sabato 16 settembre 2017
Belluno e la riqualificazione 2
giovedì 7 settembre 2017
Belluno e la riqualificazione 1
PIAZZA CASTELLO: I SEGNI DELLA RIQUALIFICAZIONE
Dei lavori di Piazza Castello che sono
stati discussi giorni fa, non vi è stata eco, come solitamente
accade non appena si manifestano i segni di un cambiamento in città.
Da un rigoglioso giardino, anche se un po' trascurato, siamo passati
ad uno spoglio anonimo angolo in piazza Castello, dal terreno
circostante incolto, al momento, e un tratto di marciapiede in terra
battuta (dai cittadini in transito!). Quel cantiere a cielo aperto e
non altro ha destato un qualche disappunto che si è smorzato presto.
Chi non ha trovato apprezzabile quel lavoro, citando lo spirito
dell'originario progetto
dell’architetto bellunese Alpago Novello
è stata una nota associazione nazionale. Chi, invece, ha provato a
difendere la nuova immagine è stato un altrettanto noto, localmente,
ex consigliere comunale di passate amministrazioni. Ma in ogni caso
stiamo parlando di un'opera di "riqualificazione del centro
urbano" con finanziamento comunitario.
Effettivamente,
l'immagine che ha adesso quella piazza delude la fondante idea
progettuale d'insieme che intendeva fondere compositivamente,
l'immagine dei resti dell'antico castello animata da un giardino,
con il palazzo delle poste, espressione della cultura architettonica
del razionalismo italiano del ventennio fascista.
La cosiddetta
riqualificazione non è certo il massimo, e con l'attuale aspetto
spoglio non sembra rafforzare la qualità delle funzioni, come
promette il cartello di cantiere, con in bella mostra la scritta
Regione Veneto e a seguire: l'Unione Montana e poi i comuni di
Belluno, Ponte nelle Alpi e Tambre tutto a spese di un
cofinanziamento europeo. Insomma, sembrerebbe che l'opera per il
largo coinvolgimento della committenza e dei tecnici realizzatori
debba rappresentare il risultato di un impegnativo progetto condiviso
e partecipato. I dati però, nessuno me ne voglia, non sembrano
accordarsi con le premesse.
In meno di 100 mq
di superficie, con dei ruderi che occupano un terzo dello spazio e
due terzi sono di nudo terreno, udite... udite sono impegnati 10
diversi fior di professionisti (tra architetti, ingegneri e un
geologo). Il budget per i lavori è di 773 mila euro come dire 8-12
mila euro per mq.
L'opera,
sorprende anche, per la sospettosa "scacchiera" in ferro
arrugginito prospiciente il rudere, comparsa in questi giorni, che
sembra già degradata prima del tempo. Ma nessun patema, tutto sotto
controllo. Trattasi di un materiale di moda che alcune città
mostrano già da qualche tempo (Spagna, per esempio) per fioriere,
opere d'arte e altri oggetti che si pensa debbano durare nel tempo.
In fondo questo materiale, può sembrare discutibile, forse, per un
nostro retaggio da immaginario collettivo che in tutti questi anni ci
ha fatto percepire la ruggine come indiscutibile segno di decadimento
dei metalli ferrosi. Ma questo Cor-Ten (così si chiama) è un
metallo brevettato per resistenza meccanica e durabilità nel tempo.
L'ossido temuto, in questo materiale, si arresta in superficie e ne
impedisce la conosciuta corrosione del ferro.
Comunque,
l'immagine di un piccolo gradevole giardino, che a distanza di un
anno dall'inizio dei lavori, con quello che costerà alla
collettività, nel suo apparire un cantiere fantasma che si trasforma
lentamente, senza lasciare trasparire dove sta la “riqualificazione
degli spazi urbani”, non si può sottacere.
martedì 5 settembre 2017
Caltanissetta e le facili demolizioni
ATTENZIONE ALLE DEMOLIZIONI FACILI!
Mi chiedo e chiedo, che fine farà l'ex distributore di via Sallemi (incrocio "Grazia") la cui forma architettonica, da non sottovalutare, ricorda opere importanti come la stazione Termini di Roma o lo stadio di Padova e altri ancora sempre per l'ardita pensilina?
Non potrebbe essere restaurato e reso fruibile, per esempio, per la pro loco di Caltanissetta, come reception?
Non potrebbe essere restaurato e reso fruibile, per esempio, per la pro loco di Caltanissetta, come reception?
E
LE ISTITUZIONI STANNO A GUARDARE
Ecco
che ancora una volta si presenta alla comunità nissena un altro
immobile che nell'immaginario collettivo rappresenta un pezzo di
storia della Città. Gli anni cinquanta di quel distributore, sono
per la città quelli che oggi si ricordano come gli
anni
del boom economico. Peggio ricordati, più tardi, come quelli de "le
mani sulla città", mutuando il titolo del noto film di
Francesco Rosi. A quel tempo la Soprintendenza non esisteva e i primi
scempi si sono fatti nella via delle Medaglie D'Oro, a scendere verso
il cimitero, e in via Re d'Italia, con insensati diradamenti.
L'istituzione della Soprintendenza, fortemente richiesta da Italia
Nostra, di qualche decennio fa, è servita sì a disciplinare (molto
moderatamente) gli interventi sul centro storico degli anni a
seguire, ma non li ha arrestati. Nel frattempo il Comune, con il suo
immobilismo proverbiale ha lasciato che il cuore della città si
degradasse giorno dopo giorno.
Siamo
oramai agli scampoli. Le ultime tracce, di un vissuto che racconta,
vengono facilmente cancellate e mentre si compiono gli ultimi scempi
le istituzioni stanno a guardare. Il Comune non esercita il suo
potere di discernimento e la soprintendenza, nel silenzio ufficiale,
lascia solo trapelare un "vorrei ma non posso".
Un
occhio al PRG vigente per conoscere se il "casotto" è
compreso in zona A, diventa un'impresa impossibile. Le planimetrie
sono illeggibili. Non posso fare a meno di notare che la trasparenza
dei rispettivi siti di Comune e Soprintendenza ha un basso livello.
Non a caso "la Bussola", che non è quella nota dove
cantavano le star degli anni '60, ma quella della trasparenza dei
siti web delle PA per entrambe le istituzioni: una non la conosce e
l'altra quasi. Per il Comune diciamo che la trasparenza, ai fini del
Decreto legislativo n.33/2013, è al 5% degli adempimenti di
rispondenza, pari a 4 su un totale di 68, mentre la Soprintendenza è
totalmente sconosciuta. Entrambi i siti, in perfetta sintonia di
disprezzo per l'utente della città: "io so io e voi non siete
un c...o".
Chi
si dovrebbe occupare della tutela delle cose immobili, compreso
l'esame di tutte le questioni urbanistiche relative ai piani
regolatori, facendo trapelare che non sono trascorsi i canonici 50
anni per potere vincolare il bene, dice il vero. Trascura però,
l'istituto del vincolo indiretto che tutela
anche i caratteri del contesto.
Infatti,
assicurando attraverso le prescrizioni anche le aree e/o gli edifici
circostanti, che possono non essere necessariamente confinanti,
si mantiene
quell'integrità, quella prospettiva, quella luce che unitamente alle
condizioni d'ambiente tutelano il complessivo decoro di un luogo che
ha carattere storico.
Il
Comune, la cui attività non sembra essere quella di motu proprio ma
sempre per iniziative di altri, nel nostro caso un decreto
ministeriale che intima la bonifica di un sito, non sembra volersi
assumere alcuna responsabilità del soprassuolo.
Due
istituzioni, stessa voglia di non impelagarsi in qualcosa che poi,
alla fine, potrebbe dare alla città un segno di speranza.
Giuseppe Cancemi
Giuseppe Cancemi
Etichette:
Caltanissetta,
Informazione,
Partecipazione democratica,
Recupero
Iscriviti a:
Post (Atom)