Il
PD si muove! Ha un suo candidato a sindaco. Un iniziale sospetto che
il partito si rende visibile solo nelle “grandi occasioni”, e non
puntualmente, non si può sottacere.
La
“convention” fuori dagli schemi soliti di partito, in mattinata
ha visto una quarantina e più di persone di buona volontà, riunite
in campo neutro (non nella sede di partito). I convenuti, si sono
ritrovati per cominciare a riflettere su tematiche estemporanee, a
loro scelta, per gruppi. Il metodo di lavoro avviato senza tanti
convenevoli mi è sembrato nuovo, le tecniche operative di tipo
sociologico adottate apparivano efficienti, e persino la semplice ed
efficace cartellonistica per raggiungere il luogo d'incontro era
perfetta.
Oltre
le apparenze, ma questo è un mio opinabile giudizio, un visibile
iniziale imbarazzo
comunicativo tra le persone presenti,
c'era, ma
forse era
da addebitare alla rarità dei contatti che dovrebbero esserci tra
persone che si riconoscono in un grande partito come il PD. Ne
deduco, forse semplicisticamente, che a BL, il PD ha smarrito un
vecchio metodo che corroborava il popolo di sinistra: la presenza
costante in piazza tra la gente,
e la ricerca di condivisione di ogni informazione/decisione di
partito. Ulteriore mio convincimento resta, il marginale interesse
del PD locale, per il cyberspazio. L'agorà virtuale, novità di
questi anni, è stata lasciata in uso, quasi esclusivo
ad
altre formazioni che si dicono movimento.
Ciò
detto, una mia modestissima nota la vorrei esprimere per
quest'incontro già riconosciuto valido ma che non deve esaurirsi con
il termine della prossima tornata amministrativa. Intendo dire che,
con o senza responsabilità amministrativa in prima persona, bisogna
aprire lo stesso, con l'occasione, un “laboratorio” permanente
che informa, ascolta, elabora progetti, risposte... e si confronta
periodicamente con la gente comune.
Il
metodo che l'incontro ha utilizzato mi è sembrato utile ma forse non
del tutto appropriato. Tra gente che si vede ogni tanto, andava
utilizzata una strategia più maieutica.
Già
l'approccio, a partire dalla “offerta” e non dalla “domanda”,
non mi è sembrato un punto di partenza utile, per imbastire un
percorso di socializzazione di temi urbani e territoriali a misura di
Belluno. In termini brutali, questo modo di procedere, si potrebbe
accostare alla produzione industriale più interessata a produrre
oggetti che non a soddisfare i reali bisogni, spingendo addirittura
la sua necessità produttiva alla creazione di bisogni indotti.
Nel
merito delle conclusioni dei gruppi, molto sommariamente, rilevo
un'ansia di conclusioni che vanno nella direzione del “contenitore”
(territorio e città) e non di ciò che deve contenere (le persone)
da qui a dieci anni. Nel corso del decennio ci saranno sempre più
anziani? Abbonderanno i luoghi di culto ma non in rapporto ai
relativi osservanti? La produzione agricola, quella artigianale e
industriale, il commercio, manterranno sempre lo stesso rapporto con
il territorio? Insomma, si è dato l'avvio su ciò che si sente a
pelle e non a partire da interessi secondo una scala di priorità,
per esempio, a partire dai problemi cogenti come: desertificazione,
innalzamento della temperatura e quindi risparmio energetico,
risparmio idrico, etc. etc. E si potrebbe continuare...
Semplicemente
concludo, per non tediare, che forse dal momento che i temi di una
amministrazione comunale dovrebbero muovere più dalle persone che
non dalle
cose, una migliore conoscenza socio-economica della popolazione e dei
temi di ampio respiro potrebbe essere l'ausilio
prioritario
che più serve per indicare il per chi e il perché delle scelte per
il prossimo decennio.
Giuseppe
Cancemi