TERRITORIO
E… come ecologia, economia
Pianificare lo sviluppo di un territorio in maniera ecologica, prioritariamente, significa analizzare e inventariare tutte le risorse locali naturali come base di conoscenza, per impostare una programmazione finalizzata allo sviluppo sociale ed economico della comunità che sia sostenibile, oltre che a dimostrarne la fattibilità e la sua convenienza economica. L’impostazione dello studio in senso ecologico principalmente sarà rivolto a tutte quelle risorse, intese come “capitale fisso”, rappresentate dalla naturalità delle molte zone extraurbane di un territorio, solitamente incolte. Ritenute improduttive nell'accezione più diffusa, perché non ad uso agricolo e dunque senza valore.
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"U Cannuni" - Mazzarino(CL) |
Una pianificazione ecologica territoriale è fondamentale nella ricerca di soluzioni tecnico-organizzative, che non siano fine a se stesse, per poter valutare i costi/benefici che gli obiettivi legati allo sviluppo socio-economico, pongono.
La metodologia di analizzare e inventariare per conoscere ed operare, muoverà dai fattori fisici ed antropici che hanno modificato e continuano a modificare il territorio, per comprenderne l’attuale uso ed interpretarne le tendenze in atto, al fine di suggerire attraverso quali direttrici sono possibili sbocchi, per una diversa programmazione economica che consenta un processo di sviluppo - a partire dalle risorse proprie del territorio - innanzitutto sostenibile.
La pianificazione ecologica, non rappresenta una pianificazione alternativa o sostitutiva di quella tradizionale, ma si configura, piuttosto, come strumento integrativo che incrocia le sue applicazioni con quelle urbanistiche o comunque territoriali tradizionali.
Nella pianificazione classica di livello comunale, per un fatto culturale e tradizionale, ci si orienta per una ricerca di migliore organizzazione sociale, attraverso opzioni in funzione del territorio, ma solo proponendo scelte statiche e apponendo vincoli. Per le aree non urbane, più specificamente, ci si limita ad assegnare solo ruoli e ancora vincoli senza alcuna propositività.
A differenza delle varie consolidate pianificazioni che si conoscono, la pianificazione ecologica, invece, rappresenta un approccio metodologico che si serve di informazioni biofisiche e socioculturali allo scopo di mettere in evidenza le emergenze coniugabili con le opportunità culturali ed economiche, con attenzione massima ai profili di vulnerabilità e alle soglie che si impongono nell'assunzione di scelte nell’uso del bene che ha un rilevante interesse naturalistico (in cui vengono evidenziati: paesaggio, presenze botaniche e faunistiche, geologiche ecc.).
Gli obiettivi che la pianificazione ecologica si propone, sono conformi alla cultura della sostenibilità che si ispira ai contenuti della Direttiva Comunitaria Habitat 92/43 CEE, la quale pone sotto i riflettori la
conoscenza degli ambiti naturali, per morfologia, flora e fauna, al fine di annoverarli come elementi di bio-ricchezza, per diversità, da mantenere, utili per il sapere, il tempo libero, la cultura.
La pianificazione concepita come processo dinamico, di indirizzo all’uso del suolo attraverso la programmazione economica, ha il fine di individuare elementi territoriali non come ambiti fisici cui direzionare gli interventi, ma piuttosto come elementi di riferimento, intorno ai quali costruire programmi e azioni per uno sviluppo durevole e diffuso.
La pianificazione ecologica, non rappresenta una pianificazione alternativa o sostitutiva di quella tradizionale, ma si configura, piuttosto, come strumento integrativo che incrocia le sue applicazioni con quelle urbanistiche o comunque territoriali tradizionali.
Nella pianificazione classica di livello comunale, per un fatto culturale e tradizionale, ci si orienta per una ricerca di migliore organizzazione sociale, attraverso opzioni in funzione del territorio, ma solo proponendo scelte statiche e apponendo vincoli. Per le aree non urbane, più specificamente, ci si limita ad assegnare solo ruoli e ancora vincoli senza alcuna propositività.
A differenza delle varie consolidate pianificazioni che si conoscono, la pianificazione ecologica, invece, rappresenta un approccio metodologico che si serve di informazioni biofisiche e socioculturali allo scopo di mettere in evidenza le emergenze coniugabili con le opportunità culturali ed economiche, con attenzione massima ai profili di vulnerabilità e alle soglie che si impongono nell'assunzione di scelte nell’uso del bene che ha un rilevante interesse naturalistico (in cui vengono evidenziati: paesaggio, presenze botaniche e faunistiche, geologiche ecc.).
Gli obiettivi che la pianificazione ecologica si propone, sono conformi alla cultura della sostenibilità che si ispira ai contenuti della Direttiva Comunitaria Habitat 92/43 CEE, la quale pone sotto i riflettori la
conoscenza degli ambiti naturali, per morfologia, flora e fauna, al fine di annoverarli come elementi di bio-ricchezza, per diversità, da mantenere, utili per il sapere, il tempo libero, la cultura.
La pianificazione concepita come processo dinamico, di indirizzo all’uso del suolo attraverso la programmazione economica, ha il fine di individuare elementi territoriali non come ambiti fisici cui direzionare gli interventi, ma piuttosto come elementi di riferimento, intorno ai quali costruire programmi e azioni per uno sviluppo durevole e diffuso.
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