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domenica 30 luglio 2023


CALTANISSETTA: PROGETTI, SEGNALI DI FUMO E NEXT GENERATION


Il rilancio che il Presidente di Italia Nostra Sicilia fa di un remoto progetto politico, col quale da lungo tempo il Comune di Caltanissetta si ripromette di ristrutturare e riqualificare due ambienti urbani del centro storico, ci mostra ancora il vezzo di quella politica monocorde che insiste sul fare per “avere”. Una categoria che si oppone a un più razionale operare per "essere", in tutti i sensi.

Nel nostro caso ad esempio, per la rigenerazione di Largo Barile, dove si è progettata una “nuova e funzionale piazza”, così come presentata e visto anche il suo rendering, è lecito pensare ancora ad un  solito “avere”  mosso più da esigenza estetica, che non da una occorrenza di “essere” necessità rilevata, a cui si vuole dare una “studiata” risposta.

Un uguale destino che lega al nostro Largo Barile anche le vie Medaglie D'oro e Re d'Italia è lo “sventramento” del 1952/53 di quelle aree, chiamato eufemisticamente “ricostruzione post bellica" (sic!). Questo comune intervento demolitivo avrà pur avuto una motivazione, una sua ragion d'essere. Qualcosa che fa nascere un interrogativo spontaneo: ma la realizzazione di una nuova piazza funzionale solo per Largo Barile perché; è un fatto episodico, random o cos'altro?

Insomma, a pensarci bene, viene spontaneo anche domandarsi: ma qual è la logica, la ratio che ha promosso quelle due scelte di cui stiamo discutendo!

Siamo oramai in tempi che bisogna, come dicono gli ambientalisti, pensare globalmente prima di agire localmente. La crisi urbana del centro storico di Caltanissetta è da tempo diventata endemica.

Indispensabile più che mai, oggi, per i segnali di crisi meteorologica e climatica appena vissuti, è il progettare con strumenti di analisi multicriteria, che valutino tra l'altro, anche l'irrinunciabile sostenibilità energetico-ambientale.

la città storica va pensata in un quadro di interventi, che funzionalmente dovrebbero intersecarsi e interagire. L'individuazione urbanistica delle preesistenze storico-artistiche e ambientali con i propri vincoli, sono quella parte materiale che per essere salvaguardata va recensita con gli occhi di una storia legata al genius loci che aleggia sul centro storico e sul territorio tutto.

Quel cielo, quella vegetazione delle assolate campagne, la roccia calcarenitica da cui il territorio ha ottenuto una sua impronta per opere uniche, il gesso come legante, l'argilla della terracotta, i ciottoli del suo fiume, tutti, formano un riconoscibile patrimonio esclusivo, che riassume un luogo particolare e diverso da ogni altro.

Ma non basta!

Viene da dire che l'attenzione urbanistica non può e non deve limitarsi al solo patrimonio “materiale” di un centro storico, ma al quadro complessivo che si completa con il sociale: l'immateriale. Un unicum, che comprende quelle funzioni concorrenti quali sono i necessari fattori (naturalistici, demografici, cinematici, edilizi) che integrano e formano l'habitat di una città.

Il centro storico, per una gran parte di nisseni, lo sappiamo, non è appetibile da un punto di vista edilizio. La conservazione storica e urbanistica, che comporta l'area, non consente “abbuffate” per la speculazione. Ma non sanno che un centro storico che si conserva bene, costituisce la massima attrattività per una città che vuole incamminarsi verso uno sviluppo sostenibile.

Comunque, sembrerebbe velleitario occuparsi di centro storico, come ciclicamente si continua ad annunciare: senza avere prima indagato sulla composizione socio-culturale di provenienza di chi occupa le abitazioni più o meno degradate, di detto centro; conoscere qual è l’offerta/domanda di case; sapere quali tendenze e attese sono presenti nelle varie classi d’età, e quanto è presente in città l’invecchiamento della popolazione; quale indirizzo economico tendenziale ha la città e quali risposte possono favorire, l’attuale economia locale e territoriale, etc. etc..

Si aggiunga, che la realizzazione di un processo articolato e complesso come si annuncia essere quello appena accennato, si realizza con la partecipazione e il concerto, anche minimo, di tutti i cittadini.

Gli annunciati due progetti di Largo Barile ed ex Gasometro infine, come presentati, non danno l'idea di parte, che dovrebbe potersi articolare con un inclusivo insieme “immateriale”, che vuol essere e significare un ampia riqualificazione e rivitalizzazione dei luoghi.

Non si coglie per chi, perché e per quale convivenza umana (antropica e naturale) dovrà conformarsi in sostanza la parte “materiale”, fatta di rinnovati stock edilizi come aggregati urbanistici e complessi situazionali di servizio.

Insomma, recupero necessario e urgente sì, ma a patto che all’insieme di dati da ricercare/ completare appena accennati in aggiunta a quanto già progettato, costituisca quella parte indispensabile di ausilio irrinunciabile. Un faro per il recupero, il restauro e quant'altro serve per dare il la ad uno sviluppo sostenibile della città.

Si aggiunga infine, con la consapevolezza che il centro storico di Caltanissetta è vasto, che lasciarsi sfuggire l'opportunità che offre il PNRR, significa anche perdere il treno della next generation.

Giuseppe Cancemi