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sabato 22 dicembre 2012

USO DEL SUOLO: SOSTENIBILITA' E SVILUPPO


Prendiamo nota che Confindustria, Confartigianato, Confcommercio e Confcooperative, insomma il vertice  rappresentativo delle aziende che offrono gran parte del lavoro in Veneto, lanciano un messaggio di antispreco del territorio. La “sostenibilità” entra nel vocabolario di chi ha fatto fatica a riconoscere fino a poco tempo fa la necessità di regole limitative nell'uso delle risorse naturali come ambiente e territorio. La necessità di risposte adeguate ai problemi sistemici complessi, è passata da utopia per pochi eletti sensibili ai problemi ambientali (ambientalisti, sindacato, INU, ecc.)  alla dirigenza delle attività economiche, che abbondantemente partecipano e agiscono nella trasformazione del territorio.
La pagina a pagamento comprata per dire: “BASTA SPRECARE TERRITORIO!” a caratteri cubitali, pubblicata su un noto quotidiano, è un segnale forte che deve fare riflettere tutti proprio sull'uso di un bene finito qual è il territorio, nei suoi più significativi aspetti di patrimonio paesaggistico (art. 9 Cost.), e più in generale, sui consumi di aree agricole non più sostenibili a fronte di un necessario riuso razionale dell'abbondante stock edilizio (nei centri storici); dismissioni industriali/areali varie esistenti sul territorio e l'offerta di mercato di tecnologie volte al risparmio energetico.
L’occupazione del territorio delle città, ha avuto un suo momento di orgia espansiva che ha fatto pensare ad una illimitatezza del suolo, mentre si sa che il terreno è un bene che diventa sempre più scarso. Il risultato di un comportamento simile, ha penalizzato fortemente ogni aspetto del paesaggio naturale e antropico e quindi anche la qualità urbanistica ed edilizia. Sono stati fatti saltare tutti i rapporti di una equilibrata distribuzione nel territorio di spazi e volumi. Il ritmo accelerato di invasione dello spazio ceduto sempre più a nuovi volumi, è stato pervasivo nella cultura della privatizzazione anche di aree pubbliche, spacciando da sempre, erroneamente, l'idea che il “mattone” è l'unica economia trainante.
Pochi amministratori locali e meno ancora classi dirigenziali si sono accorti che la cultura e il made in Italy sono “le” risorse immediatamente spendibili, se sapremo preservare l'integrità del territorio.
La città di Belluno ha un suo essere virtuosa. La vivibilità, riconosciuta annualmente dai primi posti nella graduatoria nazionale, fa ben sperare anche in tempi di crisi, in una prosecuzione rapida verso la fine del tunnel della recessione. Non bisogna trascurare però, che la scommessa delle imprese economiche, attraverso la loro rappresentatività regionale, ha portato, come detto, alla ribalta un tema che merita un confronto con le “intenzioni” locali e degli interrogativi. Confindustria, confcommercio, etc. ma anche il sindacato  dei lavoratori che operano nel bellunese, vedono allo stesso modo il “risparmio” del territorio locale? Sono tutti disposti a connettersi con un processo virtuoso  di città intelligente che riorganizza, riusa, adotta tecnologie idonee per il risparmio idrico ed energetico, restaura ciclicamente lo stock edilizio? E l'Amministrazione comunale, ha o pensa di assecondare progetti (pubblici e privati) nel senso di ridurre gli sprechi, valorizzare l'esistente, manutenere il patrimonio pubblico in piena efficienza, fermare ogni prevista invasione del suolo agricolo da pre-progettate espansioni non necessarie?
Ecco,  penso che lo spunto dato a chiare lettere dai sindacati delle imprese, in questo caso da classi dirigenziali e non “corporazioni” come solitamente percepiti dall'immaginario collettivo, ci porti a riflettere veramente. Siamo al punto non più rinviabile che bisogna fare “squadra” tutti, per unire, sinergicamente, ogni sforzo nella direzione di una nuova coscienza e sensibilità verso una vera, e non a parole, “sostenibilità”, se vogliamo riavviare uno sviluppo consapevole.

Giuseppe Cancemi

Corriere delle Alpi - 6 gennaio 2013

SPRECO DEL TERRITORIO TEMA SU CUI RIFLETTERE