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giovedì 14 novembre 2013

PIAZZA GARIBALDI


I   L a m p i o n i



Ho letto, qualche giorno fa, che il Sindaco di Caltanissetta vuole sostituire i lampioni di Piazza Garibaldi e rifare la pavimentazione della medesima piazza perché già rovinata. Queste “luminarie”, si dice, che non siano state ben accolte dai nisseni sin dalla loro, relativamente, recente installazione. Lo stesso dicasi del rifacimento della piazza. Ora, questa ennesima lamentela su pavimentazione e corpi illuminanti, essendo quest'ultime opere di abbastanza recente acquisizione, fa pensare che a Caltanissetta o vi sono sempre i soliti “bastian contrari” costantemente pronti a brontolare o che le scelte vengono regolarmente dall'alto, in barba ai cittadini, da sempre considerati dei “sudditi”. 
Intanto, è grave pensare che si dissipino le scarse risorse economiche senza il dovuto riguardo che si dovrebbe avere per i soldi pubblici e che nessuno risponde, ad esempio, di acquisti e spese varie che non di rado si tramutano dopo poco tempo in sprechi. La volontà annunciata dal Sindaco di volere rifare tutto (pavimentazione e lampioni) di Piazza Garibaldi non è una buona idea in termini di economia e finanza pubblica. L'esempio del buon padre di famiglia dovrebbe bastare. Nella gestione familiare per i vari bisogni che si presentano in casa, generalmente, nessun padre fa promesse ai familiari che non può mantenere, né pensa di rifare a nuovo tutto ciò che può essere riparato e neanche sostituirà quel che ha già, per il semplice fatto che non piace. A meno che la famiglia non abbia eccellenti condizioni economiche. Nel nostro caso, non credo che le casse comunali lo permettano, anzi! Allora, forse, piuttosto che ascoltare le lamentele o empiricamente stabilire che quelle luci non vanno perché illuminano poco o esteticamente non piacciono, una controllatina agli elaborati progettuali, fatta dai tecnici comunali, potrebbe stabilire se la curva fotometrica degli apparecchi illuminanti è stata progettata secondo la richiesta intensità idonea ai luoghi. Se necessità vuole che si debbano cambiare i corpi illuminanti, allo stato, le motivazioni che più s'imporrebbero, fermo restando un design adeguato al luogo, sono i parametri di irraggiamento luminoso a bassa dissipazione termica. Non senza considerare, una contemporanea alimentazione dell'impianto ottenuta da energia fotovoltaica.

Piazza Garibaldi 

Per quanto attiene alla lamentata pavimentazione dove le “basole” sono “divelte” e “spezzate” viene da domandarsi se esiste una garanzia sui lavori consegnati, se il carico del traffico ha una sua responsabilità o se la collocazione dei conci è avvenuta o meno a regola d'arte, con la dovuta sorveglianza e con un accurato collaudo.
Per concludere, bene sarebbe forse, e non solo in questo caso, prima di rifare tutto e/o lamentarsi, agire legittimamente di più. Non esitando, ove necessario, nel portare all'attenzione della magistratura contabile, quelle spese della pubblica amministrazione che non sembrano convincenti.


Giuseppe Cancemi

sabato 9 novembre 2013

CENTRO STORICO - CALTANISSETTA 2013


PRINCIPIO DELLA FINE O RECUPERO?


La storia italiana che vuole il recupero dei diversi centri storici, è antica di tanti decenni e accomuna la stratificazione degli abitati di tutti gli agglomerati urbani del Bel Paese. Leggendo ciò che è accaduto da Nord a Sud per i centri storici, si rileva sommariamente che il valore, non solo storico ma anche economico, ha premiato l'impegno di molti Comuni che hanno orientato il restauro dell’esistente patrimonio edilizio verso la conservazione. Le città che, non senza difficoltà, hanno sviluppato una politica del recupero, oggi sono quelle che hanno accresciuto il valore immobiliare del proprio stock edilizio più antico e maggiormente incrementato il flusso turistico in centro storico. Nella nostra Caltanissetta si sta tentando di avviare un risanamento del centro storico, con grande ritardo e all'insegna dell'improvvisazione che ingenera non poca confusione nei suoi cittadini. Il recupero del centro storico arenato da parecchi anni per responsabilità politico-amministrative, non solo recenti e che per brevità affido ad altre letture, improvvisamente, prende nuova vita da un concorso nazionale, con tempi strettissimi, sulla “rigenerazione urbana” di cui l'Amministrazione in carica, orgogliosamente, se ne attribuisce il merito dell'aggiudicazione del relativo finanziamento. A parte il grande ritardo negli interventi che una politica accorta avrebbe dovuto e potuto evitare da lunga data, al fine di mantenere gli abitanti e il decoro della città, il merito di volere recuperare il centro storico è innegabile, ma per le premesse da cui nasce, rischia di diventare un ennesimo sfregio alla città. Il timore che sembra manifestarsi con il cosiddetto “Progetto Pilota”, nasce dal comune sentire di quei pochi nisseni che non amano la propria città. Un centro storico diverso, “nuovo” avverso alla conservazione. Lasciare al tempo il compito dei crolli a fine demolitivo senza colpo ferire e predisporre una realizzazione di nuove edificazioni (facendo ricorso alla già conosciuta, in altre circostanze, “emergenza”) è la risposta più facile e populista che si è andata, e si sta, via via configurando. L'inerzia è il filo conduttore del degrado prima, dei crolli a seguire e, infine, dell’emergenza per motivi igienici e di sicurezza. Da qualche anno, forse, perché prossimi al rinnovo amministrativo locale, si vuole mostrare un “carniere” colmo di “selvaggina” immediatamente spendibile. Il “Progetto Pilota” che viene presentato come progetto di avvio, per il recupero del centro storico, è apparso alla chetichella, fatta salva la canonica pubblicazione obbligatoria per le eventuali osservazioni e opposizioni. Sarebbe anche rimasto in ombra, se alcuni sensibili cittadini non avessero sollevato il legittimo diritto di partecipare a così importanti scelte urbanistiche retrocesse a semplici interventi edilizi. Da quel momento la contesa che doveva allarmare per prime le preposte istituzioni (mostratesi reticenti) ha visto solo movimenti spontanei confrontarsi per un ripensamento circa il progetto, senza alcun esito. Il punto a cui siamo giunti oggi, vede una ufficiale presa di posizione di alcuni professionisti del settore urbanistico-architettomico-edilizio e del mondo dell'ambientalismo che ha segnalato a Procura della Repubblica, Assessorato BB. CC., Corte dei Conti e Assessorato Territorio e Ambiente alcune presunte anomalie del progetto pilota, come ultima ratio per indurre l'amministrazione in carica ad un ripensamento di quel progetto in termini conservativi e non di rinnovo per il centro storico.
In questo confronto tra le parti, dove il contendere è il rinnovo o la conservazione, alcune osservazioni vanno fatte. Intanto, la compagine amministrativa in scadenza - che può continuare ad amministrare al massimo ancora per qualche lustro - ha condotto e conduce in solitudine, un processo di trasformazione della città così impegnativo in un arco temporale di decenni e con risorse economiche occorrenti di centinaia di milioni, senza ricercare la massimizzazione di un legittimo consenso nella comunità locale.
I proclami lanciati attraverso alcuni numeri della rivista comunale (unico mezzo che informa ma a fatto compiuto), per questo progetto pilota, mettono in risalto alcune cifre sul recupero che vale la pena sinteticamente commentare. Con l'intervento, prossimo, sugli isolati 27 e 28 del quartiere “Provvidenza” si ricaveranno una ventina di vani utili per i futuri fortunati assegnatari per il costo di circa 3 milioni. Insomma, si potrà appena realizzare una “lotteria per i senzatetto” entro un arco di tempo minimo di qualche quinquennio. Un'altra trentina di milioni, preventivati (ma non si sa con quale copertura) per fasi ulteriori, serviranno per mettere in sicurezza (statica e igienica, sembrerebbe) 26 isolati di quel quartiere, come dice l'assessore all'urbanistica. Non è difficile, allora, pronosticare, nefaste prospettive per il centro storico: tempi biblici di realizzazione, preceduti da una progressiva desertificazione delle rare superstiti presenze autoctone, con inimmaginabile troppo lontana conclusione insediativa o, in alternativa, ingresso in tempi relativamente brevi della inevitabile ruspa “risanatrice”.
In questo scenario si inserisce l’avvio e la conduzione del cosiddetto progetto pilota che inquieta gli animi di chi ama la città e ha sperato che le pubbliche autorità cittadine intervenissero in tempo. Chi ha potere per intervenire, invece, si è costantemente girato dall’altra parte. La Soprintendenza, ad esempio, come riferimento di vigilanza per la salvaguardia del territorio, chiamata in causa indirettamente e direttamente non ha mostrato la dovuta sensibilità. Doveva e poteva accorgersi che la scelta di recupero del centro storico viene chiamata, non a caso, “Programma Costruttivo”. Tutto un programma non certo consono ai principi culturali ispiratori delle leggi nazionali e regionali nonché agli orientamenti italiani ed europei della carta del restauro a scala urbana.
Ad onor del vero, agli assordanti silenzi istituzionali fa eccezione, una tardiva ma curiosa presa di posizione, personale, da parte di un progettista redattore del piano pilota in oggetto. In tutto il suo dire, sembra non volere intendere che il contenzioso ha una portata urbanistica, in senso lato (dunque, politica), e non deriva da una semplicistica contrapposizione tecnica in un intervento “costruttivo”, che non sembra ispirarsi neanche alla politica abitativa introdotta dal social housing. Il progetto, sconosce il cittadino da insediare, impropriamente introduce una valutazione architettonica, di pregio e non, delle testimonianze storico-abitative (sic!), banalmente, assicura una staticità per le parti edilizie che saranno mantenute (non potrebbe essere altrimenti!). Insomma, l'intervento ribadito da un “addetto ai lavori” in difesa delProgetto Pilota”, sembra confermare un evidente contrasto, tra l’ispirazione barocca ostentata negli elaborati del progetto diffusi e la realizzazione pratica degli alloggi previsti, stilisticamente aderente ad una edilizia popolare. Una “trama” annunciata come “nuova architettura caratterizzata da un evidente linguaggio contemporaneo” la quale stride con un “ordito” che si annuncia con un primo intervento-rabbercio del quartiere Provvidenza. Esattamente il contrario di ciò che richiede un restauro smart del centro storico per una Caltanissetta principalmente fatta di persone.


Giuseppe Cancemi