In via Diziani, una stradina di qualche metro, le nuove barriere buone per le autostrade sono anche sicure per i pedoni?
In
via Diziani è stato rimosso, a distanza di qualche mese,
l’incombente pericolo segnalato relativo ad una staccionata da
tempo interrotta da squarci e da un muretto in cemento in parte
franato a valle verso la via Gabelli. Le due vie sono parallele ma su
piani diversi, con un punto di massimo dislivello di circa 10 metri.
La ricostruzione, con sostituzione delle precedenti barriere
preesistenti con palizzate di legno e barriera di cemento - un mix di
tipologie già poco idonee alla sicurezza - è avvenuta con la posa
in opera nei due diversi tratti, con soluzioni tecniche differenti ma comunque non da via urbana.
Senza
volere scomodare gli articolati di legge e i regolamenti in materia
di barriere di sicurezza stradale, semplicemente rilevo che quanto è
stato fatto mi trova perplesso per quella scelta progettuale che mi
appare inidonea e inutilmente vistosa. Una soluzione da autostrada
per una stradina di città, prossima al centro storico, con senso
unico fruito da pochi accessi laterali (4), verso proprietà private
e un traffico pedonale mosso, principalmente, dai vicini parcheggi
urbani e dal parco “città di Bologna”.
Trovo
che in una via urbana di qualche metro di larghezza (3,5 - 4 m)
classificata con lettera F, i due diversi brevi tratti di barriera
collocati, appaiono sproporzionati e di aspetto estetico invasivo.
I
due segmenti di diversa tipologia collocati, per la loro mole,
sembrano più idonei a ben altre linee cinematiche.
Facendo
poi riferimento alla richiesta sicurezza per il contiguo dislivello,
principalmente a favore dei pedoni e meno per quella
automobilistica, quella tipologia di barriera collocata per le sue
caratteristiche tecniche rimane sicura per le auto ma non per le
“componenti più deboli”: pedoni (adulti e bambini) e animali di
affezione di piccola taglia.
Da
un punto di vista estetico e paesaggistico, la già esistente
confusione di numerose altre soluzioni di barriere e protezioni
presenti (sei in totale se non erro) aumenta il suo campionario.
Insomma anche questa soluzione non passa inosservata ai fini
dell’estetica e del decoro urbano dei luoghi. Non ci vuole certo
una “commissione dell’ornato” per capire che i sottosistemi
segnici specie in prossimità di un centro storico vanno
particolarmente attenzionati in sede di progettazione e di
esecuzione.
Anche
per le barriere adottate sarebbe bastato ricordarsi che: “migliori
condizioni ambientali e di sicurezza” richieste nel PIANO GENERALE
DEL TRAFFICO URBANO di Belluno, non sono solo parole ma forse
attenzioni nel caso disattese per la categoria dei pedoni, le
cosiddette “componenti più deboli”.
In
Conclusione, si registra un tutto ineccepibile in quei lavori, penso,
dalla committenza. La barriera ora c’è ed è nuova. Mi spiace solo
che i temi della sicurezza viaria ritenuti del tutto ok dal punto di
vista funzionale in generale, non soddisfino, a mio modesto avviso,
proprio la sicurezza dei pedoni nonché la valenza estetico-culturale
di un manufatto che non può astrarsi dal decoro urbano.
Consiglierei
almeno, l’aggiunta di una rete alla maniera di quelle già
esistenti lungo quella via, per mettere in sicurezza il passaggio dei
pedoni.
Mi
domando e domando: ma non siamo in tempi di vacche magre, cioè in
tempi in cui la Corte dei Conti critica gli sprechi della pubblica
amministrazione? E non dovremmo essere più attenti allo spazio
urbano in una città come Belluno e le sue Dolomiti patrimonio
dell’umanità?
Chi
deve vigilare localmente, sul piano della rispondenza delle spese
all’intervento progettato e realizzato e del decoro urbano?
Giuseppe
Cancemi

