PER QUALCHE METRO DI PARCHEGGIO IN PIU'
In via Agostino d’Incà, nei pressi della centrale piazza Piloni, negli ultimi giorni di marzo c. a., sono stati potati con capitozzatura cinque magnifici alberi ornamentali a foglia caduca. Una rara operazione manutentiva del patrimonio arboreo cittadino che si dovrebbe praticare eccezionalmente per regolare la vita vegetativa a favore della longevità delle piante. Lo scopo della potatura in ambiente urbano, si sa, è anche quello di rimuove eventuali potenziali rischi di pericolo o danni a persone e/o cose. Chi opera nel settore sa anche, ed è dimostrabile in teoria, che una pianta non potata vive più a lungo di altra sottoposta a potatura. Ma … sorpresa! Due delle maestose piante in quella via, durante la stessa operazione manutentiva, sono state abbattute. A guardare bene a terra lungo quella che era la schiera di alberi ritmicamente equidistanti l’uno dall’altro si scopre che in un passato non recente un terzo e forse un quarto albero erano già stati abbattuti ed il loro posto oramai bitumato.
In via Agostino d’Incà, nei pressi della centrale piazza Piloni, negli ultimi giorni di marzo c. a., sono stati potati con capitozzatura cinque magnifici alberi ornamentali a foglia caduca. Una rara operazione manutentiva del patrimonio arboreo cittadino che si dovrebbe praticare eccezionalmente per regolare la vita vegetativa a favore della longevità delle piante. Lo scopo della potatura in ambiente urbano, si sa, è anche quello di rimuove eventuali potenziali rischi di pericolo o danni a persone e/o cose. Chi opera nel settore sa anche, ed è dimostrabile in teoria, che una pianta non potata vive più a lungo di altra sottoposta a potatura. Ma … sorpresa! Due delle maestose piante in quella via, durante la stessa operazione manutentiva, sono state abbattute. A guardare bene a terra lungo quella che era la schiera di alberi ritmicamente equidistanti l’uno dall’altro si scopre che in un passato non recente un terzo e forse un quarto albero erano già stati abbattuti ed il loro posto oramai bitumato.
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Taglio a rasoterra di uno dei due alberi preesistenti |
Data la presenza in quella via di
un parcheggio tra gli alberi, maliziosamente si potrebbe pensare ad un diradamento
per qualche metro in più di spazio a favore delle auto.
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Posto auto ottenuto con il taglio |
Quello che conta non è solo ciò
che si fa, ma soprattutto come e perché si fa.
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Fila di alberi rimaneggiata |
La mia risposta a delle motivazioni... non convincenti!
Belluno, 14/4/2012
A proposito degli abbattimenti di piante in via D’Incà, mi
preme dire, che è già molto che ad una voce nel deserto qualcuno risponda. Altre volte ho potuto constatare che a
precise legittime richieste su temi e questioni, forse non meno interessanti, si è lasciato correre. Stranamente,
per questa scelta di abbattere due alberi
e di capitozzare i rimanenti,
il Comune e l’assessore Da Re si sono presi la briga di dare una spiegazione. Vale
allora la pena, per una volta, tentare di ristabilire una qualche verità
relativa, nel rapporto tra amministratore, amministrato e bene pubblico.
Mi permetto, sommessamente, di puntualizzare che le piante
non sono solo un elemento di arredo come sostiene l’assessore e che in quella via
non esisteva alcuna preminenza di altro genere, a parte le eventuali ragioni di
sicurezza, per abbattere quelle piante.
Wikipedia non è la bibbia, ma alla voce “pianta monumentale”
così si esprime: “soggetto vegetale che possieda almeno uno dei seguenti
requisiti:” e, vedi caso, uno di questi si riferisce proprio alle caratteristiche dimensionali, non
sufficienti per l’assessore Da Re per la
“monumentalità” di un albero. Senza
volere essere pignolo aggiungerei che, almeno uno degli alberi tagliati
possedeva anche altri requisiti come la longevità, l’appartenenza ad
un’impronta visuale storicizzata, ecc.. Ma non vorrei che si perdesse di vista
il valore intrinseco anche di un solo albero che è la funzione ecologica di
protezione.
Nel merito del taglio, non mi risulta che i Vigili del Fuoco,
a conoscenza di un incombente pericolo non lo rimuovano. Non stanno certo in
attesa che altri (a cui magari spetta) lo facciano. Semmai, prima intervengono
sul rischio e poi mandano il conto a chi aveva competenza e dovere di farlo. Almeno così dovrebbe essere, se l’incolumità
delle persone è prioritaria. La ulteriore segnalazione dell’Agenzia delle
Entrate poi, intesa a suffragare l’esigenza
di taglio, data la non competenza tecnica,
è e resta una semplice comunicazione. Dunque, se non sono intervenuti
tempestivamente i VV.del F. il pericolo non doveva essere così imminente e grave.
Prima la scuola “Gabelli” dentro il Parco (necessaria per
carità), ora l’abbattimento delle piante vicine, lungo la breve via D’Incà,
sembra quasi un inconscio disegno di un esproprio sistematico del verde,
piuttosto che di una casualità. La buona volontà del Comune di “risarcire” la
rimozione delle piante nella via D’Incà con
nuovi alberi - catalogabile nella serie
“vorrei ma non posso”, ma speriamo che non sia così - non può non essere un atto dovuto, se si vuole
ristabilire quell’equilibrio d’immagine e funzione da tempo esistente, tra l’alberatura viaria e il contiguo Parco. In merito alle difficoltà e preoccupazioni che
venivano avanzate, circa costi e tempi per l’eliminazione delle rimanenti
ceppaie, è utile sapere che con apposito trattore fresaceppi, la loro
rimozione si effettua in una quindicina
di minuti e ottenendo uno scavo di un metro e mezzo.
Infine, si deve sapere che l’attesa del momento propizio per
un eventuale reimpianto di nuovi alberi trascurando le ceppaie, può significare,
per gli esperti, un diffondere di infezioni
fitosanitarie agli altri alberi. A meno che l’alternativa non sia risolutiva (sic!). Si aspetta qualche
tempo e poi si sceglie di fare ricoprire il tutto in una prossima bitumazione, regalando così qualche metro in più ad un
parcheggio neanche di pubblica utilizzazione da parte dei cittadini, poiché riservato.
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