Aggiungi...


Condividi questo articolo

venerdì 3 agosto 2012

Caltanissetta: recupero del centro storico

La Grande Piazza? Un diversivo


 
Della grande piazza, sommessamente, comincerei col dire che semmai sarà una piazza allargata agli imbocchi di due su quattro strade che vi convergono.  E poi... se grossomodo il significato di piazza si sintetizza in "uno spazio pubblico racchiuso all'interno di un centro abitato, più largo delle strade che vi convergono", anch'io non mi spiego qual è il significato di una forzatura comunicativa simbolica, che solitamente nel linguaggio differenzia la piazza principale dalle altre. Allora!... Grande perché più ampia o grande perché dovrà dare il la all'agognato avvio per un restauro del centro storico? E se si è optato per quest'ultimo, perché mai è stato progettato un inadatto maquillage per una vecchia signora?


Ma poi …  ammesso che si possa accettare la definizione di grande piazza come luogo  topico di un riconoscersi dei nisseni, i presupposti socio-economici-politici o di connotazione fisica degli occupanti per un futuro non lontano, date le tendenze, non credo che ci siano tutti.


Come sia modificata Caltanissetta nel centro storico è sotto gli occhi di tutti. Pensare al futuro dell’ombelico della città è un’operazione finale sì tecnica ma che deve essere conseguenza di progettualità dopo un’accurata analisi sociologica prima  e una interpretazione di tendenza dopo, di chi utilizzerà quel luogo.

Il fenomeno delle progettazioni e le relative realizzazioni trasformative di varie  piazze, nel nostro territorio, non è  solo ascrivibili alla città di Caltanissetta ma appartiene a tante altre realtà isolane e pure continentali. Chi le ha già realizzate, quasi sempre non tenendo conto del “contenuto”, ha solo prodotto un “contenitore” astratto e senz’anima. Una esercitazione grafico-tecnica ed esecutiva  per ipotetici futuri occupanti per i prossimi 20-50 anni, di sapore accademico e quasi dozzinale.
Caltanissetta rappresenta l’ennesima piazza che pur avendo riferimenti puntuali storicizzati e consolidati viene stravolta da una scia  ormai ripetitiva di nuova pavimentazione con scelte di arredo urbano che appaiono metafisiche “stridenti” con la realtà urbanistica. La responsabilità delle scelte non può non ricadere sulla politica degli amministratori pro-tempore, la quale, senza una vera condivisione, agisce mediante una temporalità legata ai voti e alle elezioni. I finanziamenti cui attingere risorse, per opere come il rinnovo delle piazze, servono per accreditare e vantare “cose fatte”, questa o quella amministrazione nelle immancabili prossime elezioni. I progetti, invece nascono con la tecnica di: questo è il budget da spendere ed estemporaneamente questi sono i lavori da realizzare. Gli aspetti sociali, culturali, economici nonché induttivi, sono optional: se c’entrano bene! Altrimenti va bene tutto lo stesso.
Forse l’(ab)uso del termine grande piazza, per piazza Garibaldi e corso Umberto I è stato “scimmiottato” da una vecchia idea che circolava sul recupero del centro storico che aveva valenza diversa. Infatti, la Grande Piazza, nel più complessivo restauro del centro storico, che si trascina da molti anni, doveva far convivere esigenze sociali, economiche e storico-culturali. La piazza non più vista semplice luogo di convergenza dei corsi, e per questo preceduta dall’aggettivo Grande, doveva mettere in relazione vari luoghi con passaggi studiati tra via Consultore Benintendi, c.so Vitt. Emanuele, via Palermo e l’ex pescheria per raccordare e fare rivivere economia, affari e uso terziario dell’area di centro storico intorno alla piazza Garibaldi.
Giuseppe Cancemi