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domenica 16 marzo 2014

Caltanissetta nella storia otto-novecentesca


Evoluzione dello stradone dei Cappuccini Nella “Fedelissima Capovalle” Caltanissetta


Lo scenario politico, economico e sociale

In Europa, a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, vi è stata una rivoluzione mercantile, demografica, agricola, industriale, delle comunicazioni, dei trasporti e del mercato del lavoro che diventerà una pietra miliare nella storia dell’evoluzione del consorzio umano per i segni profondi che ha impresso in economia, in politica e nella società.

Lo spazio politico, amministrativo ed economico nel quale, anche Caltanissetta, urbanisticamente, con il suo evolversi tra due civiltà (contadina e dello zolfo) appartiene ad un dato periodo storico, caratterizzato da un solo emergente e dirompente fenomeno: la Rivoluzione industriale.
Un fenomeno che trasforma tutto in poco tempo, nell’economia, nei trasporti, nella produzione, nella finanza, nelle innovazioni e nelle scoperte tecniche e tecnologiche, insomma qualcosa i cui effetti provocano un cambiamento così repentino e straordinario tale che l’affermarsi, dà inizio ad nuova società.

Nel periodo di amministrazione pre-unitaria dominato dalla famiglia Borbone, Caltanissetta, per la sua fedeltà ma anche perché produttrice di zolfo necessario come merce da esportazione nella bilancia del commercio con altri stati fuori dal regno delle due sicilie, diventa una delle 7 capovalli di Sicilia e sede di Tribunale Civile e Gran Corte Criminale, con i distretti di Piazza Armerina e Terranova (Gela). Per questa elevazione di rango della città i nisseni riconoscenti, non parteciperanno ai moti rivoluzionari contro la famiglia Borbone (nel 1820) subendo, per questo, stragi e saccheggi dai comuni del suo entroterra (San Cataldo, Villalba, etc.) che da questa dominazione si sentivano oppressi.

Dopo l’Unità d’Italia il capitalismo nelle campagne in Sicilia è oramai affermato e le miniere, nuova rendita per i signori dello zolfo, “tirano”. La crescita della popolazione in città avviene per una necessaria “terziarizzazione” e per esigenza di mano d’opera richiesta dalle miniere. Nel primo ventennio del secolo XX la popolazione si stabilizza sui quarantamila abitanti del primo decennio e nonostante il manifestarsi della crisi dello zolfo la città cresce del cinquanta per cento.

Anche a Caltanissetta con il diffondersi dell’industrialismo, viene superata la produzione diffusa e si sancisce la stretta unità tra industria e città. Ne è conseguenza l’emergenza città, nel senso che occorre una organizzazione del territorio e degli insediamenti più rispondente ai nuovi bisogni dell’imprenditoria. Viabilità e trasporti, ordine pubblico, problemi sanitari, residenza agevole per i nuovi signori delle terre e delle miniere sono i nuovi termini dell’abitare in città.

Caltanissetta ha il suo boulevard (Viale Regina Margherita) nel corso di un mutare di eventi storici e politici, in un arco di tempo che è attraversato dalla storia italiana di oltre due secoli: iniziata con uno Stato pre-unitario "aristocratico", dominato dalla famiglia Borbone, seguito dall’unitario "liberal-conservatore", con la famiglia Savoia egemone, proseguito in un ventennio di monarchia e totalitarismo "fascista" per approdare al democratico "repubblicano" vigente.

La trasformazione urbana

Le città, per dirla con Benevolo, prima dell' 800 erano dei contenitori dove: "ogni generazione tendeva ad occupare il posto delle precedenti e a ripeterne il destino".
Nel Settecento, l'economia di Caltanissetta era principalmente agricola, con una modesta concentrazione umana in una amplissima campagna. L'armatura urbana si conserva pressoché immutata già da qualche secolo ed è la baronia dei Moncada a dominare i rapporti della vita comunitaria1. La proprietà nel periodo considerato era di tipo feudale2 con tutte le caratteristiche del feudalesimo: la proprietà della terra era sostanzialmente collettiva, era un attributo dell'autorità regale, in cui i feudatari esercitavano solo alcuni diritti (economici, giurisdizionali, etc.) come ricompensa dei favori dei doveri nei confronti del sovrano, ereditavano ma non divenivano proprietari delle terre.

La città di Caltanissetta, secondo L. Barrile3, nel XVIII secolo risultava formata da quattro quartieri (San Rocco, Santa Flavia, San Francesco e Zingari4) separati da due strade: i due tronconi via del Collegio degli studi e via dei Cappuccini o via Grande (attualmente denominato tutto corso Umberto I) e l’altra strada che s’incrocia in piazza Garibaldi, costituita dai tratti via Fondachi o dell’Albergheria e via Monastero di Santa Croce (oggi interamente via Vittorio Emanuele II).

In questo tessuto vengono realizzati i quartieri San Rocco e Santa Flavia, sopra e sotto corso Umberto I (già via Collegio degli studi) e Canalicchio (ora viale Testasecca). San Rocco si rivelerà come la zona privilegiata dalla borghesia nascente, con abitazioni signorili sulle strade all’epoca più importanti (Cassarello, dell’Aquila Nera), in cui si nota che l’edilizia è protesa verso una ristrutturazione volta ad arricchire l’estetica.

Proprio in quell’epoca si può dire che a Caltanissetta viene sancito l’inizio dello sfruttamento edilizio e fondiario. L’edilizia regolare dei nuovi quartieri (San Rocco, Santa Flavia e degli Zingari) con il loro crescere ne sono una testimonianza di sfruttamento razionale dello spazio, prima rurale ora urbano, per il disegno complessivo di tipo quasi ippodamico. Lo spazio viene diviso e costruito non più casualmente ma attraverso maglie viarie e edificatorie di tipo geometrico.
Dopo il Settecento le pesanti ristrutturazioni che seguono non permettono di individuare quale fosse l’edilizia residenziale dove si trovava l’aristocrazia, però, è possibile interpretare alcune tendenze insediative, annotando come il quartiere Santa Flavia risulterà poco appetibile per l’edilizia residenziale, se si fa eccezione per via Maida e via Re d’Italia, mentre il quartiere San Rocco, si distinguerà come luogo, per il fatto che per un certo tempo si arricchisce di edifici apprezzabili nella loro fattura.
Il capitalismo a Caltanissetta oramai è presente non solo nelle campagne e nelle zolfare con la figura del gabellotto, ma comincia a comparire anche in città. È un’imprenditoria di città che si annuncia con contese di risorse e di diritti, in opposizione alla sfera del diritto pubblico, costringendo sul terreno del confronto una legislazione garantista in materia di proprietà e l’insorgente necessità per pubblica utilità.

A Caltanissetta nel 1821 si iniziano i lavori per realizzare la villa comunale “Isabella” (oggi villa Amedeo). È la scelta politica dei grandi lavori pubblici che in ogni epoca compare per diminuire disoccupazione, miseria e tensione sociale. Non a caso avviene dopo i saccheggi operati dei moti anti-borbonici guidati dal principe Galletti della vicina S. Cataldo.
Si comincia con questa opera importante ad occupare quell’estremo lembo della città lungo lo stradone, oltre le “mura”, che porta ai Cappuccini, ove già sono schierati quasi frontalmente il convento omonimo e la chiesa di S. Giuseppe.
La villa ispirata ai giardini all’italiana e impiantata su un’area pianeggiante verrà ingrandita a valle e completata nei primi del ‘900 su progetto dell’ing. P. Saetta.
Viale Regina Margherita, un “boulevard” largo 30 mt., esiste in tutta la sua lunghezza, grazie ad un Ottocento che sulle orme di un’Europa in espansione ad imitazione (nel suo piccolo) ha voluto sacrificare un caseggiato esistente nella collinetta, denominata Isola Tondo, in prossimità di uno spiazzo detto largo delle Botteghelle (all’altezza dell’attuale scuola elementare “San Giusto”) nel bel mezzo di un asse che dalla “Rotonda” congiunge il c.so vitt. Emanuele, all’altezza della via XX settembre.
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Note 

1 Contenzioso per la demanialità del feudo Moncada che dura dal 1754 al 1812.

2 Feudalesimo in senso economico per W. Kula significa: "Sistema socioeconomico prevalentemente agrario, caratterizzato da un basso livello delle forze produttive e della commercializzazione, corporativo, in cui l'unità produttiva di base è costituita da una grande proprietà terriera circondata da piccoli poderi contadini, che dipendono da essa sul piano economico e su quello giuridico, devono fruirle varie prestazioni e si trovano sotto il suo potere."

3 Barrile L., Caltanissetta città dell'isola e regno di Sicilia. In C. Orlandi, Delle città d'Italia e sue isole adiacenti…, Perugia, 1789

4 A differenza degli altri quartieri che riportano il nome delle chiese ad essi limitrofe, il quartiere degli Zingari deve, forse, il nome ad un antico, ma sempre in voga, razzismo, che discrimina prima gli antichi immigrati delle terre d'India e successivamente gli ebrei e i protestanti (Il canonico Pulci, proprio per questi ultimi, nel suo libro: lavori di storia ecclesiastica di Caltanissetta, narra di una diatriba tra mons. Guttadauro, vescovo della città, e il ministro evangelico G. Troni, della Società biblica di Firenze, in merito all'apertura di una cappella Valdese nel quartiere). A distanza di secoli ancora oggi questo quartiere, popolato dal proletariato, non viene considerato arealmente come appetibile per l'edilizia residenziale.


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Alcune foto che ricordano il passato della Scuola Elementare "S. Giusto" di Viale Regina Margherita. Scuola che ha alfabetizzato non pochi nisseni.