BELLUNO: la città nel suo essere insieme urbano
IL CENTRO STORICO NON E' DISNEYLAND
Credo che il centro storico meriti più
rispetto. Non si è mai spenta l'eco dei risentimenti dei suoi
abitanti che si rinnova di tanto in tanto. Non sono giustificabili
le “offese” e le “ferite” che vengono inferte tutte le notti
dal “nottam...bullismo e quasi settimanalmente dalle varie,
diciamo, “feste paesane”, in nome di un'economia che alla fine si
riduce alla sopravvivenza di qualche bar. Tutto insiste come se il
centro storico non fosse abitato da alcuno.
Eppure, bisognerebbe ringraziare
proprio la “resistenza” di quegli abitanti del centro, se viene
mantenuto un minimo di sopravvivenza per quegli esercizi commerciali
di vicinato, divenuti oramai i meno sostenibili.
La politica è sorda, considera e
percepisce il maggior luogo di rappresentanza della città, come
strumento semplicemente da usare: senz'anima e senza abitanti. I
progetti quasi sempre per il centro che mostra, sono presentati come
frutto di un “concorso” in fretta e furia sempre in chiave
mercantilista. Comunque, la recente volontà amministrativa di volere
calmierare i prezzi d'affitto delle abitazioni, potrebbe essere un
inizio di buona politica. Bisogna, però, affrontare il problema
delle abitazioni nella globalità di un progetto di città che fin
qui non si è visto. Tanti sono i segni che l'Amministrazione
cittadina naviga a vista. Non ha una rotta tracciata. Considera la
periferia urbanizzata come luogo aperto alla saturazione edilizia, il
centro storico come la Disneyland di città, il greto del
Fiume Piave come la futura Palm Beach, gli alberi un impiccio
per i parcheggi e viabilità e l'ambiente naturale non diverso dal
suolo agricolo. L'eccesso di feste “strapaesane” continuato ed
aggravato da emissioni acustiche inquinanti in alcune circostanze
oltre i limiti del dolore, gli affollamenti variopinti di cose e
persone, e perfino la circolazione di cibi e bevande non sempre
nostrani, per chi vorrebbe apprezzare, “gustare” il godimento del
genius loci nel silenzio, nei colori e nei sapori propri del
luogo dovrà accontentarsi
di una mistificante accozzaglia di
estemporanei segni in contrasto con quello che rappresenta un centro
storico. A tutti sono note le spese per i festini vari, l'aspettativa
di una spiaggia a Lambioi e l'abbattimento di quei poveri alberi,
sempre ritenuti malati, ma in verità utili per qualche posteggio in
più. Di non meno rilievo, anzi quasi dispettoso, nella conduzione
amministrativa di questa città, appare, anche, l'esclusione del
centro storico nel servizio di ecocentro su mezzo mobile.
Pendono adesso, sommariamente, sul capo
della città: una scelta di ammodernamento di Piazza dei Martiri che
si propone di stravolgere l'immagine consolidata del salotto buono di
Belluno; una permuta di volumi per agevolare nuova edilizia in zona
di espansione; nuovi gadget per allietare ulteriormente le notti
brave di Belluno sempre in centro storico, etc.. Bisogna riconoscere,
però, che qualche iniziativa all'orizzonte appare con una qualche
utilità, pur se non coordinata nel suo complesso, con risorse,
bisogni, problemi e progetti. Mi riferisco alla ricercata azione
amministrativa di volere con l'ATER, un approccio progettuale che
potrebbe diventare ambizioso, se non si esaurisce e si limita al solo
reperimento di qualche abitazione a costo contenuto. L'occasione,
invece, dovrebbe estendersi e prevedere per la città un piano
complessivo nella direzione di un rinnovo edilizio a rotazione
continua, magari dando, forse, meglio impulso, da parte del Comune,
all'Ufficio
Politiche per la Casa. Non secondario è anche l'interessamento che
si ha per la scuola primaria. Restituire la scuola “Gabelli” ai
cittadini e ripristinare lo spazio occupato provvisoriamente, dagli
attuali edifici scolastici nel Parco Città di Bologna, farebbe
cessare quella deprecabile emergenza di cui l'Italia è solita
abusarne.
Insomma, il primo cittadino non me ne
voglia, se mi sono permesso di sottolineare una certa carenza
politica che nulla ha a che vedere con le ristrettezze economiche
comunali, che esistono e limitano l'azione politica, ma ciò che mi
sembrava utile mettere in evidenza resta la visione d'insieme della
città che rimarco: non deve mancare. Ricordo soltanto, che il centro
storico non è luogo a se stante ma, piuttosto, parte nobile di un
luogo abitato. L'umanità che l'ha attraversato con i suoi segni
tangibili lo ha reso unico e irripetibile. Pertanto, lo ricordo per
me stesso, chi non riconosce nel centro storico l'alta pregnanza
storico-culturale e baratta la sua essenza di città per valori
miseri ed effimeri, non solo sbaglia ma fa anche proselitismo per
l'ignoranza!
Giuseppe Cancemi
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