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giovedì 13 aprile 2017

CALTANISSETTA E LE NOVITA' CON L'AMMINISTRAZIONE RUVOLO

Che senso ha una voce nel deserto in assenza di una progettualità priva di orizzonti per una città moderna e dinamica.

Tutte le novità in senso concreto le quali servono per migliorare una condizione di vita asfittica, come quella nissena, non possono che essere le benvenute. L’attenzione alla cultura, che è un ingrediente necessario per un territorio, non deve però essere un fatto episodico e meno ancora solo un fatto di immagine magari isolato. L’assenza di un disegno complessivo per una svolta socio-economica di cui la città di Caltanissetta soffre da tempo penalizza tutto, anche le migliori scelte come quella fatta del direttore artistico Moni Ovadia.

 La città ha già sperimentato, in sordina per il passato, un altro grande referente di fama come Pamela Villoresi, consulente culturale ai tempi del Sindaco Michele Abbate . La sua presenza, lo ricordo, ha ideato e suggerito il Parco Letterario Regalpetra su Leonardo Sciascia, materializzato in un luogo di “reception” nato e alloggiato malamente, ma che purtroppo non c’è neanche più traccia. In Italia sappiamo tutti che Sciascia è ben noto ed è ricordato anche in qualche via, a Caltanissetta no. E comunque, questo segnale di scelta del direttore artistico del Teatro Margherita, se pur indiscutibile, rappresenta una goccia nel mare dei bisogni che ha la città. Un assordante silenzio nella politica del fare, dell’organizzare, del realizzare e reinventare occasioni di risposta ai cambiamenti epocali permane. I problemi di casa e lavoro e più in generale della qualità della vita non si affrontano. Siamo ancora agli spot pubblicitari e ad un attivismo che sa di immagine fine a se stessa. Caltanissetta rimane città terziaria ma al ribasso.

Si oppone al riordino e al cambiamento dei servizi sotto il profilo della sola conservazione, difendendo, neanche con convinzione, il posto fisso con deboli resistenze di retroguardia per mantenere questo o quell'ufficio in un era in cui cambia tutto. La riorganizzazione delle strutture burocratiche territoriali per altre parti dell’Italia sono tutto un fermento: si accorpano Comuni, si studiano nuove linee di trasporti, si fa il censimento delle risorse locali. Tutti fanno progetti per reperire risorse economiche ma anche per razionalizzare tutto al massimo e spendere meglio. In un panorama evolutivo economico e sociale, dove il lavoro ha assunto un diverso orientamento da quello conosciuto,  il nuovo armamentario dei neologismi di origine anglosassone come hight-tech, nano-tech, start-up, maker ma anche i più comuni risparmio idrico, risparmio energetico non sembra essere in uso dalle classi politiche e imprenditoriali di casa nostra. Non a caso pubbliche istituzioni e imprenditoria nostrana non praticano molto la cultura del “faber”.  Sappiamo sì che il Comune non è un’agenzia collocamento ma può facilitare, agevolare e perfino incentivare l’insediamento di occasioni di lavoro. All'inizio dell’ultimo insediamento amministrativo in città per la verità qualche mirabolante volo pintarico, timidamente ci era stato annunciato. All'orizzonte compariva la prospettiva di un campus biomedico a Caltanissetta, caro al nostro primo cittadino, ma di cui però a tutt'oggi non se ne vede l’ombra e  non se ne percepisce il tenore delle sue ricadute sul territorio. Qualcuno ha provato a dire che i bisogni della città sono oramai troppi e che si è perso abbastanza tempo ma l’amministrazione della città è rimasta e continua a rimanere sorda. Ha adottato la congiura del silenzio. Risponde alle giuste o meno critiche dei cittadini, degli intellettuali come un muro di gomma. Basterebbe fare una ricognizione tecnico-scientifica a scopo progettuale e una scala delle priorità degli annosi problemi, come per esempio l’acqua, le necessità improrogabili di recuperare il centro storico (con tutte le implicazioni dell’abitare del risiedere) e tanto altro ancora, per motivare una vera ricerca delle risorse economiche, specie in Europa.
Il grado di civiltà di un popolo, si misura a partire da queste essenziali necessità il cui recupero ha una ricaduta economica e sociale, in termini di lavoro e di dignità umana.
Una sola rondine, non fa primavera!

Giuseppe Cancemi