
Nel corso
degli anni ’50 che hanno visto sorgere le OM (onde medie), OL (onde lunghe) e SW (onde corte) a Monte S.
Anna, l'Italia veniva attraversata dalla ricostruzione prima e dal boom
economico a seguire, era viva ancora la questione meridionale e in politica la
Sicilia e Caltanissetta disponevano di influenti parlamentari e un qualche
potere. Insomma, con l’allargamento della comunicazione RAI si verificava la
buona occasione per dare alla Sicilia un “contentino”.
In
realtà la centralità geografica di Caltanissetta in Sicilia, rappresentava
strategicamente il fulcro della comunicazione nel Mediterraneo e l’occasione
per rompere l’isolamento anche culturale di una delle zone isolane interne e
della Sicilia stessa.
La collinetta di S. Anna, in epoca delle zolfare tra Ottocento e
Novecento, ricordata come rifugio abitativo per i poveri minatori che
occupavano le “grotte di S. Anna”, si tramutava in altra cosa: in estremo lembo
Sud della presenza RAI, Radio Televisione Italiana, sede di una “moderna
tecnologia della comunicazione per lo sviluppo dei popoli!”
Vero è che da un punto di vista economico, se si vuole guardare
a ciò che ha comportato la presenza RAI a Caltanissetta, nulla ha mutato
quell’insediamento. Anzi, ha messo in allarme la popolazione per la diffusione
di radio onde non ionizzanti e dunque in allarme mai sopito, per un paventato
inquinamento, comunque mai rilevato e/o ricercato ufficialmente. La città ha
ignorato quel traliccio dalle misure eccezionali, visibile da ogni via di
avvicinamento a Caltanissetta. Quell’antenna, è diventata quasi un simbolo suo
malgrado e solo ora in procinto di dismissione diventa protagonista.
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Base di appoggio antenna |
La si vuole mantenere a furor di popolo, come memoria storica
“museale”. Quasi, a rivendicazione risarcitoria
dell’inesorabile sistematica “perdita” di funzioni/istituzioni già
svolte/presenti nella città, come sede di Provincia, Banca d’Italia, Distretto
militare, etc.. Uno smantellamento del capoluogo (già Capovalle dei Borboni)
come sede burocratica, non ancora assimilato, per una complessiva
riorganizzazione dello Stato allo scopo di ridurre spese e sprechi in campo
nazionale. Cosa bolle in pentola non si sa.
Il vincolo della Soprintendenza, come primo atto di
conservazione della memoria, appare incerto. Gli enti locali non fanno una
parola e sembra che l’apparato tecnico strutturale della RAI di Caltanissetta,
a guardare bene non sembra orientato ad una dismissione per rottamazione ma
piuttosto alla riconversione. Intanto il tempo passa inesorabile.
Prima che l’antenna
diventi esclusivamente da rottamare, quali vantaggi la comunità nissena può ricavare?
Senza alcun dubbio: economici, politici, sociali e tecnologici. Basti pensare
al Wi-Fi per un ampio raggio, alla sicurezza comunicativa in caso di calamità
nazionali per la protezione civile (dalle Alpi alle Piramidi), a sede partner
per la diffusione radio e tv - Televisione Digitale Terrestre (DTT o DVB-T) e
forse altro ancora.
Giuseppe Cancemi
Giuseppe Cancemi