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sabato 3 giugno 2017

ALLA RICERCA DELL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE PROSSIMA VENTURA


Io, di Belluno, mi sono fatto un'opinione. Penso che un commissario prefettizio per governare la città basta. Amministrare secondo legge e lasciare svolgere tutto quanto alle persone preposte che operano in Comune è un'ordinarietà che regge. In fondo è un po' quello che abbiamo visto in questi anni. Il merito di una città con qualche lode e senza infamia appartiene ai cittadini. In fondo il tutto ha continuato a girare semplicemente perché il popolo bellunese recita senza alcuna sollecitazione il suo dovere civico. I primi posti conquistati in questi anni nella classifica nazionale di vivibilità per i parametri usati in base ai servizi, ben rappresentano lo stile di vita dei bellunesi. Anche una democrazia dell'istituzione che conduce la città, bisogna ammetterlo, formalmente c'è stata e si pratica, ma un solco politico di chi ha governato si fa fatica a riconoscerlo.

La democrazia a cui penso e propendo, viene da lontano. É ancora l'unica forma per amministrare una comunità, che dà il massimo protagonismo ai singoli cittadini. Tale sovranità del popolo, però, non può fare a meno di scelte nella conduzione di una città. Quelle scelte, sono il sale della politica che proviene dai gruppi che si ritrovano in un partito, in un movimento, luoghi di condivisione delle idee comuni, di parte.

Le elezioni amministrative che sono in corso d'opera, penso che debbano essere considerate un'opportunità più che una celebrazione di routine. Servono, per fare avanzare quelle scelte di necessario sviluppo a cui una città come Belluno deve tendere. C'è bisogno di una discontinuità, di un cambiamento nel vivere associato che, utopisticamente deve aspirare alla felicità. I nuovi canoni da considerare, non sono questa o quell'opera che la propaganda elettorale solitamente promette, ma piuttosto i principi fondanti come: quello di una città a misura di tutti che azzera le barriere architettoniche; la ricucitura degli insediamenti (centro storico e periferia) e le necessarie relazioni con lo spazio interconnesso; l'occuparsi di casa, lavoro, inclusione sociale dei più deboli, mobilità e servizi. Il tutto riconducibile ad un percorso di progetto globale di sviluppo locale, a partire dai reali bisogni del cittadino, dell'uomo.

Piazza Piloni o parco auto?
Per la verità i cittadini di Belluno, o meglio quelli che si ritengono i rappresentanti dell'urbe ma che sono solo i rappresentanti dei commercianti del centro storico, non perdono occasioni per la reiterazione delle solite richieste di natura lobbistica, che massimamente riguardano parcheggi e circolazione. Non rinunciano a questa bandiera, quasi un feticcio, per scongiurare la crisi che attraversano le attività del piccolo commercio di vicinato. Al Comune, viene richiesta ad ogni piè sospinto una partecipazione salvifica. L'Ente autarchico comunque, bisogna riconoscerlo, non è né responsabile né la panacea di tutto. Le difficoltà di ricollocazione dell'offerta commerciale e la sintonia con la domanda, vengono da lontano e semmai, nei confronti del Comune, le uniche cose che si possono rivendicare sono gli atti intesi a ridurre la burocrazia, un qualche incentivo e un certo appeal del centro storico.

Fondamentalmente in ambito locale, nuova amministrazione e cittadini dovrebbero accordarsi su un cambiamento culturale non occasionale ma profondo che avvicini i punti di vista di ciascuna delle parti. É impensabile che per il centro storico ci sia una diversità di vedute, per uso, mobilità e circolazione.
Piazza Duomo assediata dalle auto

L'umanità che è vissuta nel cuore di Belluno, con la sua stratificazione temporale dei manufatti, ha lasciato un suo schema viario ed una distribuzione spaziale più adatti ad una deambulazione pedonale che non ad una circolazione con mezzo meccanico. Dunque, ha configurato un luogo a sola misura d'uomo. E come tale andrebbe lasciato. Il ritrovarsi in spazi relazionali (piazze e vie), per vivere la città, fare acquisti, muoversi in sicurezza e a distanza dall'inquinamento atmosferico è un privilegio, un godimento e non uno svantaggio. Il centro storico nella sua identità storica e culturale, si diversifica, per natura, da gli altri luoghi della città più adatti ai mezzi a motore che comunque inquinano l'atmosfera e l'immagine degli stessi ambiti di vita associata. Persino la luce viene inquinata in centro. Basti pensare al calibro stradale limitato dalle vicine facciate degli edifici, e non è difficile osservare che anche la luce naturale con la presenza del variegato cromatismo delle auto e le quinte dei palazzi restituisce per riflessione una luce modificata.

Belluno è una città giardino, a sua insaputa, sì perché senza un progetto “suggerito” dal pensiero di Ebenezer Howard si ritrova in linea con i caratteri costitutivi del movimento utopista ottocentesco.
Governare questa città ma anche altre, in generale, lo so non è facile, specie se si rincorrono i problemi e si naviga a vista; se la politica non si assume le proprie responsabilità e non decide; se non si conosce l'umanità che popola il contesto urbano ed extraurbano; se non si ha contezza dei servizi e dell'economia nelle sue diversificazioni e, non ultimo, se non si ha cognizione delle risorse territoriali. Insomma, se non si ha una chiara visione della struttura socio-economica dei luoghi e quali prezzi bisogna pagare o meno, per uno sviluppo condizionato dal rapporto costi/benefici, non si potrà parlare di sviluppo sostenibile.

Scegliere votando, in conclusione, ciò che dovrebbe venirci dalla imminenti elezioni amministrative, vuol dire esercitare un diritto/dovere che ci fa assumere una responsabilità politica. Nella scelta, comunque, si corre il rischio di declassare il voto ad una formale delega, se ognuno crede che il tutto si esaurisce con le proprie preferenze elettorali. Diversamente si sappia, che al cittadino, sempre e comunque, spetta il diritto di esercitare una sua partecipazione alle decisioni nelle forme e nei modi previsti dalle leggi.

Giuseppe Cancemi