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giovedì 1 giugno 2017

BENI CULTURALI, NON MUSEALI... MA PARLANTI!

 Le istituzioni scolastiche e quelle amministrative debbono, in un progetto condiviso, operare perché i Beni Culturali non restino "archiviati" o peggio "posteggiati" in costosi musei senza un uso che entri a far parte della crescita degli adolescenti e dei giovani.


Il tema dei beni culturali, va a braccetto con le risorse territoriali locali e con la loro valorizzazione. L'immaginario collettivo, in genere, ritiene e associa al patrimonio culturale, solo e sempre immagini di una certa esclusività, riferentesi ai manufatti storici più celebrati. Ma così non è! Le tracce storico-culturali e gli ambienti naturali rappresentano l'identità di un luogo, e non sono di serie A o di serie B. Voglio dire che, per una malformata accezione di bene culturale, la stratificazione storica e culturale, che appartiene alle trascorse generazioni dei nisseni, non viene riconosciuta e dunque, non valorizzata. Per molti nisseni ad esempio, i ritrovamenti archeologici ospitati a Caltanissetta, o non sono conosciuti, o ritenuti d'importanza minore, al confronto di altri più gettonati e più reclamizzati. Eppure, il centro storico con le sue case in via di degrado, quando non dirute, è luogo di altrettanti segni dell'umanità trascorsa, i cui reperti, hanno una propria dignità storica. Tutta l'Italia ha un passato storico più o meno ben conservato che forma l'insieme dei beni culturali, e la Sicilia di questi importanti segni, ne possiede un quarto. L' iniziativa 1ª Giornata Nazionale dei Beni Comuni di Italia Nostra”, in Sicilia, è un evento da sottolineare. Non si può continuare ad ignorare le nostre risorse territoriali abbandonate o consegnate all'ignavia perenne. Ma non basta celebrare, se ci si ferma al solo evento, tutto continuerà a restare come prima. Bisogna spendersi oltre, affinché ciascuno faccia la propria parte: dal singolo cittadino, alle più importanti istituzioni come per esempio la scuola. Gli adulti contemporanei, possono essere le avanguardie, ma è necessario puntare sulle nuove generazioni sin dalla scuola dell'obbligo. I bambini, gli adolescenti appartengono a quelle fasce d'età che debbono poter cominciare a “respirare” dentro e fuori la scuola aneddoti, ricordi, tradizioni, storia locale, piccoli brandelli di vissuto che possono o no raccordarsi con la storia formalizzata nei cosiddetti libri di testo. Insomma bisogna cominciare presto ad educare generazioni in crescita attraverso un percorso con la storicizzazione del vissuto locale come valore culturale.
L'offerta formativa delle scuole a tutti i livelli, programmi, non in solitudine, ma unitamente con le istituzioni locali. I percorsi formativi prevedano, all'interno delle attività culturali, impegni, nel corso dell'anno, che contemplino ricerche in: musei, biblioteche, archivio di stato, archivi di curia e chiese, e persino nelle interviste a privati che hanno memoria storica di eventi accaduti in città.
Le istituzioni locali, “battano un colpo”, nel senso di mettersi in gioco per una cultura partecipata e non passiva, soprattutto nella propositività e nelle soluzioni organizzative.
Impegnino e si impegnino per le nuove generazioni si da mettere in moto un circuito virtuoso verso beni culturali non più muti, museali, ma “parlanti”.

Giuseppe Cancemi