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giovedì 12 ottobre 2023

PARCO URBANO O AREA DI RISERVA?

 

UNA CICLABILE NEL PARCO COMUNALE CITTA' DI BELLUNO



BELLUNO La “adorabile Belluno”, ha acquisito dal nuovo urbanesimo, un sentire innovativo, che ricorda “le mani sulla città”. Esaurita l’urbanizzazione pagata dai contribuenti utile alla speculazione edilizia e in via di esaurimento l’urbanistica contrattata, la rigenerazione urbana è diventata di fatto, il nuovo cavallo di battaglia. Questa, si serve massimamente, di risorse pubbliche, senza alcun obiettivo di effettiva risoluzione dell’aspetto immateriale, a cui dovrebbero corrispondere le opere. Nel nostro centro storico, si utilizzano gli ultimi scampoli di aree e volumi, all’insegna del consumo di suolo zero e della bandiera della sostenibilità. Il prestigioso ex Convento dei Gesuiti, il complesso edilizio dell’antico nosocomio, Piazza Piloni, la vicina via d’Incà e il Parco urbano città di Bologna, sono il focus di interventi definibili, volendo essere buoni, non generativi ma de-generativi. Siamo veramente alla paranoia. L’originario Parco COMUNALE città di Bologna (circa 14.000 mq) e tutta l’area che circonda piazza Piloni, sono diventati luoghi di riserva per tutto, in barba alla cultura urbanistica e al sentire ecologistico, che la città ha ereditato (come best practices) dai comportamenti dell’umanità che ci ha preceduti. Non è bastato che in questi ultimi anni, si siano abbattuti degli alberi nelle adiacenze e pertinenze di quei luoghi né che, il sempre più scarno di piante parco, abbia ceduto ulteriori 6000 mq lordi agli scolari della “Gabelli”. Adesso si sta realizzando, ancora a spese della medesima area, udite udite, una ciclabile all’interno del medesimo parco. 

Un collegamento con la contigua piazza, a sua volta quest’ultima candidata allo scavo di un ulteriore parcheggio sotterraneo di tre piani, la cui superficie è già occupata da un parcheggio di auto. Per non parlare del Convento dei Gesuiti sconsacrato che diventerà mercato. Il tutto, nel centro storico dove, per usare una metafora ma non tanto metafora, si riportano i “mercanti” scacciati dal tempio, che la Bibbia ci ricorda. A questo punto un interrogativo è d’obbligo. Siamo vittime di una maledizione? O si vuole perpetuare uno sfruttamento intensivo di quell’area, senza una minima considerazione verso le buone pratiche urbanistiche?  Questi citati interventi, comunque, non sono quel contenimento o azzeramento del consumo di suolo che vogliono le leggi e il comune sentire dei cittadini, interessati a tutt’altra filosofia. Tanto per ricordarlo, in questi ultimi anni, proprio in zona, tanti alberi sono stati eliminati senza essere rimpiazzati da altre nuove essenze arboree. Non sappiamo se con il loro abbattimento si è voluto, forse, solo ricavare qualche stallo in più lungo il parcheggio di via d’Incà. Insomma si è continuato a ragionare, in controtendenza alle buone intenzioni europee di decarbonizzazione, che oggi si pone anche la transizione ecologica. Comunque, dall’area attualmente occupata dalla scuola, quando quest’ultima tornerà nella sua originaria sede, non si sa cosa, dai volumi allocati, tireranno fuori dal cilindro. Vedremo! In piazza Piloni invece, non contenti, si progetta con quel parcheggio sotterraneo, qualcosa non immune dai conosciuti problemi di sottosuolo: falde acquifere ed esalazioni gassose, nonché quelli di archeologia per la vicina chiesa gotica S. Stefano e/o annesso convento dei Frati Serviti, oggi Agenzia delle Entrate, etc.. Non si è pensato neanche che, portare altre centinaia di auto in transito e stazionamento in prossimità di quei luoghi, dove è presente anche una scuola secondaria, aumenta i problemi della già sofferente circolazione. 

Insomma quest’ultima, ma non ultima trovata della ciclabile in quel luogo, immaginando una intermodalità trasportistica (sic!) con un, mi si perdoni, risibile percorso di circa 120 mt (dal costo di circa 200 € al m), che attraversa il “parco città di Bologna”, è inutile e forse anche pericoloso per la sua vicinanza all’area di gioco dei bambini. Un ultima idea balzana che ci mancava! 

Belluno, che si autoproclama capitale delle Dolomiti, con il suo, più volte ridimensionato mini parco: “città di Bologna”, ridotto ad un fazzoletto di terra, osa ancora “ritagliare” altro spazio al verde urbano (D. I. 1444/68, minimo 9 mq/ab.) all’interno di un centro storico già “ferito”, che non è più né a misura d’uomo e neppure a misura di automobile.

Giuseppe Cancemi