Aggiungi...


Condividi questo articolo

lunedì 11 gennaio 2021

BASTA CON LE PROMESSE DI NUOVA VIABILITA'!

 

SONO PIU' UTILI I TRASPORTI COLLETTIVI

Cavarzano, frazione di Belluno, sviluppatasi con l'idea borghese di città giardino mai completamente realizzata, ha comunque consolidato una sua immagine di quartiere in mezzo al verde. Trasformare appena 100 metri di pista ciclopedonale in ambito di futura viabilità di penetrazione, che si colloca a ridosso di alcuni plessi scolastici, non migliora la vivibilità di Cavarzano, bensì la peggiora.

Lo schema viario di quel quartiere, voglio ricordarlo, è stato concepito almeno in parte, per una circolazione a misura d’uomo. Il traffico portato all'interno del quartiere, proveniente da una nuova cosiddetta “viabilità di penetrazione”, si troverebbe a passare per un'area più densamente abitata e frequentata da scolari e studenti, per i vicini plessi scolastici. Non è difficile prevedere che tale passaggio provocherebbe maggiori problemi di tutela delle scolaresche, e un incremento dell’inquinamento atmosferico.

Si vuole insistere, con il convincimento che la viabilità cosiddetta “Strada interna della Veneggia” sia un’opera necessaria e utile. Si dimentica che quella strada di PRG, con i suoi vincoli preordinati all’espropriazione, scaduti, non ha mai interessato nessuno, nonostante il passaggio delle varie compagini amministrative, che hanno amministrato la città.

Belluno, ai primi posti nelle annuali classifiche sulla vivibilità urbana, non può e non deve decidere alcuna modifica infrastrutturale in un quartiere verde com'è Cavarzano. E per di più, connesso con un’offerta scolastica ben adattata al quartiere, che ha nel suo excursus storico di realizzazione, una certa influenza delle città giardino di Howard.

Cavarzano oltre che per una salubrità dei luoghi, va difesa anche per una questione di memoria storica. L’Europa intera di questi tempi, tanto per ricordarlo, si sta attrezzando per combattere i mutamenti climatici, e noi che facciamo? Ci avvitiamo in un impegno che ci propone una politica di retroguardia.

L’Italia e Belluno stessa, però, sanno per esperienza cosa significa la tropicalizzazione del clima. Per la mobilità non è necessario costruire ancora, specie in montagna, nuovi percorsi o adattamenti viari che turbano gli assetti, di realtà urbane che non li richiedono. Bisogna cambiare invece i paradigmi della mobilità.

L’accettazione di un baratto, che scambia l’esistente utilità di un suolo fruito attualmente da pedoni e ciclisti, per un’occupazione con manufatto stradale, invadente, per traffico motoristico, non è certo un vantaggio per i cittadini che vivono in quel quartiere, e neanche per Belluno che si è impegnata in Europa, attraverso il "Patto dei Sindaci", per una riduzione delle emissioni di anidride carbonica.

Si rifletta su questa operazione, il suo carattere economico ricorda l’urbanistica contrattata di Berlusconi e di tutti quelli la praticano, che non sono certo dei filantropi. 


Il futuro prossimo venturo è cominciato, dobbiamo perciò svincolarci dagli antichi retaggi dell’auto come status symbol, che ancora ci condiziona nelle scelte. La politica della mobilità allora va fatta potenziando il trasporto pubblico, e non favorendo quello privato. Belluno, città che necessita prima di tutto di connettere il territorio, nel tratto ferroviario di quell’area per esempio, ha un importante carta da giocare. Penso che una proposta di conversione dell’attuale sistema di trasporto in quell’area ad esclusivo uso ferroviario, sia una opportunità da non lasciarsi sfuggire. Il nuovo trasporto elettrico in parallelo alla S.S. 50 già pronto, può essere convertito o condiviso come metropolitana di superficie. Una innovazione green in grado idi drenare passeggeri autotrasportati e mezzi di trasporto privato, proprio in quel tratto sensibile di circolazione stradale, e contribuendo anche a quella “ricucitura” di cui ha bisogno il territorio, la cui popolazione è dispersa in 33 frazioni.

Giuseppe Cancemi