontani
o estranei ai reali bisogni del contesto urbano.
Spero,
che riflettendo anche su queste brevi note, si possano prendere tutte
quelle misure che servono per una città, che va vista, letta e
progettata attraverso la sua complessità e interezza sistemica.
È convinzione, condivisibile, di J. J. Russeau che "la dove troviamo degli specialisti non troviamo dei cittadini". Si vuole che siano i politici e/o i tecnici a decidere, da soli, delle sorti di una città?
È convinzione, condivisibile, di J. J. Russeau che "la dove troviamo degli specialisti non troviamo dei cittadini". Si vuole che siano i politici e/o i tecnici a decidere, da soli, delle sorti di una città?
Buona
fortuna!