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domenica 26 gennaio 2014

PIAZZA DEI MARTIRI A BELLUNO

SEGNALI DI FUMO DA PARTE DEL COMUNE VERSO I CITTADINI


La notizia che il Comune sta cercando i soldi per la realizzazione di Piazza dei Martiri, ci trova favorevoli per il fatto l'Amministrazione si attivi per creare nuove occasioni di lavoro e perché vuole rendere la piazza più accogliente. Resta però un dubbio su "come" si vuole mettere mano al restauro, perché tale deve essere l'intervento.
La "mano pesante" che si era prospettata con la presentazione del progetto emergente dal concorso di idee: “Drava Piave Fiumi e Architetture” non ci sembra che abbia avuto ripensamenti, e questo non ci rende tranquilli su quello che si vuole fare. I timori non sono dettati da alcuna prevenzione ma piuttosto anche da alcuni segnali, come per esempio la ricollocazione dei gazebo per le edicole, che stranamente non prevede un'opzione zero. Sì in due così belle piazze, con quello che rappresentano, meritavano almeno una possibilità di discutere l'eventuale ricollocazione delle rivendite, in locali a pianterreno di qualcuno degli edifici esistenti. Certo, sarà difficile far fare un ripensamento con le cose appena dette a chi ritiene che la democrazia e la partecipazione si ottemperino tenendo nel "cassetto" i progetti in attesa di esibirli, a domanda, aspettandosi che siano i cittadini ad interessarsene. La "glasnost", se si vuole, è facilissima, basta creare una "bacheca" virtuale in internet e tenere i progetti esposti, per tutti. Ma trasparenza e partecipazione sono un'altra storia!
Per chi, comunque, da un punto di vista tecnico, si dovrà occupare di questi lavori, consiglierei di utilizzare la  TMIDINA C (vedi pubblicità sottostante), che farà sicuramente bene e i cittadini ne saranno lieti e ringrazieranno.

Giuseppe Cancemi 


martedì 21 gennaio 2014

BELLUNO, VIA MEZZATERRA

LAVORI PUBBLICI E PARTECIPAZIONE


L'incontro che il Comune ha tenuto per presentare i lavori che inizieranno a breve in via Mezzaterra, ha avuto luogo tra un pubblico attento ma non molto numeroso. 

Così come annunciato, era rivolto quasi esclusivamente alla categoria dei commercianti di quella via, trascurando l’esistenza dei residenti. La comunicazione aveva per oggetto il cronoprogramma  dei lavori con attenzione verso la mobilità per ridurre al minimo, mentre si lavora, i  disagi di transito. Apparentemente tutto normale, solo un peccatuccio veniale verso i residenti del centro storico. Nell’apparente normalità di un incontro, invece, si cela tutta la debolezza politica di un rapporto tra P. A. e cittadino. Da parte dell’Amministrazione attiva, con un simile incontro, si è voluto intanto assolvere ogni obbligo di democrazia trasparente e partecipata. Ma così non è. Trasparenza e partecipazione vogliono, invece, che gli elaborati prodotti per interventi (siano essi macro oppure micro) sul territorio, vengano condivisi. Una bacheca virtuale in internet, in questo caso per esempio, poteva utilmente e modernamente assolvere a tale compito. Possibilmente, con una preparazione visibile e aperta a suggerimenti e apporti. Anche una progettazione apparentemente semplice che riguarda la lastricatura di una via, ha elementi da condividere che possono essere socializzati per una migliore riuscita. Una pur semplice strada in centro storico e in pendenza, per giunta, presenta dei vincoli che sicuramente sono stati affrontati e risolti ma senza “ascolto” ed eventuale apporto di conoscenze utili. Lo ricordo per me stesso, l’essere strada di centro storico pone qualche limite nelle scelte di materiale, di tecniche e di ambientazione. Così come anche la pendenza, obbliga scelte di parziale assorbimento, rallentamento e adeguato smaltimento fognario dello scorrimento superficiale, specie nelle massime piene pluviali. Tutto, in un quadro generale che progetta per  il territorio, la città, il quartiere... il tratto di strada.

Non è la prima volta che tutto ciò che si fa in centro storico abbia per referenti solo i commercianti, quasi che i residenti non esistano. Eppure, un centro storico senza residenti è un centro storico morto. Il presidio dei cittadini che lo abitano oltre che a salvaguardarlo dal decadimento, dall’abbandono supportano anche il commercio. Costituiscono lo “zoccolo duro” dello spendere e degli acquisti.
Il Comune ascolti, abbia più spirito di servizio, più rispetto per gli abitanti del centro storico, insomma, più attenzione per i cittadini, più coraggio per aprirsi ad una politica della vivibilità che sia più coinvolgente e partecipata  e meno inerzialmente burocratica.


Giuseppe Cancemi

martedì 14 gennaio 2014

FERROVIE DELLO STATO

VIAGGIARE IN TRENO NEL MITICO NORDEST

Il turista, il cittadino veneto, il viaggiatore occasionale che transita, lavora o trascorre le vacanze nel bellunese, senza preoccuparsi di chi è o non è la responsabilità del trasporto ferroviario, certamente, percepisce in quella mobilità pubblica un servizio assai carente per numero di corse, collegamenti “frantumati”, puntualità, confort e forse anche per pulizia. Il rimpallo e le varie scuse che adducono i ben individuati responsabili (Trenitalia e Regione), alle proteste ed ai continui mugugni, non alleviano il problema, anzi, lo rendono più fastidioso. Ad onor del vero l'incertezza del quadro normativo nazionale, la Legge di stabilità 2013, la scarsità di risorse e i tagli che ricadono anche sui trasporti non agevolano una necessaria riforma della mobilità, specie, nei territori di montagna dove è necessario migliorare il trasporto pubblico e scoraggiare quello privato. Pur tra tante difficoltà, per chi vuole trovare un sostegno per migliorare il trasporto pubblico, un punto fermo esiste ed è nel ricostituito Fondo Nazionale Trasporti, dove, confluisce il 90% delle risorse assegnate ma viene riservato il rimanente 10% ai criteri premiali (nel miglioramento nella produttività). Non va sottaciuto, infine, il nodo irrisolto dell'assetto delle Province che con i Comuni sono gli enti programmatori del servizio. Comunque, se si guarda ai dati regionali confrontandoli con altre regioni ci si accorge che il trasporto ferroviario può essere migliorato.
Alcuni dei punti del trasporto ferroviario che sono confrontabili mettono in luce l'arretratezza del trasporto veneto. Il Veneto con 13,8 treni per 100 mila abitanti e una popolazione residente di 4,9 milioni ha meno treni per 100 mila abitanti di Piemonte (19,7), Emilia Romagna (18,7), Toscana (21,4) e Liguria (15,2). Altro esempio che si differenzia in negativo per servizio è il contact center, che la Toscana ha messo in essere per monitorare le lamentele e le esigenze dei cittadini utenti e organizzare la risposta, mentre, in Veneto, cresce la protesta per un servizio che perde pezzi e si degrada, in un “brodo” politico da campagna elettorale.
Da Belluno, per spostarsi, bisogna armarsi di tanta pazienza per le attese nelle stazioni intermedie e, affidandosi alla fortuna, sperare che non ci siano soppressioni di treni all'ultimo momento. In alternativa, diventata una costante, resta l'uso del mezzo proprio.
Se in Toscana con gli stessi problemi del Veneto e di tutte le altre regioni, si riesce a mantenere uno standard medio minimo di confort, di puntualità, di certezza nel passaggio dei treni e comunque si cerca di evitare ogni disagio ai fruitori del servizio ferroviario, non si comprende qual è la politica dei trasporti della Regione Veneto che non riesce ad assicurare altrettanti standard.
Nel Piano Generale dei Trasporti il fulcro della mobilità veneta è rappresentato dalla “mediopadana” e dal “corridoio prealpino-padano”. Non compare nel sistema trasporti, una altrettanto utile attenzione alla mobilità ferroviaria locale, specie dell'alto Veneto: una rete di collegamenti essenziali tra la gente delle Dolomiti e la pianura. Un'attenzione dovuta verso chi preserva e custodisce un importante patrimonio dell'umanità. Una considerazione allora, che deve fare riflettere, è d'obbligo. Non investendo preminentemente sulla mobilità ferroviaria e favorendo, anzi, il traffico su gomma, si rischia di compromettere con gli inquinamenti in crescita, il capitale naturale da conservare, rappresentato dalle Dolomiti. Si pratica, dunque, una politica fin qui non certo in grado di fare affermare un trasporto sostenibile, richiesto dai luoghi e non più rinviabile.



Giuseppe Cancemi

lunedì 6 gennaio 2014

PROGETTO PILOTA


CENTRO STORICO



LE ISTITUZIONI, SE NECESSARIO, HANNO IL DOVERE DI FAVORIRE LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI AL DESTINO DELLA CITTA'

Nella mia modesta nota che segue, alla maniera del naufrago che cerca aiuto col messaggio affidato alla bottiglia in pieno oceano, vorrei comunicare alla ministro prof.ssa Carrozza un non raro esempio di come i vertici della cultura, le università, nell'interland che le ospita, non offrano quel riferimento culturale autorevole che rappresentano. Non di rado sembrano avvitarsi in esercitazioni, fine a se stesse, consumando sempre più scarse risorse economiche del contribuente, senza un effettivo ritorno per il territorio.

Accade, per esempio, che a Caltanissetta si sta pensando di "consumare" l'ultimo "scampolo" di territorio come il centro storico - dopo che gli ultimi diciamo "spazi di completamento", indicati nel PRG con la lettera B sono stati saturati - senza che la vicinissima Università Kore di Enna abbia speso una sola parola.

Detta università ha un corso di laurea in architettura con autorevoli docenti ma che si tengono ben lontani da un dibattito che vede come antagonisti in un cosiddetto "Piano pilota" Italia nostra regionale, alcuni professionisti e cittadini vari. La contesa riguarda il destino di un centro storico la cui velleità del Comune (di Caltanissetta) è quella di volere avviare un recupero urbanistico ed architettonico, in solitudine.

Ma non è solo l'università che ignora cosa sta succedendo a Caltanissetta in tema di recupero del centro storico, perchè in varie occasioni il Dipartimento regionale dell'urbanistica, l'Assessorato beni culturali e la locale Soprintendenza bb. cc. sono state chiamate in causa senza alcun risultato. Probabilmente ancora la politca o meglio i politici ritengono che la partecipazione è un optional che serve solo in alcuni momenti, quando bisogna agevolare qualcuno o qualcosa. Insomma, ognuno si coltiva il proprio orticello senza disturbare alcuno.

E tutti vivono... indisturbati e contenti!

Tutto ciò mi sembra molto triste, ancora non si vuole capire che le Istituzioni non possono e non debbono rimanere "dormienti" quando si tratta specialmente del destino di un'ntera città SENZA IL CONTRIBUTO DEI SUOI ABITANTI. Il Centro storico è il "salotto buono " della città ma soprattutto la carta d'identità dell'umanità che l'ha attraversato ed il suo destino non può e non deve essere lasciato ai cosiddetti esperti. E' convinzione, condivisibile, di J. J. Russeau che "la dove troviamo degli specialisti non troviamo dei cittadini". Si vuole che siano i politici e/o i tecnici a decidere, da soli, delle sorti di una città?


Giuseppe Cancemi