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martedì 5 luglio 2011

Democrazia partecipata e nuove tecnologie

 
Internet e città

 
Circa una ventina di anni fa a Caltanissetta si respirava aria di partecipazione attiva alla vita comunitaria con la vivacità dei comitati spontanei di quartiere, come oggi. L’associazione Italia Nostra volendo cogliere quella ventata di impegno dei cittadini che sembrava essere vista con favore dalla compagine amministrativa comunale, si faceva carico di raccogliere telefonicamente le indicazioni per disfunzioni o problemi ambientali che i cittadini, suo tramite, avrebbero rivolto al Comune. Timidamente, non molti per la verità, alcuni cittadini cominciarono a segnalare semplici richieste di  cambio di lampade, buche da riempire e cose simili. Piccole richieste dal punto di vista economico, che l’associazione trasmetteva agli organi comunali per l’assolvimento. La cosa durò qualche tempo senza alcun riscontro per le segnalazioni fatte, e finì nell’oblio con la totale delusione per quanti, tra cittadini e responsabili di quell’associazione, vi avevano creduto.
Dopo anni di torpore, questa volta la città sembra mostrare di nuovo un risveglio: opposizione alla scelta TARSU; comitati di quartiere e scuola pubblica che si fanno carico di pitturare alcuni passaggi pedonali, ecc.. Insomma, si torna alla voglia di partecipare per i  processi di decisione urbana, intervenendo spesso per così dire, mettendoci la “faccia” attraverso un noto social network (facebook). Il nuovo modo di far circolare le intenzioni, i pensieri, le informazioni, ecc. degli internauti che frequentano la nuova “Agorà”, sembra porre nuove esigenze non solo di tipo strumentale e  culturale ma anche di servizi e di relativa qualità.
Il cittadino telematico si fa più esigente. La rete mette in circolazione idee nuove di democrazia partecipata che solo il web poteva diffondere nel “villaggio globale”. In alcuni Paesi come l’America, la Gran Bretagna o l’India alcune città hanno cominciato da qualche tempo ad essere collaborate dai semplici cittadini per segnalazioni di infrazioni stradali, malfunzionamento di servizi locali, bisogni di quartieri, buche da riempire, rifiuti lungo le strade, ecc.. Tutti con interventi documentati fotograficamente e recapitati ai Comuni con rigorosa localizzazione tramite Google Earth. I problemi della città non sono più dunque materia solo per addetti: esperti,  tecnici e  politici. Attraverso i network i cittadini hanno cominciato a vedere, a controllare, a diffondere, a segnalare, insomma il potere, le amministrazioni non hanno più scuse, non possono prendere sempre tempo, giustificarsi, trincerarsi dietro la burocrazia. La rete socializza le informazioni e le fa circolare. L’ignaro cittadino ha cambiato pelle: dalla delega in bianco concessa ai politici nell’amministrazione della cosa pubblica è passato al controllo diretto di ciò che lo circonda.
Per restare in Italia, il Comune di Udine, forse rendendosi conto prima degli altri, ha iniziato ad amministrare la città attraverso una nuova partecipazione, puntando su quella cittadinanza attiva che da tempo oramai naviga in internet. Un apposito servizio messo a disposizione degli utenti della città consente di segnalare ogni tipo di problema al Comune. Un apposito filtro, permette di individuare l’ufficio relativo alla segnalazione il quale, dopo la sua brava istruttoria e la relativa decisione, farà conoscere se viene accolta o no la richiesta. Con questo modo di procedere si accorciano i tempi di realizzazione e l’intervento diventa trasparente dall’inizio alla fine.
Udite…, udite! Però, l’applicazione di questa intelligente collaborazione tra cittadino e amministrazione si realizza sì al Nord ma è stata tradotta e sviluppata in Calabria con un apposito software.
I cittadini “internauti” attraverso la loro collaborazione con l’Amministrazione possono garantire la migliore soluzione di un problema o la buona esecuzione di un lavoro con una ricaduta sui tempi risolutivo/esecutivi che non potranno più essere lunghi e/o inutilmente costosi e si potrà evitare l’incombente sistematico degrado delle città.
La buona amministrazione della città con la partecipazione democratica facilitata dai nuovi mezzi di comunicazione, può diventare oggi una silenziosa rivoluzione concreta, anche a Caltanissetta. Basta volerlo!

 

domenica 3 luglio 2011

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Gli argomenti del presente BLOG riguardano:






Città
Ambiente
Territorio
Natura
Polemica






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Informazione no profit!

RICORDO NOSTALGICO DI UNO DEI VILLAGGI MONTECATINI CHE HANNO “COLONIZZATO” LA SICILIA NEGLI ANNI ‘60

Pozzo principale della miniera

La miniera Bosco, così conosciuta perché in località omonima in prossimità del Comune di Serradifalco, in provincia di Caltanissetta. Negli anni sessanta era una di quelle risorse minerarie che la società mineraria Montecatini  tra le altre utilizzava in Sicilia. I Sali potassici che estraeva, venivano trasportati via teleferica in un opificio ad hoc  in prossimità di Campofranco, altro comune del nisseno, per essere trasformati  in fertilizzanti usati in agricoltura.

In quegli anni il centro Sicilia ospitava maestranze e tecnici prevalentemente veneti, toscani  e marchigiani che si muovevano da un ambito minerario all’altro in quelle regioni italiane che erano all’epoca tradizionalmente minerarie. I rapporti con gli ospiti non siciliani, erano improntati ad una reciproca curiosità e scambio, per tradizioni e appartenenza socio-culturale dove, da parte siciliana veniva elargita la generosa proverbiale ospitalità, mentre dall’altra, si ricambiava con l’innata signorile gentilezza degli ospiti “continentali”.
Alcuni tra i cartelli che segnalano l’inagibilità dei ruderi del villaggio

I ruderi che oggi  rimangono dell’ epopea mineraria testimoniano per tutti e specialmente per  gli anziani ex minatori rimasti, un nuovo modo di gestire le miniere diverso dalle padronali con avidi rentier conosciuti nelle miniere di zolfo.
I cosiddetti “carusi” delle miniere di zolfo, simbolo di uno sfruttamento precoce del lavoratore bambino, non esistevano più. La sicurezza, per esempio, era un punto d’orgoglio, per questa grande società "scesa" dal Nord e i minatori della “Bosco” non dovevano scioperare per avere il loro sudato salario.

Insomma, con i villaggi per tecnici e minatori in prossimità della miniera o degli opifici collegati, nasce una nuova era in centro Sicilia che fa vivere meglio e restituisce dignità al lavoro duro, pericoloso, temuto e conosciuto da  familiari e minatori dello zolfo. Non mancano i problemi per le miniere della Montecatini ma cambia la “musica” il sindacato è più forte contrattualmente e tratta con la dirigenza di una società quotata in borsa.
Le piazze, i luoghi di ritrovo, le feste dei villaggi per  mantenere la comunità mineraria in loco, sono complici di una nuova socialità che integra i rapporti tra ospiti e ospitati.
Non sono rari i matrimoni e i rapporti di amicizia che mescolano le provenienze tra le genti da  Sud a Nord e viceversa. Si amplifica il rispetto reciproco di usi e costumi e la convivenza di lingue diverse (dialetti) unite dallo scambio  interculturale nel fertile terreno della lingua nazionale: l’ italiano.

Alcuni capofamiglia del villaggio minerario Bosco
COGNOME
NOME
PROVENIENZA (?)



Busè
Cazzola
Cincotta
Corsi
Costa
Daiprà
Dall’armi
De Salvo
Difrancesco
Paterniani
Piccichè
 Ramberti
Tomaselli

Tornatore
Turini
Sega
P.I. Carlo
Ing…
P. I. Salvatore
P.I. Marcello
Ing  ….
P.I. Vittorio
P.I. Piero
Ing ….
Dott. Pasquale
Dott. Raimondo
Dott. Lamberto
P. I. Aldo

Ing. …
P. .I. Giuseppe
Ing. …
Caltanissetta
Piazza Arm.(EN)
Toscana
Emilia Romagna
Taibon Agordino (BL)
Agordo(BL)
Serradifalco(CL)
Campania
 ...
Vallada Agordina
 (BL)
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Massa Marittima
Emilia Romagna

              Giuseppe Cancemi