Un monumento all'ingegno... ma con prudenza
Come
si dice: "a bocce ferme", dopo che è passata la giornata
dell'orgoglio nisseno nel ricordo dell'illustre cittadino Giuseppe Gabrielli,
progettista FIAT di aerei e dell'aereo G91T in particolare, qualche riflessione
forse sarebbe bene farla. Leggendo qua e là la sua biografia, il Gabrielli risulta nato sì a
Caltanissetta ma vissuto da sempre altrove. La sua natività lo ha visto a Caltanissetta
nella sola fanciullezza (fino a 7 anni) e poi è andato via. Questo è tutto sul
vissuto nisseno
del progettista nato a Caltanissetta. Ma va bene così!
Il
prof. ing. Giuseppe Gabrielli, progettista aeronautico, viene così ricordato:
"Docente, manager, uomo di fiducia
della famiglia Agnelli". Agli inizi degli anni Quaranta, trentottenne, in piena seconda guerra mondiale, è progettista
di macchine belliche e tra queste il caccia G. 55 del 1941 è una sua creatura. In quel
tempo, la storia ci ricorda che la Germania nazista dominava l’alleata Italia
fascista. E a pensarci bene, quello strumento di guerra non era certo un
innocuo mezzo di trasporto aereo ma un aeromobile armato, in grado di seminare
morte e distruzione dove passava. Inoltre, sempre dalla biografia di questo
illustre cittadino nisseno, non risulta che abbia mai abiurato o “rinnegato”
quel periodo o quella “creatura”. Neppure mi pare che si parli minimamente,
nella sua storia di personaggio importante, per esempio, di obiezione di
coscienza, ripensamento delle sue opere o crisi riconducibili al modo di essere
luminare nel mondo delle scienze aeronautiche, che in qualche modo ripudia la
guerra.
La
città di Caltanissetta, da anni rincorre la possibilità di collocare un preciso
residuato bellico dell’aeronautica che ricordi il progettista nisseno. L’evento
si è realizzato, Caltanissetta ha potuto collocare il suo monumento in una
apposita area. Non mi pare che altre città di altri progettisti, ideatori di
prodotti bellici come, per esempio, Ferdinand Porsche (carro armato panzer), i generali Patton
(carro armato patton) e kalashnikov
(mitra), per citarne solo alcuni noti, alla maniera di Caltanissetta, abbiano
celebrato i propri progettisti ivi nati, con monumenti a quegli strumenti.
Mi viene voglia di ricordare che essendo
cittadini italiani, pur in circostanze di un mondo sempre percepito come
attraversato da perenni guerre, abbiamo una Costituzione che all’art. 11 così recita: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla
libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie …” e dunque, se si vuole,
si mostri pure l’oggetto di una progettualità di alto ingegno a ricordo di un
illustre cittadino ma si dica anche, almeno con una targa, che quel monumento vuole
essere un monito per i posteri, i quali non debbono mai rinunciare alla pace.
Infine,
se la storia è maestra di vita, allora il ricordo, la memoria di un illustre
uomo non può essere riduttivamente una espressione esteriore di semplice comunicazione
visiva, magari suggestiva, o limitarsi al racconto di una superficiale verità. Credo invece, che bisogna andare al cuore delle storie e saper ricavare
e diffondere anche una morale, che possa servire di insegnamento alle generazioni future. Altrimenti, i segni, rimangono pura comunicazione
retorica fine a se stessa.
Giuseppe Cancemi
Certo che non mi sovviene niente su qual he illustre concittadino ,ma nemmeno ne faccio un casus belli visto che ha progettato uno strumento di morte, ma forse mi ricordo ora qualcuno Fermi per esempio,o no ?
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