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domenica 25 settembre 2011



Prof. arch. Leandro Janni
CONSIGLIERE NAZIONALE DI ITALIA NOSTRA
via Leonida Bissolati, 29    93100 Caltanissetta, Italia
tel. 0934.554907    cell. 333.2822538    
leandrojanni@tiscali.it    www.italianostra.otg
L'AMACA
24.09.2011
Michele Serra "La Repubblica"
Chi ritiene che "la politica non serve a niente", che "i politici sono tutti uguali", e come massimo sforzo di elaborazione critica arriva a individuare una imprecisata e generica "casta" come fonte di ogni disgrazia, dovrebbe concedersi una piccola riflessione sugli ultimi dieci anni di storia sarda, e dunque di politica sarda.
Tra le politiche regionali vigenti (centrodestra) e quelle precedenti (centrosinistra, nella particolare fattispecie della Giunta Soru), la differenza è abissale. Così abissale da generare due Sardegne, diverse e inconfondibili: questa di adesso edificabile quasi fino alla riva del mare, l´altra che voleva mantenere integre le sue coste. Questa a disposizione del cemento, l´altra del paesaggio. Questa in offerta agli speculatori del continente e ai loro sodali locali, l´altra che cercava di indovinare come sarebbe (o come sarebbe stata) una Sardegna sarda. So di schematizzare (la lettura degli articoli di Antonio Cianciullo e Giovanni Valentini, su Repubblica di ieri, poteva darvi un´idea più completa). Ma nella sostanza, di questo si tratta: la sconfitta di Soru e la vittoria di un prestanome di Berlusconi ha determinato, per quella meravigliosa isola e il suo popolo, un cambio di destinazione che è anche un cambio di destino. La politica non conta? Tutti i politici sono uguali?



«Tunnel tra il Cern e il Gran Sasso»E la Rete non perdona la Gelmini

Diluvio di battute sulla gaffe del ministro

Una foto della Gelmini modificata dalla Rete
Una foto della Gelmini modificata dalla Rete
MILANO - Otto righe di comunicato in tutto, che sul web rimbalzano vorticosamente, con commenti sarcastici annessi. È la dichiarazione ufficiale con cui il ministro dell'Università e della Ricerca Mariastella Gelmini, giustamente, plaude alla scoperta dei ricercatori del Cern e dell'Istituto nazionale di fisica nucleare, che sono riusciti a dimostrare come la materia possa andare più veloce della luce. Mariastella Gelmini (che sarà in videochat co i lettori di Corriere.it e Io donna lunedì 26 settembre dalle 13.30 alle 14) si congratula con i ricercatori italiani che hanno contribuito a questo «evento», dato che «il superamento della velocità della luce è una vittoria epocale per la ricerca scientifica di tutto il mondo». E fin qui, poco o nulla da dire: è il tono pomposo che si riscontra in tanti comunicati stampa, spesso poco informati. Un tono lontano, comunque, da quello da tenuto studiosi e ricercatori che hanno partecipato all'esperimento. Hanno impiegato tre anni per rendere pubblici i risultati, e non mancano di ricordare che serviranno ulteriori verifiche.
IL WEB - Ma quello che ha suscitato l'ilarità - a tratti feroce - del web, è il seguito della nota, datata 23 settembre e pubblicata sul sito del ministero, che riportiamo qui in versione integrale. «Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l'esperimento, l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro». In sostanza, al ministero sono convinti che tra l'Abruzzo e Ginevra corra un tunnel di circa 750 chilometri. E che il governo italiano ha contribuito a finanziarlo. Una gaffe, chiamiamola così, che la Rete non può davvero perdonare. Su Twitter in particolare è un diluvio di battute, contrassegnate dall'etichetta #tunnelgelmini, schizzata in cima ai trend topic del social network. «Non si vede la luce alla fine del #tunnelgelmini perché arriva dopo» scrive querrilla. «Ma nel #tunnelgelmini ci sono le fermate tipo metropolitana?» si chiede Zebbolo. E mentre qualcuno s'interroga sulla presenza di Berlusconi all'inaugurazione, c'è chi intravede anche la possibilità di filo diretto con Londra.«Il ministero rilancia: collegheremo il #tunnelgelmini a quello sotto la Manica» annuncia Martin Rance. Altro che Tav.
24 settembre 2011 - CORRIERE DELLA SERA

Riserva Imera: firmato l'accordo di programma tra Regione Siciliana e Italia Nostra

Caltanissetta, 12 settembre 2011

La Riserva naturale orientata Monte Capodarso e Valle dell'Imera Meridionale, affidata in gestione a Italia Nostra dal 1999, ha ottenuto dalla Regione Siciliana un finanziamento di 650 mila euro per l'acquisto, la ristrutturazione e l'arredamento di un edificio rurale da adibire a centro visite. Nei giorni scorsi, infatti, il funzionario delegato della Riserva arch. Leandro Janni (che ha assunto tale incarico sino al 16 settembre 2011), ha firmato a Palermo, presso l'Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, l'accordo di programma tra la Regione Siciliana e Italia Nostra.
Si tratta di somme concesse dal Fondo europeo di sviluppo regionale per la promozione della biodiversità e la tutela del patrimonio naturale, che rientrano in una misura del Programma operativo 2007-2013 della Regione, finalizzata a "rafforzare la rete ecologica siciliana, favorendo la messa a sistema e la promozione delle aree ad alta naturalità e conservando la bio-diversità in un'ottica di sviluppo economico e sociale sostenibile e duraturo".
"L'accordo di programma - afferma Janni - consente finalmente di realizzare un centro visite a pochi passi dal cuore della Riserva, attraverso cui tutelare, valorizzare e promuovere, con maggiore efficacia, il territorio".
L'accordo prevede anche altri 8 interventi, che saranno finanziati successivamente e che riguardano: l'eliminazione di rifiuti e la realizzazione di briglie nel tratto terminale del Torrente Vaccarizzo (50.000 euro), il completamento della tabellazione (60.000 euro), i programmi di monitoraggio e di ricerca per la realizzazione della Carta ittica (30.000  euro), il completamento del centro di educazione ambientale della riserva in Contrada Sabucina e l'acquisto dell'attrezzatura necessaria per l'avvio (60.000 euro), la riqualificazione dell'area di Monte Capodarso con sentieri e pannelli (1.000.000 euro). Tutti questi interventi saranno curati dalla Provincia Regionale di Caltanissetta, nella qualità di ente attuatore.
Altri tre interventi saranno curati direttamente da Italia Nostra e dalla Direzione della Riserva. Si tratta dell'acquisto e della collocazione di telecamere per il monitoraggio continuo dell'area protetta (300.000 euro), della realizzazione di programmi didattici e di progetti di educazione ambientale (42.000 euro) e di interventi per il mantenimento delle praterie xerofile secondarie, un habitat tipico della Riserva naturale orientata Monte Capodarso e Valle dell'Imera Meridionale (200.000 euro).
“Dura lex, sed lex”. Il piano paesaggistico della Provincia di Caltanissetta non è dotato di Vas
Caltanissetta, 21 settembre 2011
Non solo i piani regolatori generali delle città, dunque: anche il piano paesaggistico va sottoposto a Valutazione ambientale strategica (Vas). Questo, poiché il piano può avere impatti significativi sull'ambiente e sul patrimonio culturale del territorio. Ce lo  ricorda il Tribunale amministrativo regionale della Sicilia che, con recente sentenza, annulla il decreto dell'Assessorato Regionale Beni Culturali e dell'Identità Siciliana che aveva adottato il Piano paesaggistico della Provincia di Ragusa. A questo punto, abbiamo verificato se il Piano paesaggistico della Provincia di Caltanissetta (già adottato, ma non ancora vigente) fosse stato sottoposto a Valutazione ambientale strategica. Il Piano paesaggistico della Provincia di Caltanissetta non è dotata di Vas. Dunque? “Dura lex, sed lex”, dicevano gli antichi latini.
La Vas - introdotta dalla direttiva europea nel 2001 e recepita in Italia a livello nazionale dal Dlgs 152/2006 - è lo strumento di valutazione delle conseguenze ambientali di taluni piani e programmi. E' finalizzata all'assunzione - attraverso la valutazione di tutte le possibili alternative pianificatorie - di determinazioni integrate e sistematiche di considerazioni di carattere ambientale, territoriale, sociale ed economico. E' uno strumento preventivo che si realizza in fase di elaborazione del piano e che prevede la redazione di un rapporto ambientale. Il rapporto deve considerare lo stato dell'ambiente attuale del territorio interessato e le sue alterazioni in presenza e non del provvedimento da valutare, confrontato anche con possibili alternative strategiche, localizzative e tecnologiche. La Vas, dunque, si propone di verificare che gli obiettivi individuati nei piani siano coerenti con quelli propri dello sviluppo sostenibile, e che le azioni previste nella struttura degli stessi siano idonee al loro raggiungimento. Pertanto, a prescindere dalla qualificazione dell'atto di pianificazione in termini di piano urbanistico-territoriale o di piano paesaggistico, esso va comunque previamente assoggettato a valutazione ambientale strategica. Peraltro, ammettere che un piano preordinato alla tutela e allo sviluppo dei valori dell'ambiente del paesaggio (e che quindi necessariamente impone forme di tutela che incidono sull'assetto del territorio) non debba essere preceduto dalla verifica ambientale, finirebbe per vanificare la finalità della disciplina sulla Vas.
Leandro Janni - Consigliere nazionale di Italia Nostra

 

La campagna 2011 per i Paesaggi Agrari

Da sempre l’Italia è identificata con le sue vedute agresti, il suo paesaggio rurale, fonte di prodotti preziosissimi (olio, vino, verdure, pane, pasta, formaggi). Ma il processo virtuoso si sta inceppando: sempre meno campi sono dediti all’agricoltura, soppiantati da campi di pannelli fotovoltaici (energia al posto del cibo), attraverso l’edificazione dei terreni agricoli, attraverso lo sversamento di veleni che inquinano il territorio e contaminano i suoi prodotti.
Se non verrà fermato il processo di devastazione che erode il territorio, il paesaggio agrario e agricolo del nostro paese rischia di scomparire. Ecco allora il monito forte di Italia Nostra: fermare tutte quelle azioni dell’uomo che ne stanno compromettendo non solo la bellezza ma anche la sua ricchezza, che è ricchezza del Paese, bene comune di tutti gli italiani. Dopo il fallimento dell’economia tradizionale di mercato finanziario e la crisi mondiale che ne è conseguita, è sulla terra e sul paesaggio che bisogna puntare attraverso una politica economica europea che rivaluti il valore dell’agricoltura come risorsa fondamentale per l’economia. L’Unione Europea deve rivedere la PAC (Politica Agraria Comunitaria) attraverso investimenti forti nel settore che favoriscano lo sviluppo, l’occupazione giovanile per un ricambio generazionale e pongano fine all’abbandono che gradualmente ma costantemente da 50 anni a questa parte la campagna ha subito.
I pericoli di perdita dei paesaggi agrari e con essi della vocazione agricola dell’Italia, che abbiamo rilevato, sono molti:
  1. i territori agricoli abbandonati, incolti, a rischio frane;
  2. l’abbandono delle campagne, il cambiamento antropologico e sociale;
  3. i monumenti e le testimonianze storiche dell’agricoltura antica abbandonati e degradati;
  4. l’inquinamento che devasta l’agricoltura con le discariche e gli sversamenti incontrollati;
  5. la perdita delle agro-biodiversità (ovvero la tendenza delle aziende agrarie a standardizzare i processi produttivi);
  6. le leggi sbagliate (anche europee) che hanno annullato le nostre colture specifiche;
  7. la desertificazione e lo spreco dell’acqua;
  8. le bonifiche inutili;
  9. i disboscamenti e gli incendi motivati da nuove costruzioni;
  10. la rovina dei terrazzamenti (“le fascie” in Liguria) che sostenevano tutto il territorio collinare italiano;
  11. la perdita delle coltivazioni a causa dellee nuove destinazioni a produzione di energia (vedi ad es. fotovoltaico a terra)
  12. le grandi infrastrutture progettate/tracciate sulla carta senza riguardo alla morfologia agraria dei territori che percorrono;
  13. la cementificazione dei grandi centri commerciali o delle infrastrutture per cosiddetti svaghi nei territori agricoli periurbani; una volta ricoperto di asfalto o di edifici il territorio agricolo sarà perduto per l’agricoltura e l’ambiente chissà per quante generazioni.

10 proposte positive di Italia Nostra per un’economia agricola sostenibile:
  1. ridare valore alla terra: la campagna è vita, è cibo, la terra vale per il futuro;
  2. più terra e zero cemento; basta mangiare la terra d’Italia o torneremo alla fame;
  3. sostenere gli agricoltori innovatori; i giovani e le famiglie che tornano alla terra;
  4. ridefinire la distribuzione, invertendo il percorso produttivo per cui solo il 10% del prezzo pagato dal consumatore rimane nelle tasche dell’agricoltore;
  5. valorizzare i nuovi stili di vita per il risparmio energetico e l’economia sostenibile;
  6. sostenere e finanziare i prodotti agricoli e alimentari di qualità e identitari dei nostri paesaggi;
  7. incoraggiare le imprese che praticano i nuovi valori dell’economia sostenibile;
  8. una nuova politica deve dare nuove regole e leggi in favore dell’agricoltura sostenibile; l’agricoltura, infatti, appare oggi il sistema che, meglio di altri, può assumere e potenziare le varie funzioni necessarie ad assicurare la sostenibilità ambientale che l’intera umanità cerca di raggiungere; l’agricoltura deve essere sostenuta in tutti i modi perché sarà in futuro il perno non solo della catena alimentare, ma anche della gestione consapevole di una quota significativa della superficie terrestre;
  9. recuperare, conservare, rigenerare la biodiversità; e sostenere le ricerche sulla biodiversità: un valore per la ricerca e una risorsa per la medicina e le biotecnologie;
  10. i paesaggi si difendono riattivando in forme nuove le pratiche colturali, sociali ed economiche che hanno contribuito alla loro costruzione e possono ancora contribuire a tenerli in vita o a trasformarli in maniera coerente con il loro contesto.
Saranno le 200 sezioni sparse in Italia, i 16 coordinamenti regionali e le decine di migliaia di soci che vigilano costantemente sul territorio, insieme a tutti i cittadini, ad alimentare la classifica dei territori più minacciati nel nostro Paese, luoghi ricchi di storia che rischiano di perdere la loro identità per l’attacco o l’incuria dell’uomo, zone deturpate, ma anche  località di estrema bellezza rimaste integre e da salvare.
Guarda la mappa con i siti da salvaguardare

Leggi il primo Rapporto sui Paesaggi Agrari
Leggi il documento sui “casi peggiori”… finora!
30 settembre 2011: scadenza per il concorso fotografico “Paesaggio di risaia 2011″
30 settembre 2011: Concorso fotografico “Il Paesaggio costiero dalla falesia del San Bartolo alla foce del Cesano” e “Il Paesaggio agrario della provincia di Pesaro e Urbino”
3a edizione -  “Identità salentina”, Concorso fotografico. Leggi il Bando
Infine: in allegato troverete l'invito relativo a un utilissimo seminario sul compostaggio in Sicilia - organizzato dalla nostra cara, tenace amica eoliana Aimée Carmoz, che avrà luogo presso l'Orto Botanico di Palermo, giovedì 6 ottobre 2011.


Saluti molto cordiali, L. J.

mercoledì 21 settembre 2011

Belluno: la cultura della manutenzione ordinaria



Città sostenibile

Belluno e il suo hinterland costituiscono un unico territorio a vocazione turistica. La notizia che circola di fare riconoscere formalmente turistici i suoi Comuni appare strategica ma solo al fine di far cassa (non nascondiamocelo) anche se patto di stabilità e ristrettezze economiche impongono in bilancio una diminuzione delle uscite o un aumento delle entrate. È raro in verità trovare Comuni virtuosi che hanno capito e cambiato rotta, dimostrando di avere metabolizzato il cambiamento socio-economico in atto di portata epocale. Lo spreco, a partire dal territorio, dall’edilizia è bandito, e nella modernità ogni modifica, trasformazione e/o creazione deve essere affrontata nella complessità che segna i  nostri tempi.
Belluno, Via Flavio Ostilio, 6-04-2011
Nei lavori pubblici, per esempio, la fetta maggiore delle risorse si continua ad attribuirla massimamente al nuovo, e si trascura che la vera immagine di una città sta nel mantenimento in buono stato di ciò che si possiede. Voglio dire che la manutenzione continua ad essere la cenerentola degli enti autarchici. Ovviamente mi riferisco alla manutenzione programmata di ogni bene cittadino, che significa assegnare un tempo di durata a ciò che si vuole mantenere e, alla scadenza, attuare il ripristino estetico/funzionale. L’immagine, di una città attitudinalmente turistica, a maggior ragione deve essere mantenuta da periodici piccoli ripristini e non da episodici interventi che aumentano i costi e, se in ritardo, fanno scivolare in un progressivo degrado.
Belluno, Via Flavio Ostilio, 25-08-2011
In centro storico qualche esempio di immagine che offusca la vera Belluno la offre il degrado della scuola “Gabelli” in prossimità degli arrivi ferroviari e dei bus. Anche chi visita o percorre alcune vie in quegli stessi dintorni, potrà constatare che i marciapiedi presentano superfici  che sembrano montagne russe.  Le “cuciture” varie con bitume, che riparano i marciapiedi, sono dissesti veri e propri dell’attesa planarità di un percorso pedonabile. Non è raro trovare frantumata  la pietra calcarea delle bordure di contenimento in parti di marciapiedi e di gradini. Un esempio per tutti, topico, lo si può trovare nei gradini di via Flavio Ostilio. Per la cronaca, otto/nove mesi fa, ad un vigile, ho fatto notare un dissesto visibile di alcuni gradini. Sono spuntati poco dopo due cartelli di lavori in corso. Se si va a vedere ora, non sono più presenti quei cartelli ma i gradini guasti permangono.
Quando piove, tra le buche stradali e quelle dei marciapiedi, per gli schizzi, al cittadino sembra di interpretare un noto film dal titolo (parodiato): “imprecando” sotto la pioggia. Per la verità, i marciapiedi in disordine non sembrano avere origine dall’obsolescenza quanto piuttosto dai lavori in tempi successivi  per i vari allacci alle varie reti sotterranee. E qui una riflessione è d’obbligo: il ripristino dei luoghi per detti allacci non è stato fatto con la dovuta attenzione/sorveglianza, o è il risultato di conseguenze non eliminabili?  Quale dei casi che sia, necessita di essere accertato perché non si verifichi più in futuro. Sommessamente, potrei suggerire: o di controllare meglio il ripristino dei luoghi a lavori effettuati, o di prevedere un tempo per l’intero rinnovo di quel marciapiede dopo un certo numero di allacci e/o lavori vari, e quindi trattenersi per ogni intervento un apposito contributo per quel preciso scopo. Il dissesto dei marciapiedi in alcuni casi è anche causato dalle radici degli alberi. Qui si può solo pensare di intervenire per il futuro, con essenze in caso di ricambio, le cui radici, ad esempio, siano fittonanti.
L’accoglienza turistica muove dalla prima impressione. Il centro storico per fortuna, grazie all’eredità lasciata dall’umanità che lo ha attraversato, testimonia con i suoi manufatti un’edilizia ricercata che segna la cronologia storica del vissuto urbano.  
Nel linguaggio corrente di politici e tecnici locali, aleggiano di tanto in tanto un paio di vocaboli che dovrebbero coniugare il turismo con l’economia. Mi riferisco ai termini: bioarchitettura e sostenibilità. Peccato che ancora siano solo dei pronunciamenti. Nel regolamento edilizio della città di Belluno ad esempio, non si trovano. Altrettanto assente è un qualche cenno al protocollo di Itaca che riguarda i criteri per  nuove costruzioni o ristrutturazioni in termini di bioarchitettura.
La Repubblica riconosce al turismo un'importanza strategica nello sviluppo economico del Paese. In termini locali l’immagine turistica si esalta quando il centro di un Comune oltre ad essere un luogo rinomato per storia e cultura si mostra efficiente e viene percepito come amico appunto della sostenibilità.
Qualche Comune del bellunese è sulla buona strada; Feltre qualche tempo fa si è prodigata per diffondere la conoscenza dei beni culturali tramite internet in modo nuovo e proprio in questi giorni si sta occupando di edilizia sostenibile. Il capoluogo di provincia, faccia conoscere meglio agli ignari cittadini come me quali vie ha intrapreso per migliorare l’immagine della città e cosa sta facendo per la sostenibilità. Penso che con un gesto simbolico minimo, nel quadro di una strategia globale di immagine, di valorizzazione e razionalizzazione delle risorse e di scelte sostenibili, si potrebbe  cominciare col  risanare marciapiedi, gradini, recinti (vedi “Gabelli), etc., e allo stesso tempo esaminare la possibilità di adottare nello strumento urbanistico, i nuovi criteri di sostenibilità aderendo al “protocollo Itaca” del Veneto.

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N.B. - Oggi, 7 novembre 2011, annoto volentieri che da un mese circa le riparazioni ai gradini segnalate in questo pezzo sono state fatte. 


domenica 18 settembre 2011

BIODIVERSITA': TESORO dalla NATURA




MOSTRA MICOLOGICA A BELLUNO
Settembre 2011

 
Il luogo e la Natura
Design e Natura

sabato 17 settembre 2011

Celebrazione 150° Unità d'Italia


A proposito della celebrazione dell’Unità d’Italia…

Noi, che ci riconosciamo nella Costituzione nata dalla Resistenza, ora messa in discussione per “interessi di bottega”.

Noi, che per l’espressione: “fatta l’Italia bisogna fare gli italiani” si pensava fosse semplicemente una frase storica. 

Noi, che fino a pochi anni fa ci sentivamo tutti uguali  in doveri e diritti e tutelati dalla Carta costituzionale.

Noi, del Sud, che a chi parlava in modo meno duro, ritenuto più forbito, lo definivamo: “continentale”.

Noi, che il lavoro in continente lo immaginavamo da Roma in su.

Noi, che conoscevamo geograficamente la pianura padana ma mai avremmo immaginato l’esistenza di una “padania” e degli italiani che si dicono “padani”.

Noi, o meglio alcuni di noi, che all’ottusa difesa dei privilegi e della ricchezza locale di altri italiani, contrappongono la stessa stupida chiusura localistica con un rimpianto da sudditanza borbonica o  rivendicando un mancato separatismo.

Noi, che nati in terra italiana non ricca e a volte matrigna, mai ci saremmo sognati di considerare i più sfortunati immigrati o altri come noi meridionali, zavorra.