PER PARTIRE BENE... SIN DAI PRIMI CENTO GIORNI
Voltare pagina, per una città del profondo Sud che tutti gli anni regolarmente si colloca all'ultimo posto delle graduatorie sulla vivibilità delle città in Italia, è cosa ardua. Il gorgo di una quotidianità amministrativa esercitata nell'inseguire i problemi, può risucchiare ogni buona intenzione di riscossa promessa in tempo di elezioni, fatta magari in buona fede. Aggredire le problematiche amministrative quotidiane che sempre più hanno abbassato il livello dell'ordinaria amministrazione, è la prima cosa che bisogna fare. Serve anche rinvigorire ed estendere l'etica della responsabilità, rendere trasparente il palazzo comunale, avvicinare tutti i cittadini alle scelte, prima di farle e non dopo. Razionalizzare, risparmiare, riqualificare e/o spostare risorse improduttive verso capitoli che ottimizzano, qualificano l'attività amministrativa, sono categorie che devono entrare per prime nella buona amministrazione.

Prendiamo l'immagine della città attuale non priva di degrado in generale e nell'arredo urbano, poco pulita lungo le strade, i marciapiedi e i posti di raccolta e vediamo cosa si può fare per ridare un nuovo volto alla città.
A mo' d'esempio: se riduciamo il volume della frazione indifferenziata che finisce nei cassonetti, si possono abbattere i costi di conferimento in discarica a vantaggio del riutilizzo, delle finanze locali (e non solo) e dell'ambiente naturale dove andrebbe smaltito l'umido. Dunque vantaggi diretti e indiretti. Altro esempio, a favore dell'immagine urbana, potrebbe riguardare una più "severa", "pignola" e "accurata" pulizia cittadina. Avendo cura di difendere sì la giusta e puntuale ricompensa del lavoro svolto dagli Operatori ecologici ma non senza pretendere la contropartita apprezzabile da tutti e non senza perseguire (se necessario ed educativo) i contravventori cittadini. Un ulteriore esempio potrebbe riguardare la velocizzazione dei servizi ai cittadini, al commercio e all'imprenditoria, facendo viaggiare le informazioni e non le persone.
All'interno
del Palazzo, sempre per esemplificare, i carichi di lavoro di ognuno e
di tutti, previsti dalle norme (Contratti collettivi) o dalla
consuetudine riconosciuta e consolidata e la dirigenza che deve
vigilare, debbono assicurare il massimo della efficienza per dovere e
rispetto ai cittadini sovrani. Anche gli amministratori, da parte
loro, non debbono e non possono delegare agli uffici e al rispettivo
personale, compiti propri della politica. Le scelte e le soluzioni di
natura politica, non contrarie alle leggi e con copertura
finanziaria, debbono solo essere, tradotte in azioni, ed eseguite.
Non bisogna lasciare spazio alla discrezionalità.
Se viene delegata ai dirigenti la conduzione degli atti che
afferiscono alla sfera della loro responsabilità
individuale ma che sono riconducibili alla responsabilità
politica, viene dato spazio a rinvii, ritardi se non ad una elusione
della esecutività.
Infine,
le aggregazioni di volontariato, gli anziani organizzati (p. e.
AUSER) con deleghe e responsabilizzazione sulla custodia e il
mantenimento, per esempio, dei giardini pubblici o del verde di
quartiere possono fornire un prezioso ausilio a costo zero.
E
via discorrendo di questo passo....
Ecco,
l'avvio così concepito,
di aggiustamenti, puntualizzazioni, razionalizzazioni, riconoscimenti
di ruoli e responsabilità, efficienza, dovere e diritto,
consapevolezza, di cittadinanza attiva e partecipativa può
fare da volano a una serie di altre piccole riforme dal basso
se partecipate davvero.
Giuseppe Cancemi
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