Perché la bicicletta no?
Il
mio amico Oscar,
inguaribile salutista e ambientalista, da tempo per me rappresenta
l'ultimo “panda” deciso a perorare l'uso della bicicletta in
città per spostarsi. La rarità di questo stile ecologista negli
spostamenti individuali che il mio amico rappresenta, forse, trova
una ragion d'essere in una scelta d'uso diffusa di questo mezzo che
Caltanissetta non ha mai avuto. Questo inusitato esempio di convinto
fruitore delle due ruote, mi rappresenta, come il grillo parlante (
in Pinocchio), quella coscienza che fa riflettere su quale potrebbe
essere una possibile sostenibilità del traffico, attraverso una
mobilità intelligente, incrementando l'uso delle due ruote. Proprio
una riscoperta della bicicletta, mezzo semplice ed economico,
potrebbe fare la differenza tra un trasporto stranamente smart
e la mobilità attuale. Non siamo certo in Olanda per condizioni
orografiche ma soprattutto per cultura cosmopolita per accettare
facilmente un avvio o un ravvedimento nello spostarsi in città,
avendo a cuore principalmente il bene di tutti.
È
difficile nella realtà nissena trovare uno come Oscar, convinto per
cultura, che anche nel piccolo di una città dall'assetto urbano non
pianeggiante - con due centri direzionali (Piazza Garibaldi e
Palmintelli) agli estremi di circa 1000 m di un asse Est /Ovest -
esiste la possibilità di circolare con velocipede.
Certo
una mobilità ciclistica tra due diverse tipologie di maglie stradali
e pavimentazioni a dislivelli vari, fra spazi a misura d'uomo e vie
più moderne, non può certo considerarsi di facile utilizzo e
dunque per tutti.
In
effetti, però, nulla è impossibile. Bisogna solo cominciare a
pensare in grande, con visione europea. Non è recente nei trasporti
l'idea della mobilità intermodale, che comprenda anche la
bicicletta, ma è sempre attuale. Non a caso in altre realtà simili
a quella nissena la bici, strategicamente nella mobilità urbana,
viene fornita anche gratuitamente per spostarsi da un luogo all'altro
in città. È facile immaginarsi allora, quali vantaggi offre una
simile scelta a fronte di un investimento che rispetto a tutte le
altre spese per il trasporto urbano rimane quello più esiguo. Ma
forse, per i nisseni lo scoglio è solo di carattere più
psicologico che orografico. Nell'immaginario collettivo, per
tradizione, la percorribilità stradale ha troppe salite per muoversi
in bicicletta. Si potrebbe argomentare a favore della mobilità
ciclistica, che sì è vero che i dislivelli non sono superabili
facilmente da tutti nelle condizioni attuali ma è anche facile
pensare che esistono strategie di superamento dei dislivelli
attraverso tecniche e/o tecnologiche attuabili per mitigare tali
limitazioni. Nell'immaginario di Oscar, per esempio, i due centri
direzionali già menzionati, possono essere visti come due realtà
praticabili, ciascuno con un proprio livello di accessibilità. Un
limite alla mobilità tra i due centri, che può sembrare più
vistoso, resterebbe quello dello spostamento tra questi mediante la
via Palmintelli. Non sto a ricordare che chi ama il mezzo a fini
sportivi per una tale salita si farebbe una risata, specie di questi
tempi che esistono i cambi di marcia anche nelle bici dei bambini.
Ricordo anche che molti Comuni delle nostre Alpi che non sono certo
solcati da vie pianeggianti, fanno largo uso delle biciclette per
spostarsi, tutto a beneficio della salute e delle tasche.
Mi
viene in mente a questo punto che tutto è cambiato, continua a
cambiare e che Caltanissetta non può restare inchiodata ai suoi
vecchi schemi di una città in cui gli spostamenti non possono
annoverare anche le biciclette perché ci sono troppe salite. Scuse
da immobilismo conservativo che alle nuove generazioni comincia a
stare stretto. È tempo di pensare ad una vera sostenibilità
trasporti compresi. Una riorganizzazione della mobilità non
episodica o per settori ma con una logica di rapporto
infrastrutturale sistemico. Approfittando, per esempio, della recente
crisi ciclica dei trasporti urbani, si potrebbe immaginare per
Caltanissetta anche l'adozione di un qualche collegamento mediante
funivia (da non intendersi solo aerea) anche in funzione degli
spostamenti con bici. Nel complesso, il pensare ad un trasporto
ecologico, relativamente poco impattante e dai costi contenuti,
significa non scartare a priori possibilità come quella citata che
allarga gli orizzonti di scelta.
Ecco,
una profonda revisione dei trasporti a Caltanissetta, può muovere i
suoi passi da nuova cultura della mobilità più sobria. Meno auto
private e più trasporto pubblico meno invasivo.
E
quale mobilità se non quella a partire del mezzo di trasporto più
semplice ed economico qual è la bicicletta?
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