PRINCIPIO DELLA FINE O RECUPERO?
La
storia italiana che vuole il recupero dei diversi centri storici, è
antica di tanti decenni e accomuna la stratificazione degli abitati
di tutti gli agglomerati urbani del Bel Paese. Leggendo ciò che è
accaduto da Nord a Sud per i centri storici, si rileva sommariamente
che il valore, non solo storico ma anche economico, ha premiato
l'impegno di molti Comuni che hanno orientato il restauro
dell’esistente patrimonio edilizio verso la conservazione. Le
città che, non senza difficoltà, hanno sviluppato una politica del
recupero, oggi sono quelle che hanno accresciuto il valore
immobiliare del proprio stock edilizio più antico e maggiormente
incrementato il flusso turistico in centro storico. Nella nostra
Caltanissetta si sta tentando di avviare un risanamento del centro
storico, con grande ritardo e all'insegna dell'improvvisazione che
ingenera non poca confusione nei suoi cittadini. Il recupero del
centro storico arenato da parecchi anni per responsabilità
politico-amministrative, non solo recenti e che per brevità affido
ad altre letture, improvvisamente, prende nuova vita da un concorso
nazionale, con tempi strettissimi, sulla “rigenerazione urbana”
di cui l'Amministrazione in carica, orgogliosamente, se ne
attribuisce il merito dell'aggiudicazione del relativo finanziamento.
A parte il grande ritardo negli interventi che una politica accorta
avrebbe dovuto e potuto evitare da lunga data, al fine di mantenere
gli abitanti e il decoro della città, il merito di volere recuperare
il centro storico è innegabile, ma per le premesse da cui nasce,
rischia di diventare un ennesimo sfregio alla città. Il timore che
sembra manifestarsi con il cosiddetto “Progetto Pilota”, nasce
dal comune sentire di quei pochi nisseni che non amano la propria
città. Un centro storico diverso, “nuovo” avverso alla
conservazione. Lasciare al tempo il compito dei crolli a fine
demolitivo senza colpo ferire e predisporre una realizzazione di
nuove edificazioni (facendo ricorso alla già conosciuta, in altre
circostanze, “emergenza”) è la risposta più facile e populista
che si è andata, e si sta, via via configurando. L'inerzia è il
filo conduttore del degrado prima, dei crolli a seguire e, infine,
dell’emergenza per motivi igienici e di sicurezza. Da qualche anno,
forse, perché prossimi al rinnovo amministrativo locale, si vuole
mostrare un “carniere” colmo di “selvaggina” immediatamente
spendibile. Il “Progetto Pilota” che viene presentato come
progetto di avvio, per il recupero del centro storico, è apparso
alla chetichella, fatta salva la canonica pubblicazione obbligatoria
per le eventuali osservazioni e opposizioni. Sarebbe anche rimasto in
ombra, se alcuni sensibili cittadini non avessero sollevato il
legittimo diritto di partecipare a così importanti scelte
urbanistiche retrocesse a semplici interventi edilizi. Da quel
momento la contesa che doveva allarmare per prime le preposte
istituzioni (mostratesi reticenti) ha visto solo movimenti spontanei
confrontarsi per un ripensamento circa il progetto, senza alcun
esito. Il punto a cui siamo giunti oggi, vede una ufficiale presa di
posizione di alcuni professionisti del settore
urbanistico-architettomico-edilizio e del mondo dell'ambientalismo
che ha segnalato a Procura della Repubblica, Assessorato BB. CC.,
Corte dei Conti e Assessorato Territorio e Ambiente alcune presunte
anomalie del progetto pilota, come ultima ratio per indurre
l'amministrazione in carica ad un ripensamento di quel progetto in
termini conservativi e non di rinnovo per il centro storico.
In
questo confronto tra le parti, dove il contendere è il rinnovo o la
conservazione, alcune osservazioni vanno fatte. Intanto, la
compagine amministrativa in scadenza - che può continuare ad
amministrare al massimo ancora per qualche lustro - ha condotto e
conduce in solitudine, un processo di trasformazione della città
così impegnativo in un arco temporale di decenni e con risorse
economiche occorrenti di centinaia di milioni, senza ricercare la
massimizzazione di un legittimo consenso nella comunità locale.
I
proclami lanciati attraverso alcuni numeri della rivista comunale
(unico mezzo che informa ma a fatto compiuto), per questo progetto
pilota, mettono in risalto alcune cifre sul recupero che vale la pena
sinteticamente commentare. Con l'intervento, prossimo, sugli isolati
27 e 28 del quartiere “Provvidenza” si ricaveranno una ventina di
vani utili per i futuri fortunati assegnatari per il costo di circa 3
milioni. Insomma, si potrà appena realizzare una “lotteria per i
senzatetto” entro un arco di tempo minimo di qualche quinquennio.
Un'altra trentina di milioni, preventivati (ma non si sa con quale
copertura) per fasi ulteriori, serviranno per mettere in sicurezza
(statica e igienica, sembrerebbe) 26 isolati di quel quartiere, come
dice l'assessore all'urbanistica. Non è difficile, allora,
pronosticare, nefaste prospettive per il centro storico: tempi
biblici di realizzazione, preceduti da una progressiva
desertificazione delle rare superstiti presenze autoctone, con
inimmaginabile troppo lontana conclusione insediativa o, in
alternativa, ingresso in tempi relativamente brevi della inevitabile
ruspa “risanatrice”.
In
questo scenario si inserisce l’avvio e la conduzione del cosiddetto
progetto pilota che inquieta gli animi di chi ama la città e ha
sperato che le pubbliche autorità cittadine intervenissero in tempo.
Chi ha potere per intervenire, invece, si è costantemente girato
dall’altra parte. La Soprintendenza, ad esempio, come riferimento
di vigilanza per la salvaguardia del territorio, chiamata in causa
indirettamente e direttamente non ha mostrato la dovuta sensibilità.
Doveva e poteva accorgersi che la scelta di recupero del centro
storico viene chiamata, non a caso, “Programma Costruttivo”.
Tutto un programma non certo consono ai principi culturali ispiratori
delle leggi nazionali e regionali nonché agli orientamenti italiani
ed europei della carta del restauro a scala urbana.
Ad
onor del vero, agli assordanti silenzi istituzionali fa eccezione,
una tardiva ma curiosa presa di posizione, personale, da parte di un
progettista redattore del piano pilota in oggetto. In tutto il suo
dire, sembra non volere intendere che il contenzioso ha una portata
urbanistica, in senso lato (dunque,
politica), e
non deriva
da
una
semplicistica
contrapposizione tecnica in
un
intervento “costruttivo”, che non sembra ispirarsi neanche alla
politica abitativa introdotta
dal
social
housing.
Il progetto, sconosce il cittadino da insediare, impropriamente
introduce una valutazione architettonica, di pregio e non, delle
testimonianze storico-abitative (sic!), banalmente, assicura una
staticità per le parti edilizie che saranno mantenute (non potrebbe
essere altrimenti!). Insomma, l'intervento ribadito da
un
“addetto ai lavori” in
difesa del
“Progetto
Pilota”,
sembra confermare
un
evidente contrasto,
tra
l’ispirazione
barocca ostentata
negli elaborati del
progetto diffusi
e la realizzazione pratica degli alloggi previsti, stilisticamente
aderente
ad una edilizia popolare.
Una
“trama” annunciata
come “nuova
architettura caratterizzata da un evidente linguaggio contemporaneo”
la quale stride con un
“ordito” che
si annuncia
con
un primo intervento-rabbercio
del
quartiere
Provvidenza.
Esattamente
il contrario di ciò che richiede un restauro
smart
del
centro
storico per
una Caltanissetta
principalmente fatta di persone.
Giuseppe
Cancemi
Io premetto sempre ,per chi non mi conosce che non sono della materia,per cui il mio commento sara’ molto pratico,diciamo pure terra,terra.Prima di tutto chiariamo se per principio della fine si intende dire addio al progetto.....recupero accontentarsi della piccola somma per dare inizio a qualche lavoro. Secondo me e’ da stupidi affidare la somma a chicchessia per poi riprenderla assieme ad un altra chissa’ quando ,sempre
RispondiEliminache arrivi .............e dopo quanto tempo? Visto che i tempi sono lunghissimi,questo finanziamento non si deve perdere,anche se viene adoperato solo per togliere le macerie,per pulire i tombini ,fognature escrementi di colombina,e poter dare inizio alla costruzione dei due corpi. Si mi direte, e che cosa abbiamo concluso?Intanto, in quella zona si potra’ respirare, passare tranquillamente senza che qualche canale cada in testa a qualcuno. Tranne che si possa fare stornare la cifra per portare a termine qualche altro lavoro in previsione. Non condivido assolutamente di dare un tetto ad alcuni e ad altri no,anche perche’ siamo in una zona calda...........questo in sintesi e’ cio’ che penso realmente della situazione esposta con molta chiarezza dal nostro Beppe.....