Città sostenibile
Belluno e il suo hinterland costituiscono un unico territorio a vocazione turistica. La notizia che circola di
fare riconoscere formalmente turistici i suoi Comuni appare strategica ma solo
al fine di far cassa (non nascondiamocelo) anche se patto di stabilità e
ristrettezze economiche impongono in bilancio una diminuzione delle uscite o un
aumento delle entrate. È raro in verità trovare Comuni virtuosi che hanno
capito e cambiato rotta, dimostrando di avere metabolizzato il cambiamento
socio-economico in atto di portata epocale. Lo spreco, a partire dal
territorio, dall’edilizia è bandito, e nella modernità ogni modifica,
trasformazione e/o creazione deve essere affrontata nella complessità che segna
i nostri tempi.
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Belluno, Via Flavio Ostilio, 6-04-2011 |
Nei lavori pubblici, per esempio, la fetta maggiore delle
risorse si continua ad attribuirla massimamente al nuovo, e si trascura che la
vera immagine di una città sta nel mantenimento in buono stato di ciò che si
possiede. Voglio dire che la manutenzione continua ad essere la cenerentola
degli enti autarchici. Ovviamente mi riferisco alla manutenzione programmata di
ogni bene cittadino, che significa assegnare un tempo di durata a ciò che si
vuole mantenere e, alla scadenza, attuare il ripristino estetico/funzionale.
L’immagine, di una città attitudinalmente turistica, a maggior ragione deve
essere mantenuta da periodici piccoli ripristini e non da episodici interventi
che aumentano i costi e, se in ritardo, fanno scivolare in un progressivo
degrado.
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Belluno, Via Flavio Ostilio, 25-08-2011 |
In centro storico qualche esempio di immagine che offusca
la vera Belluno la offre il degrado della scuola “Gabelli” in prossimità degli
arrivi ferroviari e dei bus. Anche chi visita o percorre alcune vie in quegli
stessi dintorni, potrà constatare che i marciapiedi presentano superfici
che sembrano montagne russe. Le “cuciture” varie con bitume, che riparano i
marciapiedi, sono dissesti veri e propri dell’attesa planarità di un percorso
pedonabile. Non è raro trovare frantumata la pietra calcarea delle bordure di
contenimento in parti di marciapiedi e di gradini. Un esempio per tutti, topico,
lo si può trovare nei gradini di via Flavio Ostilio. Per la cronaca, otto/nove
mesi fa, ad un vigile, ho fatto notare un dissesto visibile di alcuni gradini. Sono
spuntati poco dopo due cartelli di lavori in corso. Se si va a vedere ora,
non sono più presenti quei cartelli ma i gradini guasti permangono.
Quando piove, tra le buche stradali e quelle dei
marciapiedi, per gli schizzi, al cittadino sembra di interpretare un noto film dal
titolo (parodiato): “imprecando” sotto la pioggia. Per la verità, i marciapiedi
in disordine non sembrano avere origine dall’obsolescenza quanto piuttosto dai
lavori in tempi successivi per i vari allacci alle varie reti
sotterranee. E qui una riflessione è d’obbligo: il ripristino dei luoghi per detti
allacci non è stato fatto con la dovuta attenzione/sorveglianza, o è il
risultato di conseguenze non eliminabili? Quale dei casi che sia, necessita
di essere accertato perché non si verifichi più in futuro. Sommessamente, potrei
suggerire: o di controllare meglio il ripristino dei luoghi a lavori
effettuati, o di prevedere un tempo per l’intero rinnovo di quel marciapiede
dopo un certo numero di allacci e/o lavori vari, e quindi trattenersi per ogni
intervento un apposito contributo per quel preciso scopo. Il dissesto dei
marciapiedi in alcuni casi è anche causato dalle radici degli alberi. Qui si
può solo pensare di intervenire per il futuro, con essenze in caso di ricambio,
le cui radici, ad esempio, siano fittonanti.
L’accoglienza turistica muove dalla prima impressione. Il
centro storico per fortuna, grazie all’eredità lasciata dall’umanità che lo ha
attraversato, testimonia con i suoi manufatti un’edilizia ricercata che segna
la cronologia storica del vissuto urbano.
Nel linguaggio corrente di politici e tecnici locali,
aleggiano di tanto in tanto un paio di vocaboli che dovrebbero coniugare il turismo
con l’economia. Mi riferisco ai termini: bioarchitettura e sostenibilità. Peccato
che ancora siano solo dei pronunciamenti. Nel regolamento edilizio della città
di Belluno ad esempio, non si trovano. Altrettanto assente è un qualche cenno
al protocollo di Itaca che riguarda i criteri per nuove costruzioni o
ristrutturazioni in termini di bioarchitettura.
La Repubblica riconosce al turismo un'importanza
strategica nello sviluppo economico del Paese. In termini locali l’immagine
turistica si esalta quando il centro di un Comune oltre ad essere un luogo
rinomato per storia e cultura si mostra efficiente e viene percepito come amico
appunto della sostenibilità.
Qualche Comune del bellunese è sulla buona strada; Feltre
qualche tempo fa si è prodigata per diffondere la conoscenza dei beni culturali
tramite internet in modo nuovo e proprio in questi giorni si sta occupando di
edilizia sostenibile. Il capoluogo di provincia, faccia conoscere meglio agli
ignari cittadini come me quali vie ha intrapreso per migliorare l’immagine
della città e cosa sta facendo per la sostenibilità. Penso che con un gesto
simbolico minimo, nel quadro di una strategia globale di immagine, di
valorizzazione e razionalizzazione delle risorse e di scelte sostenibili, si
potrebbe cominciare col risanare marciapiedi, gradini, recinti (vedi
“Gabelli), etc., e allo stesso tempo esaminare la possibilità di adottare nello
strumento urbanistico, i nuovi criteri di sostenibilità aderendo al “protocollo
Itaca” del Veneto.
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N.B. - Oggi, 7 novembre 2011, annoto volentieri che da un mese circa le riparazioni ai gradini segnalate in questo pezzo sono state fatte.
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N.B. - Oggi, 7 novembre 2011, annoto volentieri che da un mese circa le riparazioni ai gradini segnalate in questo pezzo sono state fatte.