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venerdì 6 aprile 2012

BELLUNO: luminosa idea...

PER QUALCHE METRO DI PARCHEGGIO IN PIU'
  In via Agostino d’Incà, nei pressi  della centrale piazza Piloni, negli ultimi giorni di marzo c. a., sono stati potati con capitozzatura cinque magnifici alberi ornamentali a foglia caduca. Una rara operazione manutentiva  del patrimonio arboreo cittadino che si dovrebbe praticare eccezionalmente per regolare la vita vegetativa a favore della longevità delle piante. Lo scopo della potatura in ambiente urbano, si sa,  è anche quello di rimuove eventuali potenziali rischi di pericolo o danni a persone e/o cose. Chi  opera nel settore sa anche, ed è dimostrabile in teoria, che una pianta non potata vive più a lungo di altra sottoposta a potatura.  Ma … sorpresa!  Due delle maestose piante in quella via, durante la stessa operazione manutentiva, sono state abbattute.  A guardare bene a terra lungo quella che era la schiera di alberi ritmicamente equidistanti l’uno dall’altro si scopre che in un passato non recente un terzo e forse un quarto  albero erano già stati abbattuti ed il loro posto oramai bitumato.
Taglio a rasoterra di uno dei due alberi preesistenti
Non è dato sapere quali motivi tecnico-agronomici o di prevenzione hanno dettato l’abbattimento di quegli alberi che non sembravano essere diversi in “salute” da quelli rimasti e nemmeno lasciavano presagire problemi di stabilità. Forse, l’ingombro può essere l’unico responsabile del  prematuro abbattimento. Ma spero che non lo sia. Comunque, si sa solo che l’intervento di capitozzatura (taglio dei rami assai vicino al tronco) praticato per i rimanenti alberi di via d’Incà e non solo per quella via ma anche per altre in centro storico, per gli esperti, non è giustificato se non in pochi casi e,  nonostante tutto, non risolve i problemi eventuali della pianta di stabilità e/o di salute.  Esteticamente quel taglio è una ferita per l’immagine, ora zoppa, della schiera di alberi che costeggiavano il Parco Città di Bologna.
Data la presenza in quella via di un parcheggio tra gli alberi, maliziosamente si potrebbe pensare ad un diradamento per qualche metro in più di spazio a favore delle auto.
Posto auto ottenuto con il taglio
Appare comunque impossibile una tale motivazione, se si pensa al valore degli alberi: si oppongono al degrado urbano,  migliorano il clima, filtrano le sostanze inquinanti, assorbono i rumori, incrementano la biodiversità, hanno anche funzioni estetiche, ricreative e culturali. Senza contare che una  eliminazione o sostituzione di essenze arboree in ambito urbano produce una modificazione nella percezione visiva, fotocromatica, di quel  luogo. La  scelta compositiva che si viene a determinare sotto il profilo ambientale, negativa  o positiva che sia, è attribuibile alla dimensione culturale che l’ha prodotta.
Quello che conta non è solo ciò che si fa, ma soprattutto come e perché si fa.
Fila di alberi rimaneggiata
Credo che come me ad altri cittadini interessi sapere se il Comune per queste sottrazioni  di verde al godimento pubblico della via d’Incà,  intende “risarcire il danno” con  l’impianto di almeno altrettanti alberi, ripristinando la preesistente schiera arborea.





La mia risposta a delle motivazioni... non convincenti!


Belluno, 14/4/2012
A proposito degli abbattimenti di piante in via D’Incà, mi preme dire, che è già molto che ad una voce nel deserto qualcuno risponda.  Altre volte ho potuto constatare che a precise legittime richieste su temi e questioni, forse non meno interessanti, si è lasciato correre. Stranamente, per questa scelta di abbattere due alberi  e di capitozzare   i rimanenti, il Comune e l’assessore Da Re si sono presi la briga di dare una spiegazione. Vale allora la pena, per una volta, tentare di ristabilire una qualche verità relativa, nel rapporto tra amministratore, amministrato e bene pubblico.
Mi permetto, sommessamente, di puntualizzare che le piante non sono solo un elemento di arredo come sostiene l’assessore e che in quella via non esisteva alcuna preminenza di altro genere, a parte le eventuali ragioni di sicurezza, per abbattere quelle piante. 
Wikipedia non è la bibbia, ma alla voce “pianta monumentale” così si esprime: “soggetto vegetale che possieda almeno uno dei seguenti requisiti:” e, vedi caso, uno di questi  si riferisce  proprio alle caratteristiche dimensionali, non sufficienti per l’assessore Da Re  per la “monumentalità” di un albero.  Senza volere essere pignolo aggiungerei che, almeno uno degli alberi tagliati possedeva anche altri requisiti come la longevità, l’appartenenza ad un’impronta visuale storicizzata, ecc.. Ma non vorrei che si perdesse di vista il valore intrinseco anche di un solo albero che è la funzione ecologica di protezione.
Nel merito del taglio, non mi risulta che i Vigili del Fuoco, a conoscenza di un incombente pericolo non lo rimuovano. Non stanno certo in attesa che altri (a cui magari spetta) lo facciano. Semmai, prima intervengono sul rischio e poi mandano il conto a chi aveva competenza e dovere  di farlo. Almeno così dovrebbe essere, se l’incolumità delle persone è prioritaria. La ulteriore segnalazione dell’Agenzia delle Entrate poi, intesa  a suffragare l’esigenza di taglio, data la non competenza tecnica,  è e resta una semplice comunicazione. Dunque, se non sono intervenuti tempestivamente i VV.del F. il pericolo non doveva essere così imminente e grave.
Prima la scuola “Gabelli” dentro il Parco (necessaria per carità), ora l’abbattimento delle piante vicine, lungo la breve via D’Incà, sembra quasi un inconscio disegno di un esproprio sistematico del verde, piuttosto che di una casualità. La buona volontà del Comune di “risarcire” la rimozione delle piante nella via D’Incà  con nuovi alberi  - catalogabile nella serie “vorrei ma non posso”, ma speriamo che non sia così -  non può non essere un atto dovuto, se si vuole ristabilire quell’equilibrio d’immagine e funzione da tempo esistente, tra  l’alberatura viaria e il contiguo Parco.  In merito alle difficoltà e preoccupazioni che venivano avanzate, circa costi e tempi per l’eliminazione delle rimanenti ceppaie, è utile sapere che con apposito trattore fresaceppi, la loro rimozione si effettua  in una quindicina di minuti e ottenendo uno scavo di un metro e mezzo.
Infine, si deve sapere che l’attesa del momento propizio per un eventuale reimpianto di nuovi alberi trascurando le ceppaie, può significare, per gli esperti,  un diffondere di infezioni fitosanitarie agli altri alberi. A meno che l’alternativa  non sia risolutiva (sic!). Si aspetta qualche tempo e poi si sceglie di fare ricoprire il tutto in una prossima bitumazione, regalando così qualche metro in più ad un parcheggio neanche di pubblica utilizzazione da parte dei cittadini, poiché riservato.
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