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martedì 30 agosto 2011

Miracolo a Caltanissetta!



Istituito un Centro di Emodinamica


Vivo da anni fuori da Caltanissetta e quando ritorno mi informo sulle novità di questa città. Quest’anno ho avuto la buona nuova che l’Ospedale “Sant’Elia” ha per l’emergenza coronarica un Centro di Emodinamica.
Questo Centro (hub) è  in rete con altri presidi sanitari territoriali che fungono da spoke a Nord e Sud del territorio nisseno e con l’ennese.  La forte aspirazione del primario di quel reparto ha trovato soluzione e adesso nei casi di una insorgente sindrome coronarica acuta la popolazione del centro Sicilia potrà avere tempi più brevi per una coronarografia e suo relativo intervento terapeutico, precoci.
“La rete cuore”, così la chiama l’Azienda Sanitaria Provinciale di Caltanissetta, è un segno di progresso civile che i territori ennese e nisseno aspettano da molti anni. Ad onor del vero, già da tempo, e lo dico per esperienza personale di familiare di degente,  l’Ospedale “Sant’Elia” con il reparto di Cardiologia poteva vantarsi di una eccellenza del servizio.
Mosso da queste mie considerazioni,  ho cercato di ritrovare, tra le pagine internet  la via informatica alla fruizione del servizio cardiologico ospedaliero, ed ho potuto riscontrare che al sito: www.asp.cl.it  un documento a disposizione di tutti, che illustra i rapporti  di rete interospedaliera tra le aree provinciali di Enna e Caltanissetta, ai fini del  trattamento delle emergenze coronariche e le relative linee guida di accesso all’Emodinamica del  Sant’Elia. Il documento molto tecnico ma comprensibile anche al profano come me, bene illustra le motivazioni di fondo per una scelta di ampliare verso il centro Sicilia la risposta sanitaria alla Sindrome Coronarica Acuta, volgarmente riconducibile alla temuta parola: “infarto del miocardio”.  Nella parte che viene descritta l’organizzazione della rete ospedaliera che insiste sul territorio presidiato, trovo che il distretto interprovinciale ritagliato per scopi sanitari attorno al Sant’Elia, appare limitato dal condizionamento degli ambiti amministrativi  provinciali preesistenti.
Forse una rappresentazione per isocrone, fatta per evidenziare i tempi di percorrenza  tra nodi collegati (spoke) e centro con emodinamica (hub)  su base cartografica, avrebbe più opportunamente fatto risaltare l’area da servire che potrebbe meglio risultare ridisegnata.
La rete telefonica, mi è parso di capire, è il sistema per sintonizzare gli spostamenti dei pazienti da (spoke) e verso (hub) e il mezzo vocale il veicolo dell’informazione. Si suppone che le informazioni per immagini e cartacee dovranno viaggiare per altra via: fax e/o computer. Qui sommessamente vorrei suggerire agli estensori dell’ampio e ben espresso documento, se non previsto, di elaborare una formalizzazione di archiviazione e trasferimento delle informazioni, relative al singolo paziente, con standard che riducano al minimo la discrezionalità individuale (se possibile nessuna) e la richiesta al paziente per ogni accoglienza tipo: come si chiama? …. Ecc.
 L’archivio dove impostare la cartella individuale del paziente, infine, potrebbe e dovrebbe risiedere in un host remoto accessibile con password (ovviamente) agli addetti, da ogni luogo. Una sorta di archiviazione alla maniera Apple con la “nuvola” per i suoi Iphone, Ipad, ecc..
Terminando, mi permetto di rilevare che trovo alquanto inusuale che l’Ospedale “Sant’Elia” non pubblichi in internet indirizzi di posta elettronica per sede di lavoro del personale ospedaliero e che non si accorge di un refuso, durato a lungo in Home page e link, della dicitura: "Presidio Sanitario di S. Delia" modificato di recente per mia segnalazione.


Pensieri modesti... in pillole


TERRITORIO
 E… come ecologia, economia

Pianificare lo sviluppo di un territorio in maniera ecologica, prioritariamente,  significa analizzare e inventariare tutte le risorse  locali naturali come base di conoscenza, per impostare una programmazione finalizzata allo sviluppo sociale ed economico della comunità  che sia sostenibile, oltre che a dimostrarne la fattibilità e la sua convenienza economica. L’impostazione dello studio in senso ecologico  principalmente sarà rivolto a tutte quelle risorse, intese come “capitale fisso”, rappresentate dalla naturalità delle molte zone extraurbane di un  territorio, solitamente incolte. Ritenute improduttive nell'accezione più diffusa, perché non ad uso agricolo e dunque senza valore. 

"U Cannuni" - Mazzarino(CL)
Una pianificazione ecologica territoriale è fondamentale nella ricerca di soluzioni tecnico-organizzative, che non siano fine a se stesse, per poter valutare  i  costi/benefici che gli obiettivi legati allo sviluppo socio-economico, pongono.
La  metodologia di analizzare e  inventariare per conoscere ed operare,  muoverà  dai fattori fisici ed antropici che hanno modificato e continuano a modificare il territorio, per comprenderne l’attuale  uso  ed interpretarne le tendenze in  atto,  al fine di suggerire attraverso quali direttrici sono possibili  sbocchi, per una diversa programmazione economica che consenta un processo  di sviluppo - a partire dalle risorse proprie del territorio - innanzitutto sostenibile.
La pianificazione ecologica, non rappresenta una pianificazione alternativa o sostitutiva di quella tradizionale, ma si  configura,  piuttosto, come strumento integrativo che incrocia le sue applicazioni con quelle urbanistiche o comunque territoriali tradizionali.
 Nella pianificazione classica di livello comunale, per un fatto culturale e tradizionale, ci si orienta per una  ricerca di  migliore organizzazione sociale, attraverso opzioni in funzione del territorio, ma solo proponendo scelte statiche e apponendo vincoli. Per le aree non urbane, più specificamente, ci si limita ad assegnare solo ruoli e ancora vincoli senza alcuna propositività.  
A differenza delle varie consolidate pianificazioni che si conoscono, la pianificazione ecologica, invece, rappresenta  un approccio metodologico che si serve di informazioni biofisiche e socioculturali allo scopo di mettere in evidenza le emergenze coniugabili con le opportunità culturali ed economiche, con attenzione massima ai  profili  di vulnerabilità e alle soglie che si impongono nell'assunzione di  scelte nell’uso del bene che  ha  un rilevante interesse naturalistico  (in  cui vengono evidenziati: paesaggio, presenze botaniche e faunistiche, geologiche ecc.). 

Gli obiettivi che la pianificazione ecologica si propone, sono conformi alla cultura della sostenibilità che si  ispira  ai contenuti della Direttiva Comunitaria Habitat 92/43 CEE, la quale pone  sotto  i  riflettori  la
conoscenza degli ambiti naturali,  per morfologia, flora  e  fauna,  al fine di annoverarli come elementi di bio-ricchezza, per diversità, da mantenere, utili per il sapere, il tempo libero, la cultura. 

La pianificazione concepita come  processo  dinamico, di indirizzo all’uso del suolo attraverso la programmazione economica,  ha il fine di individuare elementi territoriali non come ambiti fisici cui direzionare gli interventi, ma piuttosto come elementi di riferimento, intorno ai quali costruire programmi e azioni per uno sviluppo durevole e diffuso.

 

domenica 21 agosto 2011

Duomo di Monreale: La nuova illuminazione

Progettare la luce per un Bene Culturale

Nella qualità di ex presidente provinciale a Caltanissetta di Italia Nostra, mi permetto di esprimere un mio sommesso e modesto parere sulla realizzazione dell'illuminazione del Duomo di Monreale.
Chi ha un minimo di dimestichezza con la fotografia sa che l'immagine che si forma sulla pellicola rivestita dall'emulsione con alogenuri di argento o sul sensore della camera fotografica e' dovuta alla riflessione della luce che investe l'oggetto da riprendere. Il raggio di luce incidente in funzione dei gradi Kelvin, da cui dipendono sensibilità e colore, produce quell'immagine finale cromatica la quale, in funzione dei fotoni captati, può essere ottenuta per via naturale o artificiale. Quest'ultima nel nostro caso e' quella che piu' ci riguarda perché complementare, suppletiva o alternativa a quella naturale non sempre disponibile.
L'occhio umano non e' quello fotografico. Non essendo uno strumento tecnologico freddo, la percezione visiva di un oggetto illuminato viene influenzata dalla cultura dell'osservatore, dall'esperienza da esso accumulata, dalla sensibilità individuale, ecc.. Insomma chi si accinge a illuminare un monumento dal "peso" del Duomo di Monreale deve fare i "conti", come si intuisce, con molte cose. Il percorso delle linee elettriche, i punti illuminanti. (per numero e collocazione) la gestione dell'intero impianto. Non ultima la certezza che l'irraggiamento anche termico con fonte artificiale non provochi alterazioni permanenti ai materiali di cui sono costituiti i mosaici e tutto il resto.
Un sistema di luci artificiali che si riflette sulle superfici di un luogo liturgico, di così grande valenza storico-artistica, non incontra dai piu' una diversa attesa di una comune illuminazione. Per i profani riveste uno scontato ruolo funzionale, solitamente percepito come luogo illuminato piu' o meno o con un giudizio superficiale di bello/brutto. Così invece non e', e nel nostro caso leggendo nella progettazione gli aspetti analizzati e i risultati raggiunti si capisce come l'illuminazione realizzata rappresenti un moderno completamento che valorizza il monumento e soddisfa il fruitore dei beni culturali ecclesiastici. Grazie all'ingegno e alle moderne tecnologie, nell'insieme, l'illuminazione diventa elemento di arricchimento percettivo che aggiunge alla grande opera architettonica un valore estetico e cromatico di risalto, riconducibile alla definizione economica di: "valore aggiunto" o piu' specificatamente d'effetto, nella accezione tecnica riferita alla qualita' della luce, programmata e non empirica, in uso per i monumenti. Insomma, un appeal estetico che non guasta.