Pubblico volentieri un documento che spero non venga dimenticato. Purtroppo non possiamo dire, che i disastri del passato ci abbiano fatto cambiare atteggiamento verso la prevenzione.
Nell’area
dello Stretto si impone il “principio di realtà”
Sicilia,
16 novembre 2011
Nell’ottobre del 2009, a proposito del
faraonico Ponte sullo Stretto e a seguito delle tragiche alluvioni del Messinese
(Giampilieri, Scaletta Zanclea e Itala), scrivemmo: “Nella mente dei nuovi
tiranni tutto è certo, perentorio, inconfutabile. Nella mente dei nuovi tiranni
tutto accade lontano dalla realtà. Nella mente dei nuovi tiranni tutto accade
sulla pelle di uomini e donne che abitano povere case, poveri luoghi, poveri
territori. Essi vanno proclamando che il ponte, il mega-ponte li nobiliterà.
Darà loro un futuro. Forse, persino la felicità che non hanno mai posseduto”. A
distanza di due anni, il “principio di realtà” si impone sui deliri e sulle
mistificazioni. Sulle speculazioni. Inesorabilmente.

Messina, 13 novembre 2011. Sono diciotto
gli avvisi di garanzia inviati dalla Procura della Repubblica di Messina ad
amministratori e dirigenti, in ordine all’inchiesta sull’alluvione di Messina
del 2009 dove persero la vita 37 persone. L'accusa è di omicidio plurimo e
disastro colposo. Tra gli indagati il sindaco messinese Giuseppe Buzzanca, Mario
Briguglio primo cittadino di Scaletta, Gaspare Sinatra già Commissario del
Comune di Messina, Salvatore Cocina ex responsabile della Protezione civile
regionale, Giovanni Arnone dirigente regionale. Avvisi di garanzia sono stati
recapitati anche ai geologi Antonino Savoca, Alberto Pistorio, Tiziana Flora
Lucchesi, Salvatore Cotone; Francesco Triolo, Salvatore Di Blasi, Stefano Bello,
Giovanni Garufi, Carmelo Antonino Melato, Agatino Giuseppe Manganaro progettisti
dei lavori eseguiti sui torrenti interessati dall'alluvione; Giuseppe Rago,
Felice Grasso e Giovanni Randazzo tecnici. La Procura della Repubblica di
Messina, che per le indagini si è avvalsa di diverse perizie, indaga sui ritardi
per i soccorsi e sui mancati interventi di messa in sicurezza, dopo le
precedenti alluvioni. Gli esperti hanno effettuato i sopralluoghi nelle zone
dell'alluvione e hanno acquisito documenti nei vari uffici delle amministrazioni
pubbliche. Ai periti si chiedeva quali fossero state le modalità dell'evento,
gli effetti, i danni provocati e i tempi in cui si è verificato. E ancora: se si
fosse trattato di inondazione o esondazione; quale fosse l'assetto del
territorio prima del nubifragio e se lo stesso assetto fosse stato modificato
dall'intervento dell'uomo. Un altro quesito riguardava la sicurezza del
territorio e, soprattutto, se fossero stati realizzati i previsti interventi di
prevenzione. I magistrati hanno anche voluto sapere quali fossero state le cause
dell'inondazione e le eventuali concause, e se fossero ascrivibili ad azioni o
omissioni da parte degli uomini.

“Se opere infrastrutturali dovranno
realizzarsi nel nostro territorio, le stesse devono innanzitutto mitigare,
attenuare, incrementare il grado di sicurezza dello stesso territorio e giammai
aumentarne le criticità”. Con queste parole si chiude la nota del Genio Civile
di Messina, indirizzata all’ufficio dei collaboratori del ministro delle
Infrastrutture Altero Matteoli, e da presentare al tavolo della Conferenza dei
servizi – svoltasi, in prima seduta, lo scorso 10 novembre 2011, ed aggiornata,
secondo indiscrezioni, a prima della fine del mese, per le determinazioni
conclusive. Eurolink, general contractor per la progettazione e realizzazione
del Ponte sullo Stretto di Messina, aveva trasmesso il progetto definitivo
dell’opera, pervenuto all’Ufficio di via Saffi, il 21 settembre scorso, affinché
venisse esaminato, assegnando il termine perentorio di 60 giorni. Appare
evidente, a questo punto, che alla già nota anticipazione della conferenza
rispetto al termine fissato per la presentazione delle osservazioni da parte di
privati ed associazioni, si debba aggiungere anche quella riguardante
l’acquisizione dei pareri degli uffici competenti, tenendo conto che la nota,
datata sul foglio 1 settembre 2011, era stata inviata a ben 20 indirizzi di enti
e uffici affinché si esprimessero in merito. Tranne che, ad eccezione del Genio
Civile, la stessa sia stata acquisita da questi ultimi a tempo di record. Ma al
di là delle “premure” burocratiche di Roma (almeno fino all’insediamento del
prossimo Governo e quindi del “rinnovato” CIPE), la circostanza che ci riguarda
molto da vicino e che sgombera il campo da ogni dubbio (per chi ne avesse ancora
o se mai ce ne fossero stati) sulle incidenze negative della mega opera
infrastrutturale sul territorio di Messina, è sicuramente il parere espresso dal
Genio Civile, a seguito dell’istruttoria eseguita al suo interno dal
Coordinamento di Geologia ed Assetto Idrogeologico. Prima della Conferenza dei
Servizi fissata a Roma per il 10 novembre, se ne era svolta un’altra a Palermo
presso l’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, alla presenza di
rappresentanti di Eurolink e della Stretto di Messina S.p.a., proprio per
raccogliere, in un’unica soluzione e nel più breve tempo possibile, tutti i
pareri e le osservazioni da parte di uffici, amministrazioni ed enti regionali.
Ed è proprio in quella sede che l’Ufficio messinese del Genio Civile,
rappresentato dall’ingegnere capo Gaetano Sciacca, ha sollevato le questioni di
propria competenza che, nella fattispecie, ruotano intorno a problematiche ben
note ma che finora nessuno, evidentemente, aveva voluto mettere nero su bianco:
l’andamento di una faglia pericolosa, gli attraversamenti delle fiumare, la
prioritaria e indispensabile messa in sicurezza dei bacini idrografici con
adeguate opere di presidio, la fragilità idrogeologica del territorio che
registra eventi alluvionali ravvicinati, la consistenza dei terreni lungo i
versanti interessati dai lavori, la non condivisione delle scelte circa la
localizzazione dei “siti di recupero ambientale”, l’antropizzazione degli alvei
ridotti a strade, e tanto altro ancora. “Vanno chiariti gli elementi che hanno
permesso di determinare, in maniera esatta, l’andamento della faglia, diretta
tangente il Pantano Grande, che interseca il viadotto Pantano in prossimità di
una delle sue pile”, dice il Genio Civile, riguardo la problematica di natura
geologica per eccellenza che investe la città dello Stretto. E’ dettagliata
l’osservazione sulla previsione di specifiche infrastrutture correlate: “Non si
tiene conto, nelle opere di attraversamento delle numerose fiumare, della
particolare fragilità idrogeologica del Messinese, che è stato di recente (2007,
2008, 2009, 2010, 2011) più volte coinvolto da eventi alluvionali di eccezionale
intensità e drammaticità con perdite di vite umane”. “Peraltro, tali interventi
di attraversamento delle fiumare – prosegue il documento – risultano disgiunti
da una complessiva, necessaria e indispensabile messa in sicurezza del sotteso
bacino idrografico”, precisando che “nelle fiumare messinesi, tutte
caratterizzate da elevata pendenza dell’alveo, (…) si sono registrati, in
concomitanza dei citati eventi pluviometrici intensi e duraturi, notevoli
quantitativi della portata solida, alimentata dalle centinaia di colate di fango
e detriti, che si sono mobilizzate dai versanti (…) e successivamente confluite
nelle principali aste torrentizie”. Per cui, vanno previste “adeguate opere di
presidio e messa in sicurezza per ciascun bacino idrografico sotteso dalle
fiumare attraversate”, con interventi, precisa il Genio Civile, “mirati alla
mitigazione del rischio nelle aree, peraltro, classificate a pericolosità e a
rischio idraulico riportate nel PAI”. Inoltre: nel progetto vengono definiti
“siti di recupero ambientale”, ma all’atto di spiegare in cosa consistano
realmente tali “siti”, è doveroso chiamarli col loro nome: discariche di inerti
provenienti dagli sbancamenti. Il Genio Civile, ovviamente, nel rispetto del
lessico specificatamente tecnico, sulla definizione non obietta nulla, semmai
obietta in ordine alla scelta dei siti individuati “nell’ambito di strette ed
incassate vallecole solcate da tratti stradali delle fiumare e costituite dai
terreni che sono Formazione delle sabbie e ghiaie di Messina”. E qui, non
occorre sfogliare alcun dizionario scientifico, ma basta ricordare cosa viene
giù sulle strade e nei tombini, ogni volta che piove: si tratta di “terreni
granulari non coesivi e quindi facilmente erodibili”. Non a caso, aggiunge
l’ufficio, “i suddetti siti ricadono o su aree in cui a valle sono presenti
arterie stradali (ad esempio la Panoramica dello Stretto) o aree in cui è
presente un più o meno fitto grado di urbanizzazione con edifici e case”. E
allora ci si chiede, viste le acclività, la natura del terreno e la conseguente,
difficile viabilità, come si fa ad accedere a tali zone: “Non vengono indicate
le piste di servizio che consentono, in sicurezza, il raggiungimento dei siti”,
fa notare il Genio Civile. Tali siti, a loro volta, necessitano di accorgimenti
riguardo il sistema di convogliamento e raccolta delle acque, il cui “recapito
finale, avviene lungo i cosiddetti alvei - strada, che, come è stato anche di
recente accertato, sono una delle principali cause di danni a persone e cose”.
Questa è, sostanzialmente, la posizione del Genio Civile espressa in ambito
regionale.

Ma il documento presentato a
Palermo, già ricco di analisi e indicazioni che di fatto dovrebbero incidere in
modo determinante sull’iter per la realizzazione del Ponte, nell’ambito del
dibattito, si arricchisce di ulteriori elementi. Ed è così che il parere del
Genio civile, trasmesso al Ministero delle Infrastrutture, riporta ulteriori
dettagli che riguardano il rapporto tra torrenti e viabilità, in un quadro
cittadino già fortemente problematico, e che, in virtù del Ponte si complica
ulteriormente. “Lungo gli assi viari Annunziata, Papardo, ed Europa verranno
indirizzati gran parte dei mezzi gommati pesanti di cantiere, e tali assi,
essendo alvei tombinati, presentano due ordini di problemi, di cui uno di
carattere prettamente strutturale, il
secondo idraulico: la capacità di contenere gli eventi di piena in caso di
precipitazioni a carattere eccezionale quali bombe d’acqua”. Ed avverte ancora
l’ufficio: “I torrenti da tempo coperti sono costituiti da impalcati che vanno
preventivamente verificati ai fini statici, trattandosi, altresì, di
infrastrutture strategiche ai fini di protezione civile”. Ma non basta, perché,
prosegue “gli stessi sono da ritenere, già da ora, carenti dal punto di vista
manutentivo, e conseguentemente, un loro ulteriore utilizzo, dovuto a incremento
dei carichi dei mezzi pesanti dei cantieri, ne potrebbe irrimediabilmente
compromettere la stabilità”. Ma per tali manufatti i problemi dal punto di vista
statico, non sono, ovviamente, isolati, poiché sono contestuali a quelli di
carattere idraulico ed idrogeologico: “In relazione alla valenza strategica che
gli stessi assi rappresentano, e considerate le precarie condizioni dei bacini
sottesi ai cosiddetti torrenti - strada, si ritiene indispensabile una loro
complessiva messa in sicurezza”. Sono fin troppo chiari, dunque, gli
intendimenti dell’ufficio, riguardo l’utilizzo viario dei torrenti coperti
cittadini. In coda alla nota, il Genio Civile giudica “una scelta inopportuna e
peraltro in evidente contrasto con una sensibilità ambientale che si è oramai
consolidata”, la prassi di “cementificare ulteriormente il territorio, e nel
caso specifico di coprire i torrenti Papardo e Annunziata, ritenendo in tal modo
di risolvere i problemi viari che affliggono la città”. A questo punto, se è
vero che il Ponte sullo Stretto rientra tra le “opere strategiche” regolamentate
dalla Legge obiettivo, è altrettanto vero che il Genio Civile di Messina – tra
l’altro dal gennaio del 2010 è tra i soggetti attuatori degli interventi
finalizzati alla mitigazione del rischio idrogeologico nelle zone colpite
dall’alluvione del 1° ottobre 2009 – rileva giorno per giorno realtà e criticità
del territorio che, di certo, non possono essere trascurate, ignorate.
Leandro
Janni
Consigliere
nazionale di Italia Nostra