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sabato 21 maggio 2011

Vivere a Belluno


Centro storico
Luogo pregiato del vivere associato o
Spazio mercantile?

Il centro storico di Belluno, come per le più celebrate città italiane, costituisce il “salotto buono” dei cittadini. Il rapporto tra il pieno dei volumi e il vuoto degli spiazzi, delle strade, dei luoghi di sosta e riposo, nel complesso, si configura come un insieme armonico. Le denominazioni viarie, i mezzi busti, le lapidi delle vie e piazze principali sono una pagina risorgimentale di storia in bella mostra per indigeni e “foresti”. Le facciate degli edifici, in grandissima parte tutte rigorosamente a testimoniare l’umanità passata, fanno da bella cornice ad un centro a misura d’uomo, gradevole, nel cuore di una città che ogni anno si colloca nella graduatoria nazionale tra i primissimi posti della vivibilità urbana.
Di questo luogo ben presente ai bellunesi, fin qui si è fatto buon uso. Forse oggi però, qualcosa andrebbe ripensata. La vivacità e varietà di attività sempre presenti nell’agorà direttamente o indirettamente a sostegno degli esercenti, il traffico, sia pure limitato, e l’uso intensivo per finalità più disparate in un contesto evolutivo, oggi sono da rivedere perché stressano e prevaricano l’uso primario di una piazza.
La circolazione dei mezzi privati in centro, se riflettiamo, porta pochi vantaggi a chi ne usufruisce e un sicuro inquinamento per gli spazi di vita associata dove bambini e adulti debbono essere liberi di giocare, rincorrersi, relazionarsi. Tanto siamo condizionati dall’auto che finiamo per utilizzarla in modo improprio là dove proprio dovrebbe essere bandita. Un esempio? La contraddizione in una recente gara podistica cittadina (domanda di ossigeno puro) dei babbi natale preceduta da una Ferrari (emissione di CO, CO2, ecc.). Altro non lodevole esempio, potrebbe riguardare le rumorose ore piccole notturne di alcuni bar, i quali offrono divertimento (si fa per dire!) a danno della permanenza dei pochi abitanti che esistono e resistono ancora in centro storico. I delicati rapporti d’insediamento tra la città e il suo centro storico a Belluno mostrano già una predisposizione allo slittamento della residenza degli abitanti verso aree di espansione, esterne al centro. A questo allontanamento corrisponde una destinazione d’uso dei locali del centro urbano orientata verso attività economiche e direzionali. In termini semplici la città tende ad una funzionalità complementare: una parte si popola di giorno e si svuota la notte e l’altra fa l’opposto. Ultimamente a Belluno, ma non solo a Belluno, i centri storici tutti i fine settimana a notte fonda, vengono frequentati da cittadini clienti di bar dove la somministrazione di alcolici rende loro allegri ma meno i cittadini che vorrebbero dormire. Si consente cioè ad alcune parti del centro storico di trasformarsi in “divertimentificio” a spese di una collettività che oltre al disturbo notturno deve temere anche gli effetti di eventuali alterazioni da alcol di potenziali automobilisti.
La considerazione spontanea, allora potrebbe essere: attenzione! Il centro storico come “salotto buono” di Belluno lo si può continuare ad utilizzare ma bisogna rivederne modalità e limiti. Il traffico, non è conciliabile con la città antica più a misura d’uomo che non d’ auto. Il mantenimento degli abitanti del centro storico va incoraggiato bandendo gli abusi.
Non so se interessa, ma la scommessa per ristabilire un equilibrato rapporto funzionale tra abitanti, città e territorio passa per un’ecologia urbana sostenibile.
Riflessione: è possibile ripensare ad un uso più attento del centro storico sapendo che è un bene prezioso da tramandare, preservare e custodire al meglio?

Trialometani e acqua




AcquaLaudato sì, mi’ Signore, per sor Aqua

La moda o più semplicemente il consumismo sospinto dalla pubblicità, induce in noi dei bisogni che non sempre corrispondono a vere necessità. L’acqua, per esempio, proprio in una città come Belluno dove l’erogazione è costante e la qualità è garantita da fonti che provengono da sorgenti la cui erogazione controllata periodicamente da AULSS /ARPAV, viene lo stesso snobbata ampiamente da un consumo alternativo proveniente dalle acque minerali dei supermercati.
Viene automaticamente da pensare, gli acquirenti di quest’acqua sono cittadini consumatori acritici o non si fidano della distribuzione idrica locale?
Difficile a dirsi quale pulsione spinge il cittadino a trasportare pesi aggiuntivi alla spesa quotidiana, oltre a spendere altri soldi, per l’approvvigionamento idrico familiare. La bontà dell’acqua potabile proveniente dal rubinetto tanto, giustamente, reclamizzata super controllata, economica e buona da qualche tempo è sospetta: il cloro additivato come disinfettante, pare formi dei trialometani, componenti sconosciuti ai più e non sempre quantitativamente inferiori ai limiti ammessi dalla legge. Il timore è presente da qualche tempo sia in Italia che all’estero.
Gli esperti dicono, che il cloro immesso per la disinfezione idrica, si combina con altri elementi provenienti dalle sostanze organiche presenti naturalmente nell’acqua, con i quali forma i trialometani, ritenuti composti nocivi per la salute se in eccesso.
La necessità di sapere se a Belluno i trialometani sono controllati secondo i valori guida del D.Lgs. 31/2001 credo interessi tutti i cittadini, e forse, sarebbe il caso che le informazioni sulle acque che beviamo, fossero le più recenti possibili e non limitate ai parametri solo utili alla pubblicistica.
La città per il suo approvvigionamento idrico utilizza in massima parte acque non superficiali e quindi dovrebbe avere meno probabilità che si formino in esse proprio i trialometani. Ciò nonostante, una rassicurante diffusione di dati sui composti organo-alogenati, ai fini della potabilità dell’acqua dei rubinetti, aiuterebbe tutti ad una scelta più consapevole e non consumistica del prezioso liquido.

Giuseppe Cancemi