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martedì 7 marzo 2017

Belluno, clima e inquinamento. Le sfide per una nuova ecologia urbana.


PALAZZO ROSSO E LA PIOGGIA

Forse qualcuno, nella stanza dei bottoni di Palazzo Rosso, deve avere fatto la danza della pioggia perché a Belluno nei giorni scorsi finalmente è piovuto. Sì perché con l'acqua dal cielo di qualche giorno fa, la città sarà forse meno preoccupata per la siccità ma anche per l'inquinamento dato dalle polveri sottili (PM10, PM2,5) disperse nell'aria. 

Già qualche anno fa l'ennesimo allarme di una desertificazione che avanza, si era registrato anche nel piovoso Nord-est. Non possiamo continuare a far finta di niente se mettiamo in fila anche il ritiro dei ghiacciai dalle calotte polari, l'aumento della temperatura del globo terrestre e la diminuita copertura nevosa dell'arco alpino sotto casa nostra: sulla Marmolada e sul vicino Presena (nel Trentino). 



Non stiamo neppure bene, se volgiamo la nostra attenzione alla qualità dell'aria. L'inquinamento dell'atmosfera non ci lascia tranquilli. Nello scorrere di questi due mesi del 2017, ad oggi, si sono registrati 12 giorni di superamento dei limiti di legge (50ug/mc) delle particelle sospese, per un tetto massimo di 35 "sforamenti" in un anno. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), stabilendo un numero limite non valicabile (standard) di esposizione di un organismo o di una popolazione ad uno o più inquinanti, non a caso fissa uno standard, superato il quale si entra nel rischio, che in termini di probabilità, vuol dire l'emergere di eventi indesiderati contrari alla salute.
L'interessante novità dell'ARPAV, che diffonde in tempo reale attraverso i cellulari con apposita "App"  i dati del Veneto, Belluno compresa, su concentrazione e limiti di esposizione agli inquinanti,  è un buon segnale di trasparenza. Ci indica cioè, giornalmente, quanto alta o bassa sia l'incidenza del rischio da inquinamento atmosferico con due parametri: PM10 e Ozono (O3). Meno comprensibile appare invece il risalto  di rischio riferito ai soli  “Dati validati” effettuati dalla centralina localizzata in area verde (Parco Città di Bologna) e trattando a parte i dati, forse più significativi, della postazione in località "La Cerva".
Sarà un monitoraggio mostrato ai cittadini idoneo e sufficiente?
Correttamente comunque, l'applicazione per gli smartphone citata, non si limita soltanto a mostrare i valori di  PM10 e Ozono ma mostra anche in altra schermata tutti e cinque i parametri (NO2, O3, CO, SO2 e PM10 ) previsti dalla legge.
Ma non viene in ogni caso spontaneo all'uomo della strada, porsi qualche interrogativo tipo: basta misurare la “febbre” e mostrare i suoi valori pubblicamente, o bisogna anche prevenire per evitare che tale avviso di anomalia insorga?

Per la siccità, nonostante i ripetuti segnali negli anni, che sono diventati una costante quasi minacciosa, nulla sembra muoversi. A parte la chiusura delle acque nelle fontane cittadine nei momenti di crisi. Nessuna percepibile presa d'atto, nessun provvedimento coinvolgente che, nel solco di un esempio, di un indirizzo possa far convergere i cittadini verso una responsabilità collettiva.
 Eppure, alcune abitudini come stile di vita che contemplino il  risparmio idrico e/o quello energetico non sono difficili da conseguire.
Una scelta urbanistica prevalentemente orientata al ciclico recupero dello stock edilizio esistente - complessi meglio organizzati in senso energetico con fonti rinnovabili pulite, riciclo delle acque grigie e recupero delle acque pluviali – potrebbe essere una delle risposte di miglior contrasto alle crisi che stiamo vivendo. Un modello anche per le future costruzioni, che nel quadro di un mantenimento il più a lungo possibile di tutte le acque sulla terra ferma e una bolletta elettrica più leggera, può divenire il faro di una sostenibilità possibile.
Ricordo che qualche anno fa, Belluno con il pacchetto "Clima Energia 20, 20, 20" mi era apparsa come una città virtuosa. Rientrava tra quelle che avevano firmato l'impegno comunitario europeo che si proponeva, mediante mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, una riduzione delle emissioni di gas clima-alteranti.
Oggi, con qualche delusione in più mi verrebbe da chiedere: che fine ha fatto questo  "Patto dei sindaci" detto anche "Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile"?  
Per concludere, siccità e inquinamento non sono fatti nuovi. Il nesso, la frequenza e il potenziamento tra queste avversità che interagiscono anche nelle micro-aree come Belluno, non possiamo continuare ad ignorarle. Forse, un uso diverso nella consapevolezza delle risorse, della mobilità, dell'energia e una rinnovata responsabilità collettiva, sono diventati atteggiamenti non più rinviabili.
Insomma, non abbiamo più bisogno di altri segnali dall'ambiente che ci “sollecitino” una diversa rotta del comune vivere associato. E' tempo oramai di  provare ad inventarsi una nuova "rivoluzione copernicana" nei comportamenti elementari di tutti i giorni,  per provare a conseguire risultati più incisivi, verso una ecologia urbana maggiormente consapevole.

Giuseppe Cancemi