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sabato 18 agosto 2012

Novecento... flash


PASSAGGIO DAL RAZIONALISMO AL DECADENTISMO COSTRUTTIVO NELL'IMMAGINARIO COLLETTIVO GUARDANDO ALLE CITTÀ ITALIANE

Se proprio vogliamo parlare dell’esteriorità dell’architettura moderna, parliamone, ma non in senso storico-comparativo magnificando questo o quell’architetto famosi e delle loro opere, tirando in ballo il razionalismo italiano. L’espressione dell’architettura moderna dopo gli anni 50, in poche opere pubbliche (quando ci sono)  non rappresenta il documento culturale che può assolvere la preponderante percezione  che si ha dell’edilizia contemporanea da tramandare ai posteri. Parlo di edilizia, perché tale è oggi quanto si vede in giro in fatto di opere. Sempre più dettata dalla speculazione e dal guadagno e poco all’espressione colta dell’arte.  L’anima invece delle architetture da trasmettere che ha permesso agli autori del passato di esprimere lo stato dell’arte di quell’epoca  esiste sì in qualche contemporaneo, ma è poco e ed è minimale nel presente delle opere del Novecento.  Almeno nella caratterizzazione. Si sa che le opere moderne di espansione urbana,  raramente sono opere architettoniche. Le città, nella loro stratificazione novecentesca appaiono tutte uguali: edifici, grandi scatoloni, poggiati l’uno accanto all’altro. Composizioni architettoniche (sic!), solo in volume, private dello spazio complementare che conferisce armonia all’opera.

Monumenti celebrativi in città che monumenti non sono. Sempre più spesso  opere nane, in altezza s’intende, che si confondono in mezzo alle auto sempre più numerose. Anch’essi, nella collocazione, spesso privi d’anima.
Il Novecento, per dirla in breve specie dal dopoguerra in poi,  riconosciamolo, è stato mosso sempre più da una inarrestabile speculazione edilizia e poco o niente di una vera ricerca urbanistico-architettonica.