Evoluzione dello stradone dei Cappuccini Nella “Fedelissima Capovalle” Caltanissetta
Lo
scenario politico, economico e sociale
In
Europa, a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, vi è stata
una rivoluzione mercantile, demografica, agricola, industriale, delle
comunicazioni, dei trasporti e del mercato del lavoro che diventerà
una pietra miliare nella storia dell’evoluzione del consorzio umano
per i segni profondi che ha impresso in economia, in politica e nella
società.
Lo
spazio politico, amministrativo ed economico nel quale, anche
Caltanissetta, urbanisticamente, con il suo evolversi tra due civiltà
(contadina e dello zolfo) appartiene ad un dato periodo storico,
caratterizzato da un solo emergente e dirompente fenomeno: la
Rivoluzione industriale.
Un
fenomeno che trasforma tutto in poco tempo, nell’economia, nei
trasporti, nella produzione, nella finanza, nelle innovazioni e nelle
scoperte tecniche e tecnologiche, insomma qualcosa i cui effetti
provocano un cambiamento così repentino e straordinario tale che
l’affermarsi, dà inizio ad nuova società.
Nel
periodo di amministrazione
pre-unitaria
dominato
dalla famiglia Borbone, Caltanissetta, per la sua fedeltà ma anche
perché produttrice di zolfo necessario come merce da esportazione
nella bilancia del commercio con altri stati fuori dal regno delle
due sicilie, diventa una delle 7 capovalli di Sicilia e sede di
Tribunale Civile e Gran Corte Criminale, con i distretti di Piazza
Armerina e Terranova (Gela). Per questa elevazione di rango della
città i nisseni riconoscenti, non parteciperanno ai moti
rivoluzionari contro la famiglia Borbone (nel 1820) subendo, per
questo, stragi e saccheggi dai comuni del suo entroterra (San
Cataldo, Villalba, etc.) che da questa dominazione si sentivano
oppressi.
Dopo
l’Unità d’Italia il capitalismo nelle campagne in Sicilia è
oramai affermato e le miniere, nuova rendita per i signori dello
zolfo, “tirano”. La crescita della popolazione in città avviene
per una necessaria “terziarizzazione” e per esigenza di mano
d’opera richiesta dalle miniere. Nel primo ventennio del secolo XX
la popolazione si stabilizza sui quarantamila abitanti del primo
decennio e nonostante il manifestarsi della crisi dello zolfo la
città cresce del cinquanta per cento.
Anche
a Caltanissetta con il diffondersi dell’industrialismo, viene
superata la produzione diffusa e si sancisce la stretta unità tra
industria e città. Ne è conseguenza l’emergenza città, nel senso
che occorre una organizzazione del territorio e degli insediamenti
più rispondente ai nuovi bisogni dell’imprenditoria. Viabilità e
trasporti, ordine pubblico, problemi sanitari, residenza agevole per
i nuovi signori delle terre e delle miniere sono i nuovi termini
dell’abitare in città.
Caltanissetta
ha il suo boulevard
(Viale Regina Margherita) nel corso di un mutare di eventi storici e
politici, in un arco di tempo che è attraversato
dalla
storia italiana di oltre due secoli: iniziata con uno Stato
pre-unitario
"aristocratico", dominato dalla famiglia Borbone, seguito
dall’unitario
"liberal-conservatore",
con la famiglia Savoia egemone, proseguito in un ventennio di
monarchia e totalitarismo
"fascista"
per approdare al democratico
"repubblicano"
vigente.
La
trasformazione urbana
Le
città, per dirla con Benevolo, prima dell' 800 erano dei
contenitori dove: "ogni
generazione tendeva ad occupare il posto delle precedenti e a
ripeterne il destino".
Nel
Settecento, l'economia di Caltanissetta era principalmente agricola,
con una modesta concentrazione umana in una amplissima campagna.
L'armatura urbana si conserva pressoché immutata già da qualche
secolo ed è la baronia dei Moncada a dominare i rapporti della vita
comunitaria1.
La proprietà nel periodo considerato era di tipo feudale2
con tutte le caratteristiche del feudalesimo: la proprietà della
terra era sostanzialmente collettiva, era un attributo dell'autorità
regale, in cui i feudatari esercitavano solo alcuni diritti
(economici, giurisdizionali, etc.) come ricompensa dei favori dei
doveri nei confronti del sovrano, ereditavano ma non divenivano
proprietari delle terre.
La
città di Caltanissetta, secondo L. Barrile3,
nel XVIII secolo risultava formata da quattro quartieri (San Rocco,
Santa Flavia, San Francesco e Zingari4)
separati da due strade: i due tronconi via del Collegio degli studi
e via dei Cappuccini o via Grande (attualmente denominato tutto corso
Umberto I) e l’altra strada che s’incrocia in piazza Garibaldi,
costituita dai tratti via Fondachi o dell’Albergheria e via
Monastero di Santa Croce (oggi interamente via Vittorio Emanuele
II).
In
questo tessuto vengono realizzati i quartieri San Rocco e Santa
Flavia, sopra e sotto corso Umberto I (già via Collegio degli studi)
e Canalicchio (ora viale Testasecca). San Rocco si rivelerà come la
zona privilegiata dalla borghesia nascente, con abitazioni signorili
sulle strade all’epoca più importanti (Cassarello, dell’Aquila
Nera), in cui si nota che l’edilizia è protesa verso una
ristrutturazione volta ad arricchire l’estetica.
Proprio
in quell’epoca si può dire che a Caltanissetta viene sancito
l’inizio dello sfruttamento edilizio e fondiario. L’edilizia
regolare dei nuovi quartieri (San Rocco, Santa Flavia e degli
Zingari) con il loro crescere ne sono una testimonianza di
sfruttamento razionale dello spazio, prima rurale ora urbano, per il
disegno complessivo di tipo quasi ippodamico. Lo spazio viene diviso
e costruito non più casualmente ma attraverso maglie viarie e
edificatorie di tipo geometrico.
Dopo
il Settecento le pesanti ristrutturazioni che seguono non permettono
di individuare quale fosse l’edilizia residenziale dove si trovava
l’aristocrazia, però, è possibile interpretare alcune tendenze
insediative, annotando come il quartiere Santa Flavia risulterà poco
appetibile per l’edilizia residenziale, se si fa eccezione per via
Maida e via Re d’Italia, mentre il quartiere San Rocco, si
distinguerà come luogo, per il fatto che per un certo tempo si
arricchisce di edifici apprezzabili nella loro fattura.
Il
capitalismo a Caltanissetta oramai è presente non solo nelle
campagne e nelle zolfare con la figura del gabellotto, ma comincia a
comparire anche in città. È un’imprenditoria di città che si
annuncia con contese di risorse e di diritti, in opposizione alla
sfera del diritto pubblico, costringendo sul terreno del confronto
una legislazione garantista in materia di proprietà e l’insorgente
necessità per pubblica utilità.
A
Caltanissetta nel 1821 si iniziano i lavori per realizzare la villa
comunale “Isabella”
(oggi villa Amedeo). È la scelta politica dei grandi lavori pubblici
che in ogni epoca compare per diminuire disoccupazione, miseria e
tensione sociale. Non a caso avviene dopo i saccheggi operati dei
moti anti-borbonici guidati dal principe Galletti della vicina S.
Cataldo.
Si
comincia con questa opera importante ad occupare quell’estremo
lembo della città lungo lo stradone, oltre le “mura”, che porta
ai Cappuccini, ove già sono schierati quasi frontalmente il convento
omonimo e la chiesa di S. Giuseppe.
La
villa ispirata ai giardini all’italiana e impiantata su un’area
pianeggiante verrà ingrandita a valle e completata nei primi del
‘900 su progetto dell’ing. P. Saetta.
Viale
Regina Margherita, un “boulevard”
largo 30 mt., esiste in tutta la sua lunghezza, grazie ad un
Ottocento che sulle orme di un’Europa in espansione ad imitazione
(nel suo piccolo) ha voluto sacrificare un caseggiato esistente nella
collinetta, denominata Isola
Tondo,
in prossimità di uno spiazzo detto largo delle Botteghelle
(all’altezza dell’attuale scuola elementare “San Giusto”) nel
bel mezzo di un asse che dalla “Rotonda” congiunge il c.so vitt.
Emanuele, all’altezza della via XX settembre.
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Note
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Note
2
Feudalesimo in senso economico per W. Kula significa: "Sistema
socioeconomico prevalentemente agrario, caratterizzato da un basso
livello delle forze produttive e della commercializzazione,
corporativo, in cui l'unità produttiva di base è costituita da una
grande proprietà terriera circondata da piccoli poderi contadini,
che dipendono da essa sul piano economico e su quello giuridico,
devono fruirle varie prestazioni e si trovano sotto il suo potere."
3
Barrile L.,
Caltanissetta città dell'isola e regno di Sicilia. In C. Orlandi,
Delle città d'Italia e sue isole adiacenti…, Perugia, 1789
4
A
differenza degli altri quartieri che riportano il nome delle chiese
ad essi limitrofe, il quartiere degli Zingari deve, forse, il nome
ad un antico, ma sempre in voga, razzismo, che discrimina prima gli
antichi immigrati delle terre d'India e successivamente gli ebrei e
i protestanti (Il canonico Pulci, proprio per questi ultimi, nel suo
libro: lavori di storia ecclesiastica di Caltanissetta, narra di una
diatriba tra mons. Guttadauro, vescovo della città, e il ministro
evangelico G. Troni, della Società biblica di Firenze, in merito
all'apertura di una cappella Valdese nel quartiere). A distanza di
secoli ancora oggi questo quartiere, popolato dal proletariato, non
viene considerato arealmente come appetibile per l'edilizia
residenziale.
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Alcune foto che ricordano il passato della Scuola Elementare "S. Giusto" di Viale Regina Margherita. Scuola che ha alfabetizzato non pochi nisseni.