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martedì 23 aprile 2019

Le nuove barriere di via Diziani


In via Diziani, una stradina di qualche metro, le nuove barriere buone per le autostrade sono anche sicure per i pedoni?


In via Diziani è stato rimosso, a distanza di qualche mese, l’incombente pericolo segnalato relativo ad una staccionata da tempo interrotta da squarci e da un muretto in cemento in parte franato a valle verso la via Gabelli. Le due vie sono parallele ma su piani diversi, con un punto di massimo dislivello di circa 10 metri. La ricostruzione, con sostituzione delle precedenti barriere preesistenti con palizzate di legno e barriera di cemento - un mix di tipologie già poco idonee alla sicurezza - è avvenuta con la posa in opera nei due diversi tratti, con soluzioni tecniche differenti ma comunque non da via urbana.
Senza volere scomodare gli articolati di legge e i regolamenti in materia di barriere di sicurezza stradale, semplicemente rilevo che quanto è stato fatto mi trova perplesso per quella scelta progettuale che mi appare inidonea e inutilmente vistosa. Una soluzione da autostrada per una stradina di città, prossima al centro storico, con senso unico fruito da pochi accessi laterali (4), verso proprietà private e un traffico pedonale mosso, principalmente, dai vicini parcheggi urbani e dal parco “città di Bologna”.
Trovo che in una via urbana di qualche metro di larghezza (3,5 - 4 m) classificata con lettera F, i due diversi brevi tratti di barriera collocati, appaiono sproporzionati e di aspetto estetico invasivo.
I due segmenti di diversa tipologia collocati, per la loro mole, sembrano più idonei a ben altre linee cinematiche.

Facendo poi riferimento alla richiesta sicurezza per il contiguo dislivello, principalmente a favore dei pedoni e meno per quella automobilistica, quella tipologia di barriera collocata per le sue caratteristiche tecniche rimane sicura per le auto ma non per le “componenti più deboli”: pedoni (adulti e bambini) e animali di affezione di piccola taglia.
Da un punto di vista estetico e paesaggistico, la già esistente confusione di numerose altre soluzioni di barriere e protezioni presenti (sei in totale se non erro) aumenta il suo campionario. Insomma anche questa soluzione non passa inosservata ai fini dell’estetica e del decoro urbano dei luoghi. Non ci vuole certo una “commissione dell’ornato” per capire che i sottosistemi segnici specie in prossimità di un centro storico vanno particolarmente attenzionati in sede di progettazione e di esecuzione.
Anche per le barriere adottate sarebbe bastato ricordarsi che: “migliori condizioni ambientali e di sicurezza” richieste nel PIANO GENERALE DEL TRAFFICO URBANO di Belluno, non sono solo parole ma forse attenzioni nel caso disattese per la categoria dei pedoni, le cosiddette “componenti più deboli”.
In Conclusione, si registra un tutto ineccepibile in quei lavori, penso, dalla committenza. La barriera ora c’è ed è nuova. Mi spiace solo che i temi della sicurezza viaria ritenuti del tutto ok dal punto di vista funzionale in generale, non soddisfino, a mio modesto avviso, proprio la sicurezza dei pedoni nonché la valenza estetico-culturale di un manufatto che non può astrarsi dal decoro urbano.
Consiglierei almeno, l’aggiunta di una rete alla maniera di quelle già esistenti lungo quella via, per mettere in sicurezza il passaggio dei pedoni.
Mi domando e domando: ma non siamo in tempi di vacche magre, cioè in tempi in cui la Corte dei Conti critica gli sprechi della pubblica amministrazione? E non dovremmo essere più attenti allo spazio urbano in una città come Belluno e le sue Dolomiti patrimonio dell’umanità?
Chi deve vigilare localmente, sul piano della rispondenza delle spese all’intervento progettato e realizzato e del decoro urbano?

Giuseppe Cancemi

 

 

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