Dinamica
demografica nel Comune di Caltanissetta
(1640-1951)
I dati demografici dell'arco di tempo preso in
considerazione(tab. 1) danno l'idea di quella che doveva essere la situazione
nei vari anni della popolazione nissena, con la trasformazione delle attività
rurali a seguito del capitalismo prima delle campagne e dopo industriale dovuto
alle miniere di zolfo.
Anno
|
Abitanti
|
1640
|
10604
|
1748
|
14829
|
1861
|
23960
|
1871
|
26156
|
1881
|
30841
|
1901
|
43023
|
1911
|
40927
|
1921
|
60368
|
1931
|
43230
|
1936
|
50467
|
1951
|
60634
|
tab. 1
La figura 2, che illustra l'andamento demografico
dal 1640 al 1951, ci permette di leggere meglio il fenomeno comune a tutta
Europa di inurbamento della popolazione con una crescita quasi costante sino al
1901, un picco di aumento sino a poco più di 60.000 abitanti nel 1921, che alla
fine corrispondera alla stabilizzazione della popolazione sino alla fine del XX
secolo. Da notare come nel periodo di piena Rivoluzione Industriale,
Caltanissetta seguendo l'andamento europeo, radoppia quasi la sua popolazione[1].
fig. 2
Anche se può sembrare strano la città offriva una
possibilità di sopravvivenza maggiore, rispetto alla campagna, proprio per un
suo sfruttamento intensivo che produceva surplus che compariva nei mercati
delle città in cambio di altre prestazioni (artigianali, di servizio, etc.).
In città vengono realizzati i quartieri S. Rocco e
S. Flavia, sopra e sotto corso Umberto I (già via Collegio degli studi) e
Canalicchio (ora viale Testasecca).
S. Rocco si rivelerà come la zona privilegiata
dalla borghesia nascente, con abitazioni signorili sulle strade all'epoca più importanti (Cassarello,
dell'Aquila Nera). L'edilizia è protesa verso la una ristrutturazione volta ad
arricchire l'estetica.
Proprio in quell'epoca si può dire che a
Caltanissetta viene sancito l'inizio dello sfruttamento edilizio e fondiario.
L'edilizia dei nuovi quartieri (S. Rocco, S. Flavia e degli Zingari) con il
loro crescere ne sono la testimonianza di uno sfruttamento razionale dello
spazio, prima rurale ora urbano, per il disegno complessivo di tipo ippodamico.
Lo spazio viene diviso e costruito non più casualmente ma attraverso maglie
viarie e edificatorie di tipo geometrico.
La città comincia ad organizzarsi in funzione
dello sviluppo che viene messo in moto dal capitale. Per Caltanissetta è il
tempo per organizzare la vita di chi si è inurbato sotto il profilo
igienico-sanitario, degli spostamenti di merci e di persone, delle scorte di
merci, della gestione e distribuzione di risorse economiche, dello sfruttamento
e utilizzazione dell'energia.
Nasce la necessità di migliorare le condizioni
igieniche della città e Caltanissetta si attrezza con un ospedale (il
Fatebenefratelli di S. Domenico)
I siti della città come si può rilevare dagli
insediamenti, ma anche dalle chiese madri, muovono da Est prima verso Ovest e
poi verso Nord. Dal Quartiere Angeli, al quartiere degli Zingari, a S. Rocco e
poi verso S. Flavia.
In Europa nello stesso tempo è in atto una
rivoluzione (che diventerà una pietra miliare nella storia dell'evoluzione del
consorzio umano) mercantile, demografica, agricola, industriale, delle
comunicazioni e dei trasporti, del mercato del lavoro, che pone grandi problemi
sulla casa, il lavoro, la salute, nonchè sulla governabilità delle varie realtà
politico-economiche.
Nel territorio di Caltanissetta nel 1827 ha luogo
lo scioglimento degli usi promiscui tra:
il Comune di Delia e il Principe di Palagonia;
i Feudi di Diliella
(Barone La Lomia)
" (eredi
Baronessa Adamo)
Grasta
(Barone Bartoccelli)
Draffù
(eredi Baronessa Adamo)
Ramilia
(Principe Moncada)
Risale al 1754 la richiesta di demanializzazione
di Caltanissetta, rivendicata dai nisseni con L. Barrile promotore, che durerà
sino al 1812 prima dell'abolizione della feudalità nel regno di Sicilia voluta
da Ferdinando III.
Nella stessa epoca si afferma l'industria
mineraria oltre che in Sicilia (in cui rappresenta il 50% dell'industria
italiana e 90% della produzione mondiale di zolfo) a Caltanissetta con ben 250 miniere. La città per questo fenomeno si attrezza e si organizza in funzione
del nascente capitalismo con scorte di merci (magazzini), risorse economiche
(banche), trasporti (ferrovia Palermo-Catania che attraversa il territorio di
Caltanissetta), energia, illuminazione, relazioni burocratico-amministrative.
I prezzi sociali di questa industrializzazione
furono altissimi tra gli operai, una grande quantità di morti e feriti nelle
miniere (Gessolungo: 66 morti e 40 feriti gravi; Tumminelli: 13 morti, 80
feriti gravi) ma anche nel corso dei lavori per la ferrovia a Marianopoli ne
sono la testimonianza.
Prima dell'avvento del capitalismo, essendo la
ricchezza e la proprietà in mano a pochi nobili, esistendo una, relativamente, bassa
speculazione fondiaria e immobiliare, non essendovi una legge scritta di
rispetto delle consuetudini e delle caste, era poco avvertita l'esigenza di una
organizzazione della città secondo una gerarchia funzionale con rigida
deputazione dei luoghi.
Con il capitalismo nasce l'emergenza città, nel
senso che occorre una organizzazione del territorio e degli insediamenti più
rispondente ai nuovi bisogni delle genti, ai problemi sanitari, ai trasporti.
L'urbanistica diventa il tema dominante delle classi emergenti, che
concepiscono l'esigenza come fatto tecnico: necessità di strade per gli
spostamenti, case e impianti pubblici per il fenomeno dell'inurbamento delle
popolazioni, tutto per la "solubrità degli abitati" e per una
"dimora sana, comoda e gradevole" dei cittadini. Sono di fine
Ottocento, grazie all'esperienza inglese e francese[2], le leggi: sulla distinzione dei fondi rustici[3] , urbani e
sull'espropriazione per pubblica utilità e sulla formazione dei Piani
Regolatori e di ampliamento (L. n. 2136/1865) nonché il Catasto Urbano del
1871.
Grazie alla nuova legislazione in materia
urbanistica, Caltanissetta affronta il suo primo l'ampliamento della città
(1878-81) con un progetto dell'ing. capo comunale A. La Barbera mentre è
sindaco il cav. Giovanni Benintende. Il P. R. riguarda lo "...
ingrandimento della città nelle terre contigue alla stazione".
Prima dell'Unità d'Italia, per la cronaca,
esistevano 24 difformi catasti distribuiti in 9 compartimenti, le mappe erano
"libri figurativi" con le planimetrie dei fondi disegnate a vista e
da descrizione sommaria dei beni su un registro dove venivano annotati i
trasferimenti di proprietà. Lo Stato Pontificio e lo Stato Lombardo - Veneto
erano i soli provvisti di attendibili mappe che però non distinguevano i
terreni dai fabbricati.
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