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domenica 29 aprile 2012

Belluno. Innovare valorizzando il centro storico


Gli esercizi commerciali a Belluno di questi tempi, specie nel centro storico, di certo non fanno affari. La produzione industriale non sta meglio. C’è uno squilibrio sensibile tra  domanda e offerta di lavoro per carenza quest’ultima. In buona sostanza si riscontra che i problemi dell’ asfittica economia del Paese gravano anche su città come Belluno, da tempo ai primi posti, nella classifica nazionale dei capoluoghi dove si vive meglio.
 La città comunque, nella sua più generale economia, ha solide e radicate tradizioni culturali, turistiche e sportive, che esercitano e promuovono attività tutto l’anno. Muovono flussi di utenze, con numeri di tutto rispetto, rivolti alle varie fasce d’età. È segnatamente sempre presente una vivace industriosità dei bellunesi in città e fuori, che non rallenta e non si arresta neanche di fronte alle avversità di un territorio (montano) non privo di difficoltà per la mobilità. Eppure, la crisi che morde tutti, anche qui con i suoi segnali, dovrebbe indurre ad un ripensamento del modello di sviluppo che muove un po’ tutta l’economia nostrana.

In tempi di un’internet che fa circolare nel virtuale “villaggio globale”, una quantità di informazioni mai viste finora, non è pensabile una città evoluta come Belluno che non annoveri risorse di rete nelle strategie per reinventare il proprio modello di  vita. Bisogna esaminare risorse e opportunità, mettere in discussione tutto. Non si può continuarea usare , ad esempio, la Piazza dei Martiri, il “salotto buono” dei bellunesi, come spazio mercantile tutto fare. Senza tenere conto che un centro storico come Belluno  si “vende” meglio, se strategicamente meglio riservato alla fruizione di un più congeniale turismo culturale. La città murata, nel suo essere luogo di memoria storica e culturale, con meno kermesse di ricorrenti folle di cittadini attratte dai “mercati”, riacquista dignità e solennità e induce a riflettere sul rapporto centro/ periferia. Ne emerge la necessità di una ricucitura urbanistica anello di congiunzione tra le varie periferie stratificate e la città storica. Le sagre paesane hanno fatto il loro tempo e l’evasione liberatoria che induce i frequentatori dei bar del centro a fare “baldoria” fino a notte inoltrata non sono quel “volume di affari” apprezzabile che concorre all’ economia del centro storico.
Un semplice Business plan per le specifiche attività che eventualmente si vogliono verificare può essere utile.  I punti di forza/debolezza che derivano dalla concorrenza, dal mercato, dalla tipologia di quel commercio, ecc. sono indicatori che permettono di valutare preventivamente o anche consuntivamente la “salute” di una scelta commerciale intrapresa o da intraprendere.
Ciò detto, corroborare l’idea della banda larga in tempi brevi, che modernizzi la dinamicità della città, è un sommesso suggerimento per restare al passo con i tempi. Muovere più rapidamente e in maggiore quantità le informazioni, che già inondano la rete, non è più rinviabile se si vogliono favorire lo sviluppo economico, l’occupazione, la rapidità dei servizi, un minor traffico motoristico, ecc..
Coerentemente, con la scelta di innovare puntando su cultura e comunicazione, viene da suggerire un’alternativa al richiamo dei giovani in centro storico offrendo ad essi, in larghissima parte possessori di smartphone, iphone, tablet, PC la possibilità di operare in  Wi-Fi, installando in luoghi strategici (via Mezzaterra, per esempio) idonei apparati per questo collegamento.
La crisi economica che stiamo attraversando è difficile da superare. Localmente, Belluno può e deve reinventare il modello di vita fin qui vissuto, sul filo del tempo, per un nuovo sviluppo. La posta in gioco è alta, l’innovazione nei nuovi modelli di sviluppo fa la differenza.
Morale: la spunta meglio chi per primo innova e prima arriva.


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A Belluno i colombi in piazza dei Martiri sono in aumento. L'esempio riportato sotto può essere utili.

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Dal Corriere della Sera ...

"Una «torre colombaia» per limitare il numero dei piccioni in città

La prima struttura sperimentale al parco Baravalle: uova «finte» per prolungare le covate


MILANO – Troppi piccioni in città? Parte un sistema innovativo per controllare le colonie milanesi e la loro riproduzione. Al parco Baravalle, in via Tabacchi, è stata inaugurata la prima «torre colombaia» di Milano. La struttura, brevettata da esperti ornitologi assieme a un gruppo di architetti, ha lo scopo di creare un centro di nidificazione controllato, per limitare le nascite e tenere sotto controllo la salute degli uccelli. La «Torre Livia 100», così è stata chiamata, è stata messa a disposizione, a titolo gratuito, dalla Sanitaria Servizi Ambientali, società che da vent’anni si occupa di interventi a salvaguardia dell’ambiente, e che sarà gestita dal Gruppo Ornitologico Lombardo.
OLTRE 100 MILA PICCIONI – «A Milano – ha riferito l’assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna – i piccioni, secondo un censimento del 2000, sono oltre 100mila, 50mila dei quali concentrati solo nel centro storico, tra piazza Duomo, piazza Scala, piazza San Fedele e piazza Cadorna. Insediamenti che di anno in anno comportano una maggiorazione di costi per operazioni di pulizia ordinaria e straordinaria di strade, monumenti e immobili». Ogni anno, secondo Assoedilizia, si spendono circa 5 milioni di euro per ripulire i palazzi del centro dal guano dei piccioni, ai quali va aggiunta la spesa sostenuta da Amsa di altri 150mila euro per i soli monumenti. Sul Duomo è stato invece installato, da circa trent’anni, un impianto elettrostatico a impulsi.
LE UOVA FINTE – La torre colombaia permette di monitorare lo stato di salute dei piccioni e di intervenire in maniera mirata con atti terapeutici di disinfezione e di disinfestazione. Inoltre si potrà controllare lo sviluppo numerico dello stormo, con un metodo che «inganna» gli uccelli: periodicamente le uova saranno sostituite con uova finte, di plastica, in modo tale che la coda si prolungherà e si rallenteranno i voli nuziali. Come si vede non si punta a eliminare i piccioni, ma solo a limitarne il numero e a salvaguardare la salute degli uccelli stessi e dei milanesi, nonché a risparmiare nelle spese di protezione di monumenti e palazzi storici.
LE ESPERIENZE ALL’ESTERO – «La Torre Colombaia non dev’essere considerata la soluzione del problema, ma un mezzo che ci permetterà di raggiungere obiettivi minimi legati alla funzione della torre stessa, come creare un centro di nidificazione controllato», ha detto Landi. La città di Basilea, che ha adottato le torri colombaie nel 1988, ha ottenuto in un anno la riduzione del 50% del numero di piccioni, di 1.650 chili di guano e la produzione di 2.500 uova in meno. L’esempio svizzero è stato seguito nel 2003 anche da Parigi, Londra, Sydney e Notthingam."