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lunedì 27 febbraio 2012

MACCALUBE

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I cosiddetti vulcanelli (o vulcanetti che si voglia) di Caltanissetta  sono un problema per chi si trova ad abitare vicino o addirittura sui terreni interessati dal fenomeno. Come si sa, sono manifestazioni gassose che provengono dal profondo sottosuolo e si rivelano all’esterno con emissioni fangose gorgoglianti nei  vari conetti di fango, in un paesaggio fango-argilloso grigio con rari ciuffi qua e là di piante, dove queste riescono a colonizzare il suolo. A parte i problemi di staticità che provocano alle costruzioni esistenti su quei suoli, anche il semplice mantenimento di un parco naturale, difficilmente si può pensare che una vegetazione non spontanea possa attecchire.
Da queste emissioni che portano all’esterno gas metano  secco e fanghiglia di argilla, il primo, se vogliamo vederlo come opportunità, non è utilizzabile come combustibile, per l’argilla invece si potrebbe vedere.
Le argille hanno struttura cristallina dalle dimensioni minime inferiori ai 2 micron e proprietà colloidali. È costituita da silicati di alluminio mescolati con altri minerali.  I tipi di argille sono chimicamente diversi e si distinguono per nome come: illite, clorite, glauconite, caolinite, montmorillonite, attapulgite e sepiolite, sette in tutto. Sin dall’antichità, l’uomo ha attribuito all’argilla proprietà curative, antisettiche e cosmetiche. L’interesse dei moderni si rivolge massimamente verso gli usi omeopatici ed estetici.
Delle argille si può parlare in termini di utilizzo industriale, ma anche  in agricoltura per gli innesti, a casa per assorbire gli odori (in frigo per esempio) e per un certo potere filtrante e assorbente, in cosmesi per le maschere di bellezza .
 Insomma, questa argilla che si ritrova all’esterno in mucchietti sul suolo di Terrapelata, oltre a testimoniare un fenomeno geologico, saprà suggerire alla fantasia umana e in particolar modo ai nisseni un uso compensativo sostenibile?

domenica 26 febbraio 2012

Rivalutazione immobiliare (sic!)



CENTRO STORICO

Abbiamo appreso in questi giorni dai media, che l’ultima legge finanziaria prevede una rivalutazione delle case dei centri storici. Nella generale ricerca di “raschiare il fondo del barile” ci può stare, ma a parte la lievitazione degli affitti e dei costi degli immobili, la ripercussione inciderà ancora una volta su prezzi, potere di acquisto e peso delle tasse. E sicuramente non è tutto. Infatti penso che l’intervento non potrà essere equo nel territorio, se  il meccanismo non differenzierà le esistenti dissomiglianze tra i vari centri storici del nostro Paese.

Si pensa di adeguare i valori tra quartieri periferici ipotizzati di minor valore rispetto al centro storico, che può essere vero ma non per città come Caltanissetta.

I Comuni come Caltanissetta che hanno lasciato morire il centro storico come potranno pretendere di rivalutare quegli immobili che il mercato non cerca e non vuole?  Chi pagherà questo aggiornamento del valore catastale nei già penalizzati  vicoli e strade della Provvidenza, di San Francesco, degli Angeli, di San Rocco  e della Saccara?

Chi amministra la città, in merito al centro storico, parla di un luogo da mettere in sicurezza per problemi di staticità. Parla di fondi regionali per rimediare/evitare i crolli. Promuove incontri tra amministrazione attiva e ordini professionali  in cui domina lo spettro della sicurezza statica, ed elargisce incarichi professionali per l’individuazione degli immobili dove intervenire. Per farla breve, siamo al punto che la mappatura commissionata è pronta e mostra ciò che in centro storico è meritevole (sic!) di essere recuperato e ciò che invece dovrà essere abbattuto e ricostruito.
In tutto questo, nella “mappatura” preparata, dove sono gli abitanti? Chi sono come gruppi sociali? Come si provvederà nei casi di inevitabile sgombero? Sarà il Comune a gestire un processo così complesso e dai tempi lunghi?
Piazza Garibaldi 
Siamo ad un punto che più assurdo non si può ma che dovrebbe fare riflettere.  Una città legale, che rivolge la sua attenzione alle cose materiali, ignorando la città reale (quella dei cittadini), accingendosi ad intervenire nel centro storico con una agenda  dettata da un’unica  cogenza, la preoccupazione dei crolli. Dall’altra, una norma comune a tutta Italia, che per lo stesso luogo intende perseguire una logica impositiva che intende per equità  fare cose uguali tra disuguali.
Ricordo solo che il centro storico è parte integrante del sistema città-territorio e che non può essere considerato alla stessa stregua a tutte le latitudini, dove ha avuto e ha storie e destini diversi.

giovedì 23 febbraio 2012

ULSS, proviamo ad innovare, razionalizzare, risparmiare



I tagli continui effettuati da qualche anno a questa parte, alle risorse che arrivano alle ULSS, hanno una ripercussione a cascata, specie nei territori montani, insopportabile. C’è il rischio che si  traducano nella riduzione di posti letto, nella restrittiva redistribuzione territoriale dell’organizzazione sanitaria  e in un riallineamento verso il basso di  funzioni gerarchiche e  specializzazioni cliniche. Sembrerebbe un’equazione inevitabile: meno soldi, meno tutto. Nessuno che pensi ad una possibile alternativa basata sul risparmio, la razionalizzazione, l’ingegnerizzazione del sistema sanitario locale. Riducendo i costi, a parità di  budget sanitario, si può continuare a mantenere,  anzi  migliorare la qualità, i posti letto e le varie dislocazioni dei presidi già presenti nel territorio.
 Provo a suggerire una mia riflessione che  se letta con i grandi numeri dell’utenza servita, si ha l’idea del possibile recupero di risorse umane ed economiche.
Da una constatazione di prestazioni dell’ USLL ad un ipotetico paziente cronico che, in situazione di normalità, deve essere controllato periodicamente, l’attuale iter prevede:  medico di famiglia, per la prescrizione di visita specialistica e degli eventuali esami che, escludendo sangue e urine, per radiografie, ecografie, ecc.  è necessaria la prenotazione;  prenotazione calcolata temporalmente per singolo esame, tra lunghe attese (mesi e mesi), per coordinare gli esiti degli esami  (in tempo utile) con la visita. Diversamente, esami da privato (sempre in tempo). Si continua col pagamento dei vari ticket  presso l’apposito sportello e alla fine bisogna collezionare le risposte dei vari esami, pagare ancora il ticket per la prestazione sanitaria e presentarsi al clinico di turno con gli esiti da esibire per la visita di controllo. Ma non è ancora finita. Si dovrà ancora ritornare dal medico di famiglia per farsi prescrivere le ricette da portare in farmacia e per far annotare esami e responso dello specialista. Emergono da questo percorso tanti passaggi che potrebbero essere eliminati e/o velocizzati con degli automatismi  a favore di tutti, facendo viaggiare le informazioni di più e meno i pazienti. I benefici li lascio immaginare pensando al trasporto, alle risorse umane ed economiche che si liberano, alla utile semplificazione dei processi che avvantaggia tutti.
Ciò che potrebbe risolvere egregiamente questo percorso ad ostacoli esiste da tempo ed è la tanto sbandierata semplificazione, grazie all’informatica e ad internet. Oggi si ha a disposizione anche una marcia in più con  la tecnologia  “cloud computing” conosciuta in Italia semplicemente come “la nuvola”.  La  filosofia di quest’ultima è quella di offrire un sistema intelligente di custodia dei vari dati, interscambiabili ed accessibili in rete da chi è autorizzato, contrariamente al sistema vigente che gestisce le informazioni  per compartimenti stagni.  Con un’analisi dei flussi di traffico dei dati e un apposito software di gestione, alcune ridondanze dei passaggi precedentemente visti, possono essere eliminate. Razionalizzando le operazioni, esami e responsi  tutti, per medico di famiglia e clinico, possono essere alla loro portata sempre, con un semplice click. Al cittadino paziente, si può facilitare altro. Con una carta prepagata, ad esempio, tutti i pagamenti  richiesti dalle varie prenotazioni si possono semplificare.  Infine,  con un software di gestione con  apposite form (moduli) in rete, si potrebbe raccogliere e coordinare il tutto, eliminando il superfluo andirivieni delle persone.  
Non sto parlando di fantascienza, parlo di innovazioni che trovano anche risorse economiche di avvio nei progetti previsti dal bando diffuso dall’UE  che scade il 15 maggio prossimo.  All’aspetto organizzativo informativo appena visto, per completezza di  idee, aggiungerei  anche la previsione di organizzare, nel tempo, nei  vari complessi ospedalieri, il risparmio idrico mediante utilizzo di raccolta idrico-pluviale in un secondo circuito per usi igienici (non potabile) in aggiunta all’esistente circuito potabile; il risparmio energetico con fonti rinnovabili (fotovoltaico, ibrido), il controllo elettronico dell’illuminazione, dell’uso complessivo dell’energia, ecc..


Per concludere, credo che prima di attuare facili ristrutturazioni, sempre con ripercussioni sui servizi e a danno dell’utenza, razionalizzare, innovare, ricercare nuove risorse possono far mantenere e migliorare nei presidi delle ULSS del bellunese, quegli standard esistenti  che si sono fin qui saputi conservare.

sabato 18 febbraio 2012

Caltanissetta: Centro storico

qualche tempo (5-6 anni) fa proponevo al Comune di Caltanissetta ...



alcune note utili per il recupero del centro storico
(Dr. urb. Giuseppe Cancemi)

metodologia
Strategia dei piccoli passi costanti e coinvolgenti (trasparenza e partecipazione)
Effetto valanga.

Gestione del recupero
Il recupero del tessuto urbano è un fatto complesso il quale, non si esaurisce con la sola riqualificazione del centro storico ma che integra altre azioni di ecologia urbana. Si fonda e considera la funzione abitativa come elemento inscindibile da altre attività insediative (servizi, artigianato, commercio, tempo libero, ecc.) mettendo al centro di tutto il cittadino. Il ruolo decisivo che deve avere il recupero riguarda il problema abitativo e i processi (trasformazioni d'uso e di tipologie, vendite frazionate, sfratti, costi d'affitto alti, ecc.) che si riflettono negativamente sulla domanda di nuove abitazioni per un riuso più equo e in grado di mantenere la naturale varietà sociale e funzionale di un centro storico.
Il processo di recupero, a partire dal centro storico, se ne deve fare carico il comune istituendo un ufficio casa in coincidenza dell'istituzione ufficio espropri previsto dal testo unico 327/2001.
La gestione del processo di recupero riguarda il governo degli interventi necessari e urgenti adesso in centro storico ma in prospettiva, inevitabilmente, riguardanti l'intera città. Appalti, convenzioni, contratti, ecc. e ogni altro atto inteso a gestire il patrimonio edilizio (pubblico e privato) che s'invecchia, non rappresenta un fatto episodico ma un evento ciclico di cui il Comune deve averne "il polso" costantemente se vuole evitare il fenomeno dell'abbandono e del degrado di parti della città.
La politica del recupero che vuole sortire due effetti: soddisfacimento del bisogno abitativo e restituzione di un'immagine cittadina del costruito rispettosa della storia e della cultura che ha stratificato la città, non può trascurare la delicatezza che investe le decisioni sulle modalità di intervento, e per questo deve poter disporre di imprese e maestranze competenti, in grado di eseguire gli interventi nel rispetto dei canoni del restauro. La istituzione di apposito cantiere legato a delle lezioni in aula, avente per obiettivo la formazione-lavoro, può essere il primo passo.
 Anche l'apposita scelta di un isolato che ben si presta allo scopo serve, se coadiuvata da un opportuno progetto pilota di restauro, ad avviare un dialogo con la parte più scettica dei cittadini che in quel cantiere può constatare la validità del recupero.
A mo' d'esempio, si può pensare che, cantiere ed aula possano essere trasparenti mediante una web-camera per chi, interessato e non, vuole conoscere come si sviluppano giorno per giorno formazione e lavoro.
In altre parole, per il recupero del centro storico, è necessario un atteggiamento consapevole dell'esigenza di ordinare, controllare e guidare ogni processo d'intervento, perché non venga smarrita la linea politica di una operazione complessa che, deve essere condotta sinergicamente delle varie componenti politiche economiche e sociali della città e per fugare ogni possibile errore che può scaturire dall'improvvisazione.

soggetti da coinvolgere
Comune, IACP, cooperative, privati, cassa edili, sindacati, confindustria, imprenditori, lavoratori-corsisti, ecc.

risorse economiche
Finanziamenti agenda 2000, cassa depositi e prestiti, BOC, finanziamenti IACP e cooperative, finanziamenti prima casa, capitali d'investimento privati.

costi
Il costo totale per mq di intervento comprende:
costo di costruzione, ristrutturazione, recupero, manutenzione
oneri per indagine preliminare
spese generali e tecniche
IVA
altri oneri per aree, parti di edifici, urbanizzazioni ed eventuale trasferimento e sistemazione temporanea delle famiglie e/o prosecuzione delle attività economiche insediate.
Detto costo si riduce al 40% in caso di manutenzione straordinaria e raggiunge l'80% in caso di restauro e risanamento conservativo (valutazione CER, Comitato per l'Edilizia Residenziale presso l'ex ministero dei LL. PP.).

agevolazioni
Facilitazioni burocratiche, Riduzione oneri di urbanizzazione, incentivi vari sui costi (cantiere, smaltimento sfabbricidi, ecc.)

orientamento del recupero
- Interventi che tengano conto della bioarchitettura  (verifica della presenza del gas radon, basso in/out energetico, ecc.)
- Risparmio idrico
- Risparmio energetico (riscaldamento, pannelli fotovoltaici, energia solare-termica)
- Efficienza termica

Effetti del recupero
Diretti: valore aggiunto alla proprietà immobiliare pubblica e privata, specializzazione di maestranze negli interventi di restauro, spendibile nel mercato del lavoro su più vasta area.

Indiretti: stabilità della manodopera del settore edile, occasioni di lavoro non precario ma ciclicamente continuativo, immagine complessiva della città (marketing urbano) apprezzabile ai fini della qualità della vita dei residenti e turistici. 

norme di riferimento
Legge n. 457 del 5 agosto 1978 (Titolo IV, Norme generali per il recupero del patrimonio edilizio ed urbanistico esistente).

L.R. n. 70 del  7 maggio 1976, Tutela dei centri storici…, artt. 1,2.

L.R. n. 71 del 27 dicembre 1978, art.20 (Categorie di intervento), art.55 (Centri storici).
Circolare A.R.T.A. 11 luglio 2000 n.3/2000
Aggiornamento dei contenuti degli strumenti urbanistici generali e attuativi per il recupero dei centri storici.

D.p.r. 8 giugno 2001 n. 327 - Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità.

Statuto Comune Di Caltanissetta, art. 7 - Assetto e gestione del territorio
omissis
3) Privilegia il recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio, urbanistico e monumentale della città con particolare attenzione al recupero e valorizzazione del centro antico.
4) Programma ed attua, nel rispetto delle prescrizioni esecutive del P.R.G., l'edilizia residenziale pubblica e privata, al fine di assicurare il diritto all'abitazione, ed un sistema razionale di opere di urbanizzazione primaria e secondaria, subordinando gli strumenti di pianificazione e le loro prescrizioni esecutive ai principi di tutela dei valori ambientali, di eliminazione di ogni forma di inquinamento, di salvaguardia e di recupero delle risorse naturali e dei valori storico-artistici del territorio.

Strumenti operativi
- Piano Territoriale Paesistico Regionale
- piano regolatore generale, strumento urbanistico di articolazione dei rapporti tra centro storico e territorio, tra centro storico e città nel suo insieme (esistente e progettata);
- piano particolareggiato (o anche, programmi integrati di intervento e programmi di recupero urbano), relativo al recupero e alla strutturazione del centro storico nei suoi elementi più significativi;
piani esecutivi di comparto, estesi a un isolato o  un insieme di elementi organicamente raggruppabili;
- piano del colore, derivante da istruttoria e ricerca filologica, iconografica e documentaria in cui entra a pieno titolo la «tradizione cromatica».

tipi di intervento
Acquisizione (o intervento con partenariato Pubblico/privato) di immobili privati in centro storico per la loro valenza storico-urbanistica, da consolidare ristrutturare e restaurare e da destinare agli usi pubblici previsti dal piano particolareggiato o di comparto. Possono altresì, allo stesso scopo, essere acquisiti immobili diruti o non abitabili per essere destinati dopo la loro sistemazione ad edilizia residenziale pubblica (case parcheggio, alloggi, immobili di scambio).

Gli interventi ammessi sono:
- risanamento statico e igienico degli edifici, tendenti al mantenimento della loro struttura e a un uso equilibrato dell'intero organismo; siffatto intervento va attuato secondo tecniche, modalità e avvertenze fedeli alle istruzioni per la condotta dei restauri architettonici. Nella fattispecie di intervento è di particolare importanza l'ossequio alle qualità tipologiche, costruttive e funzionali dell'organismo, e vanno escluse le trasformazioni che ne alterino i caratteri dell’organismo edilizio;
- rinnovamento funzionale degli organismi interni, da permettere soltanto laddove si presenti indispensabile ai fini del mantenimento in uso dell'edificio. Anche per questo tipo di intervento vale l'importanza fondamentale del rispetto, ove possibile, delle qualità tipologiche e costruttive degli edifici, evitando funzioni che deformino oltremodo l'equilibrio tipologico-costruttivo-statico dell'organismo.
Il comune interviene su:
-         patrimonio edilizio degli enti pubblici;
-         recupero del patrimonio edilizio privato, di rilevante e preminente interesse pubblico, anche mediante convenzionamento con i privati;
-         recupero del patrimonio edilizio privato, in caso d'inerzia dei proprietari, mediante esproprio, previa diffida;
-         adeguamento delle urbanizzazioni.

Tempi di attuazione
Una valutazione teorica degli elementi che scandiscono i tempi di attuazione del recupero all'interno di un isolato o di un singolo immobile possono riassumersi in:

indagine di fattibilità e di localizzazione;
procedure di acquisizione del/degli immobili (esproprio, occupazione d'urgenza, ecc.);
indagini tecniche preliminari (perizie statiche);
predisposizione dei piani di intervento, progetti esecutivi, autorizzazioni, appalti;
eventuale trasferimento degli inquilini.

venerdì 17 febbraio 2012

E' questa la Caltanissetta che vogliamo mantenere?


Uno scorcio della moderna (sic!) Caltanissetta

Perdonate!


Ma credo proprio che Caltanissetta vive male perché è male amministrata da lungo tempo. Tra le problematiche che affliggono la città vi sono le endemiche carenze dei servizi: acqua e rifiuti nonché un’economia da sempre asfittica. Se si vuole dare una mano per fare (ri?)sorgere la città, bisogna avere la capacità di organizzare un tam tam mediatico capace di sfidare gli attuali e i prossimi amministratori sul terreno di  un misurabile impegno: la risalita di Caltanissetta in graduatoria nell’annuale classifica sulla vivibilità urbana, nel 2011 al penultimo posto (106°).
***
Ricordo che l’Ecosistema Urbano, si “misura” con indicatori, per tre grandi categorie:
-  il carico delle attività umane sull’ambiente(perdite di rete idrica, consumi di acqua potabile, di carburante, di elettricità, produzione di rifiuti, numero di auto pro capite ecc.;
-  qualità dell’ambiente in termini di smog, inquinamento idrico, verde urbano, ecc.;
-  qualità delle politiche  attraverso depurazione, raccolta differenziata, trasporto pubblico, ecc.

***
QUALCHE  IDEUZZA DI BASE SE SI VUOL  FARE QUALCOSA DI CONCRETO
*      L’acqua va distinta tra i vari usi (potabile, igienica, industriale, agricola), va riciclata, va accumulata. Favorire comportamenti  virtuosi in questo senso significa: incentivare, adeguare gli impianti idrici, accumulare know how da esportare, contribuire al risveglio dell’economia.

*      I rifiuti sono un  business, ma bisogna aumentare la raccolta differenziata e investire sulla trasformazione in loco dei materiali ottenuti dal riciclo. È pensabile che attività collaterali e indotte richiedano investimenti minimi per occupato e possono dar  luogo ad un apprezzabile incremento nell’occupazione.

*      Con le ristrutturazioni edilizie o le nuove costruzioni si faccia in modo, con incentivi e norme, che gli interventi abbiano carattere di bioarchitettura, risparmio energetico (teleriscaldamento con biogas, isolamento termico, raffrescamento passivo, energia solare -  ‘fotoelettrica e termica’, ecc.), risparmio idrico con doppia circuitazione idrica, ecc.

*      Ristrutturazione del centro storico a partire dalla proprietà pubblica con piccoli interventi di esempio.

*      Avvio di una banca etica per piccoli prestiti. Creazione di altra banca, diciamo, del tempo per lo interscambio di attività e prestazioni di lavoro/ausilio. Fare qualcosa per gli altri in beneficienza o per uno scambio di attività;

*      Interventi esempio di restauro del centro storico monitorati con webcamere 24h/24  per diffondere il senso della partecipazione, per chi lavora e chi osserva, e una guida utile per chi vuole emulare;

*      Ecc. ecc.
TEMI
Vivibilità urbana, incremento dell’occupazione, riduzione programmata degli sprechi, nuove tecnologie  … ecc., ecc.

giovedì 9 febbraio 2012

Le Maccalube di Caltanissetta







Finché restano accesi i riflettori su  qualcosa che fa discutere,  per esempio su un tema cittadino come quello dei “Vulcanelli” di questi giorni, è sintomo di sana democrazia: rende pubblico un confronto che può essere utile alla collettività.
L’Assessore A. Milazzo amministratore della città di Caltanissetta, saprà meglio di me che l’area dei “Vulcanelli” ha una storia antica e travagliata. Il toponimo “Terrapelata” che segna il luogo, riportato sulle mappe che usiamo, è stato ereditato dalla saggia virtù contadina delle generazioni passate, che sapeva anche ammonire.
I vulcanelli negli “over” richiamano alla memoria un impianto sportivo in situ, su area appositamente titolata, che è durato pochissimo in funzione per via del suolo instabile, e un “generoso” indice di edificabilità (0,2 mc/mq) che, prima dell’ultima revisione generale dell’attuale PRG, aveva incoraggiato i privati proprietari di terreni agricoli ad edificare. Oggi, l’area delle maccalube nello strumento urbanistico revisionato, non titola alcuna delle zone, residenziale.
L’evento parossistico del 2008 (grave innalzamento e fessurazione del suolo) ci ha avvisati ancora una volta. Abbiamo visto che “il re è nudo”. Quel suolo rifiuta ogni occupazione edilizia e/o di intervento di ingegneria naturalistica, e forse, ci suggerisce anche che ogni spesa per tentare di difendere la staticità dei fabbricati potrebbe essere un inutile spreco.
Mi dispiace di non avere compreso quale “zona residenziale” intende titolare a “Parco naturalistico” l’Assessore Milazzo. La zonizzazione del PRG pubblicato on line, lungo la via dei Vulcanelli e via Angelo Custode, annovera sei zone titolate diversamente ma nessuna è residenziale.  L’unica residenzialità del luogo minacciato dalla instabilità tettonica che mi risulta, è l’insediamento attuale sviluppatosi con un’edilizia che si è diffusa nel tempo, con due diversi indici di zona agricola.
Riconosco comunque, all’Assessore Milazzo il merito di una scelta la quale non mi trova contrario, ma che non cambia la mia valutazione sulla “informativa” dell’Amministrazione attiva, oggetto di questa mia nota, che continuo a giudicare di marketing politico. 

martedì 7 febbraio 2012

Una nota politica, non mia, che serve a ricordare gli eventi politici recenti che vale la pena tenere presente.


potete leggerla anche dal blog : oscarb1.blogspot.com







I tre Governi del Presidente



Molti sostengono che il Governo Monti rappresenta una sospensione della democrazia. Quando il Premier era Berlusconi, la democrazia italiana era stata non solo sospesa, ma modificata in modo lesivo della nostra Costituzione. Tre sono gli esempi di governo assimilabili a quello Monti in quasi sessant’anni della Repubblica.
Il Presidente Einaudi - nel 1953 - quando la Democrazia Cristiana era spaccata sull’eventuale reincarico ad Alcide De Gasperi, diede l’incarico motu proprio al Ministro Giuseppe Pella di formare il Governo, senza consultare i partiti, tanto che si parlò di "governo amministrativo", come ricordato da Federico Orlando sul quotidiano Europa.
Il secondo Governo definito "tecnico" fu realizzato per iniziativa del Presidente Scalfaro che diede l'incarico a Lamberto Dini, Direttore Generale della Banca d’Italia; anche i ministri non erano parlamentari.
Quando nel 1994 Berlusconi e Previti sono scesi in campo, pochi nei “palazzi romani” conoscevano a fondo la coppia. Dopo il grande e inaspettato successo di Forza Italia, con il conseguente incarico a Silvio Berlusconi, si vociferava che Previti sarebbe diventato Ministro della Giustizia.
Ho inviato al Presidente della Repubblica quello che sapevo, per esperienza personale, su loro due. Ovviamente al Capo dello Stato non mancavano i mezzi per verificare quanto affermavo.
Da allora il Presidente Scalfaro non ha mai dissimulato il suo giudizio negativo su Berlusconi, la sua politica, il suo comportamento pubblico e privato e il suo entourage. Non c’è da stupirsi se ilPdL non si è unito alle espressioni di cordoglio di tutte le forze politiche per la scomparsa del Presidente Emerito.
Quando Berlusconi propose il suo Avvocato come Ministro della Giustizia, Scalfaro rispose che non lo avrebbe accettato. Il Cavaliere allora lo candidò al Ministero dell’Interno ma il Presidente della Repubblica confermò la sua assoluta contrarietà. Tanto che la presentazione della lista dei Ministri al Quirinale fu ritardata di due ore.
Previti fu messo al Ministero della Difesa, al quale era invece destinato il liberale Alfredo Biondi.
Nel dicembre del 1994 si aprì una crisi di governo per il profondo dissidio fra Forza Italia e la Lega, che accusava Berlusconi di non aver tenuto fede alla promessa di realizzare il Federalismo. Nel gennaio del 1995 Scalfaro diede l’incarico di formare il Governo a Lamberto Dini.
Nel novembre 2011, a fronte della mancanza di credibilità del Governo in carica, aggravata dall’enorme debito pubblico e dal livello insostenibile cui era giunto lo Spread, Berlusconi fu convinto a dimettersi.
Nel frattempo il Presidente Giorgio Napolitano, aveva preparato l’avvicendamento di un Governo di emergenza nazionale, presieduto dal Professor Mario Monti, appena nominato Senatore a vita. Il nuovo Esecutivo è stato votato il 18 novembre alla Camera da tutti i partiti rappresentati in Parlamento, tranne che dai 59 Deputati della Lega Nord.
E' inevitabile pensare che fu un’iniziativa meditata e preparata, perlomeno su due fronti: l'accettazione di Monti da un lato, e le dimissioni del Premier dall'altro.
Difficile escludere il ruolo di Gianni Letta nel convincere Berlusconi.
Oggi il Cavaliere ha l’impudenza di sostenere che si è dimesso solo per senso dello Stato e amore per l’Italia, e sceglie di comunicarlo dalle colonne del Financial Times, l’autorevole quotidiano che ha sempre sostenuto la sua incapacità di governare l’Italia, come i fatti hanno dimostrato.
Bossi sostiene che il vero motivo del passo indietro è soltanto quello di salvare la sua “roba”. E commentando l’articolo del F.T. ai margini dei lavori del “Parlamento della Padania” dichiara: “se Berlusconi si ritira, il problema è risolto. Diventeremo il partito di maggioranza assoluta del Nord”.
Forse è un’illusione, dal momento che il Cavaliere non ha nessuna intenzione di ritirarsi a vita privata e ha confermato che si ricandiderà nel 2013.
Grazie al governo Monti la fiducia dei mercati sta ritornando e l’Italia non rappresenta più il primo problema per l’Unione. Si comincia invece a considerare la leadership di Monti positiva per collaborare a risolvere la crisi che concerne soprattutto l’Europa nel suo insieme.
In questo quadro non sottovalutiamo l’importanza dell’incontro con il Presidente Obama il 9 febbraio a Washington, al quale il Primo Ministro italiano si presenterà forte della nostra migliorata situazione.
I critici sempre più numerosi, del Senatore Monti non vogliono ricordare che, firmando i Trattati di Roma del 1957 e quelli di Maastricht del 1992, l’Italia ha consapevolmente rinunciato a una parte della sua sovranità per condividerla con i partner europei. E’ causa di profonda amarezza constatare quanti esponenti politici, anche di primo piano, non ne tengono conto, sebbene non penso che gli stessi avrebbero il coraggio di proporre l’uscita dell’Italia dall’eurozona.
Angela Merkel, per dimostrare che non intende autopromuoversi unica rappresentante dell’Unione Europea, deve mantenere fede a quanto dichiarato in Cina il 2 febbraio scorso: “L’eurozona si sta muovendo verso l’uscita dalla crisi dei debiti sovrani. Ogni membro dell’Unione deve poter contare sull’aiuto degli altri, perché dobbiamo fare sforzi comuni per difendere l’euro”.
Beatrice Rangoni Machiavelli
FV


giovedì 2 febbraio 2012

Italiani all'estero



Da Oscar Bartoli dall'America

Siamo piu' di 4milioni e contiamo nulla...

ROMA\ aise\ - Al 31 dicembre 2011 erano 4.208.977 gli italiani residenti all’estero. È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale di ieri, 31 gennaio, il decreto dei Ministeri dell’Interno e degli Esteri che ogni anno – così come previsto dalla Legge Tremaglia – sancisce il numero dei connazionali residenti nelle quattro ripartizioni della circoscrizione Estero.
Nel dettaglio sono 2.307.683 i residenti in Europa; 1.283.078 in America Meridionale; 388.904 inAmerica Settentrionale e Centrale e 229.312 in Africa, Asia, Oceania e Antartide.
Rispetto al 2010, i residenti all’estero sono aumentati di 93.742 unità: erano 4.115.235 i connazionali "censiti" dal decreto 2010. Dei nuovi espatriati, in 43.266 risiedono in Europa, 38.655 in Sud America, 5.165 in Nord America e 6.656 in Africa Asia e Oceania. (aise)

mercoledì 1 febbraio 2012

Maccalube: parco naturalistico



La mia opinione in merito...

Il fenomeno delle maccalube a Caltanissetta, appartiene ad una manifestazione di natura geologica. Si rivela tutte le volte che del gas metano (secco) attraverso le fessurazioni del sottosuolo riesce ad uscire all’esterno, trascinando il liquido fangoso che incontra nella sua risalita. Nei siti più reclamizzati di Aragona, in provincia di Agrigento, e a Caltanissetta nel nostro caso, solitamente il gas secco che emerge, trascina in superficie fango costituito da limo (argilloso) diluito da acqua. Quando avviene la fuoruscita di gas dal sottosuolo,  la deposizione di fango nel suo intorno tende a formare un cumulo che ricorda il vulcano: con la sua struttura a forma conica, con “bocca” al vertice che in cambio di fuoco emette fango.


Il pezzo pubblicato su “La Sicilia”  che chiama le maccalube di Caltanissetta “vulcanelli”, riferisce di un’approvazione  della Commissione Edilizia Comunale come atto d’impulso dell’Amministrazione,  una semplice variante urbanistica che era invece,  e resta,  un “atto dovuto”.
Modificare, già troppo tardi, la dissennata preesistente destinazione residenziale di quei luoghi a  "parco  naturalistico” , ha una sua validità ma non può essere spacciata come esercizio di buona politica territoriale.
I nisseni sanno da tempo remoto che quella zona di Caltanissetta si chiama “Terrapelata” (chissà perché …) e dunque la variante arriva senza infamia e senza lode. Ben venga comunque! Senza illudere però i nisseni. Un esempio di valutazione positiva dei luoghi interessati dallo stesso fenomeno, esiste da tempo (come già detto) in provincia di Agrigento, nella “Riserva Naturale delle Macalube di Aragona”. Quest'ultima, sappiamo, si rivolge ad un turismo di nicchia che di solito non muove molti visitatori, più propensi ad altri flussi turistici di massa.
 Per concludere, aggiungerei che la politica urbanistica si fa con atti coerenti, conseguenti, coraggiosi  e non con azioni episodiche e/o che non costano nulla.