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domenica 16 luglio 2017

Belluno e il dopo elezioni comunali 2017


 Prospettive per una città che ha imparato a camminare da sola

Io, di Belluno, mi sono fatto un'opinione. Penso che un commissario prefettizio per governare la città basta. Amministrare secondo legge e lasciare svolgere tutto quanto alle persone preposte che operano in Comune è un'ordinarietà che regge. In fondo è un po' quello che abbiamo visto in questi anni. Il merito di una città con qualche lode e senza infamia appartiene ai cittadini. In fondo il tutto ha continuato a girare semplicemente perché il popolo bellunese recita senza alcuna sollecitazione il suo dovere civico. I primi posti conquistati in questi anni nella classifica nazionale di vivibilità per i parametri usati in base ai servizi, ben rappresentano lo stile di vita dei bellunesi. Anche una democrazia dell'istituzione che conduce la città, bisogna ammetterlo, formalmente c'è stata e si pratica, ma un solco politico di chi ha governato si fa fatica a riconoscerlo.
La democrazia a cui penso e propendo, viene da lontano. É ancora l'unica forma per amministrare una comunità, che dà il massimo protagonismo ai singoli cittadini. Tale sovranità del popolo, però, non può fare a meno di scelte nella conduzione di una città. Quelle scelte, sono il sale della politica che proviene dai gruppi che si ritrovano in un partito, in un movimento, luoghi di condivisione delle idee comuni, di parte.
Le concluse elezioni amministrative, penso che offrano un nuovo terreno di confronto serrato per non lasciare un continuum che perpetui l'ordinaria amministrazione. C'è bisogno di una discontinuità, di un cambiamento nel vivere associato che, utopisticamente deve aspirare alla felicità dei bellunesi. I nuovi canoni da considerare, non sono questa o quell'opera da realizzare che la propaganda elettorale ha promesso, ma piuttosto i principi fondanti come: quello di una città a misura di tutti che azzera le barriere architettoniche; avvia una ricucitura degli insediamenti (centro storico e periferia) e le necessarie relazioni con lo spazio interconnesso; si occupa di casa, lavoro, inclusione sociale dei più deboli, mobilità e best practice nei servizi. Il tutto riconducibile ad un percorso di progetto globale di sviluppo locale, a partire dai reali bisogni del cittadino, dell'uomo.
Per la verità i cittadini più noti di Belluno, o meglio quelli che si ritengono i rappresentanti dell'urbe ma che forse sono solo i rappresentanti dei commercianti del centro storico, non perdono occasioni per la reiterazione delle solite richieste di natura lobbistica, che massimamente riguardano parcheggi e circolazione. Non rinunciano a questa bandiera quasi un feticcio, lo sappiamo, per scongiurare la crisi che attraversano da qualche tempo le attività di piccolo commercio e/o di vicinato. Al Comune, viene richiesta ad ogni piè sospinto una partecipazione salvifica. L'Ente autarchico comunque, bisogna riconoscerlo, non è né responsabile né la panacea di tutto. Le difficoltà di ricollocazione dell'offerta commerciale e la relativa sintonia con la domanda, vengono da lontano e semmai, nei confronti del Comune, le uniche cose che si possono rivendicare sono gli atti intesi a ridurre la burocrazia, un qualche incentivo e un certo appeal del centro storico.
Fondamentalmente in ambito locale, nuova amministrazione e cittadini dovrebbero accordarsi su un cambiamento culturale non occasionale ma profondo che avvicini i punti di vista di ciascuna delle parti. É impensabile che per il centro storico ci sia una diversità di veduta, per uso, mobilità e circolazione.

L'umanità che è vissuta nel cuore di Belluno, con la sua stratificazione temporale dei manufatti, ha lasciato un suo schema viario ed una distribuzione spaziale più adatti ad una deambulazione pedonale che non ad una circolazione con mezzo meccanico. Dunque, ha configurato un luogo a misura d'uomo. E come tale andrebbe lasciato.
 Il ritrovarsi in spazi relazionali (piazze e vie), per vivere la città, fare acquisti, muoversi in sicurezza e a distanza dall'inquinamento atmosferico è un privilegio, un godimento e non uno svantaggio. Il centro storico nella sua identità storica e culturale, si diversifica, per natura, dagli altri luoghi della città più adatti ai mezzi a motore che comunque inquinano l'atmosfera e l'immagine degli stessi ambiti di vita associata. Persino la luce  viene inquinata con la presenza delle auto in centro. Basti pensare al calibro stradale limitato dalle vicine facciate degli edifici, e non è difficile osservare che anche l'illuminazione naturale con la presenza del variegato cromatismo delle auto tra i palazzi, restituisce per riflessione, una luminosità alterata delle facciate.
Belluno è una città giardino a sua insaputa, sì perché senza un progetto urbanistico “suggerito” dal pensiero di Ebenezer Howard mutua, per una sua logica di piccoli agglomerati agricoli distribuiti nel territorio, i caratteri costitutivi di quel movimento utopista ottocentesco.
Governare questa città ma anche altre, in generale, lo so non è facile, specie se si rincorrono i problemi e si naviga a vista; se la politica non si assume le proprie responsabilità e non decide; se non conosce l'umanità che popola il contesto urbano ed extraurbano; se non ha contezza dei servizi e dell'economia nelle sue diversificazioni e, non ultimo, se non ha cognizione delle risorse territoriali. Insomma, se non ha una chiara visione della struttura socio-economica dei luoghi e quali prezzi pagare o meno, per uno sviluppo condizionato dal rapporto costi/benefici, non potrà parlare di sviluppo sostenibile.
La scelta di chi deve amministrare per i prossimi 5 anni è fatta. Chi ha votato la formazione politica in carica, esercitando il suo diritto/dovere, si è assunto l'onere politico di quella che sarà la gestione della città. I cittadini tutti però sappiano, che il governo della città è affidato sì alla a maggioranza, ma il Consiglio dall'interno e la Società Civile dall'esterno non sono ininfluenti nella pratica politica. Anzi. La loro partecipazione mediante i partiti, i movimenti o anche i semplici raggruppamenti nelle scelte urbane, arricchiscono il confronto delle parti e, soprattutto, sublimano il ruolo del cittadino che in democrazia è sovrano.

Giuseppe Cancemi