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venerdì 6 novembre 2015

GIUSEPPE GABRIELLI, progettista aeronautico

Un monumento all'ingegno... ma con prudenza


Come si dice: "a bocce ferme", dopo che è passata la giornata dell'orgoglio nisseno nel ricordo dell'illustre cittadino Giuseppe Gabrielli, progettista FIAT di aerei e dell'aereo G91T in particolare, qualche riflessione forse sarebbe bene farla. Leggendo qua e là la sua biografia, il Gabrielli risulta nato sì a Caltanissetta ma vissuto da sempre altrove. La sua natività lo ha visto a Caltanissetta nella sola fanciullezza (fino a 7 anni) e poi è andato via. Questo è tutto sul vissuto nisseno
del progettista nato a Caltanissetta. Ma va bene così!
Il prof. ing. Giuseppe Gabrielli, progettista aeronautico, viene così ricordato: "Docente, manager, uomo di fiducia della famiglia Agnelli". Agli inizi degli anni Quaranta, trentottenne,  in piena seconda guerra mondiale, è progettista di macchine belliche e tra queste il caccia G. 55 del 1941 è una sua creatura. In quel tempo, la storia ci ricorda che la Germania nazista dominava l’alleata Italia fascista. E a pensarci bene, quello strumento di guerra non era certo un innocuo mezzo di trasporto aereo ma un aeromobile armato, in grado di seminare morte e distruzione dove passava. Inoltre, sempre dalla biografia di questo illustre cittadino nisseno, non risulta che abbia mai abiurato o “rinnegato” quel periodo o quella “creatura”. Neppure mi pare che si parli minimamente, nella sua storia di personaggio importante, per esempio, di obiezione di coscienza, ripensamento delle sue opere o crisi riconducibili al modo di essere luminare nel mondo delle scienze aeronautiche, che in qualche modo ripudia la guerra.

La città di Caltanissetta, da anni rincorre la possibilità di collocare un preciso residuato bellico dell’aeronautica che ricordi il progettista nisseno. L’evento si è realizzato, Caltanissetta ha potuto collocare il suo monumento in una apposita area. Non mi pare che altre città di altri progettisti, ideatori di prodotti bellici come, per esempio, Ferdinand Porsche (carro armato panzer), i generali Patton (carro armato patton) e  kalashnikov (mitra), per citarne solo alcuni noti, alla maniera di Caltanissetta, abbiano celebrato i propri progettisti ivi nati, con monumenti a quegli strumenti.
Mi viene voglia di ricordare che essendo cittadini italiani, pur in circostanze di un mondo sempre percepito come attraversato da perenni guerre, abbiamo una Costituzione che all’art. 11 così recita: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie …” e dunque, se si vuole, si mostri pure l’oggetto di una progettualità di alto ingegno a ricordo di un illustre cittadino ma si dica anche, almeno con una targa, che quel monumento vuole essere un monito per i posteri, i quali non debbono mai rinunciare alla pace.
Infine, se la storia è maestra di vita, allora il ricordo, la memoria di un illustre uomo non può essere riduttivamente  una espressione esteriore di semplice comunicazione visiva, magari suggestiva, o limitarsi al racconto di una superficiale verità. Credo invece, che bisogna andare al cuore delle storie e saper ricavare e diffondere anche una morale, che possa servire di  insegnamento alle generazioni future.  Altrimenti, i segni, rimangono pura comunicazione retorica fine a se stessa.

Giuseppe Cancemi