PIAZZA CASTELLO: I SEGNI DELLA RIQUALIFICAZIONE
Dei lavori di Piazza Castello che sono
stati discussi giorni fa, non vi è stata eco, come solitamente
accade non appena si manifestano i segni di un cambiamento in città.
Da un rigoglioso giardino, anche se un po' trascurato, siamo passati
ad uno spoglio anonimo angolo in piazza Castello, dal terreno
circostante incolto, al momento, e un tratto di marciapiede in terra
battuta (dai cittadini in transito!). Quel cantiere a cielo aperto e
non altro ha destato un qualche disappunto che si è smorzato presto.
Chi non ha trovato apprezzabile quel lavoro, citando lo spirito
dell'originario progetto
dell’architetto bellunese Alpago Novello
è stata una nota associazione nazionale. Chi, invece, ha provato a
difendere la nuova immagine è stato un altrettanto noto, localmente,
ex consigliere comunale di passate amministrazioni. Ma in ogni caso
stiamo parlando di un'opera di "riqualificazione del centro
urbano" con finanziamento comunitario.
Effettivamente,
l'immagine che ha adesso quella piazza delude la fondante idea
progettuale d'insieme che intendeva fondere compositivamente,
l'immagine dei resti dell'antico castello animata da un giardino,
con il palazzo delle poste, espressione della cultura architettonica
del razionalismo italiano del ventennio fascista.
La cosiddetta
riqualificazione non è certo il massimo, e con l'attuale aspetto
spoglio non sembra rafforzare la qualità delle funzioni, come
promette il cartello di cantiere, con in bella mostra la scritta
Regione Veneto e a seguire: l'Unione Montana e poi i comuni di
Belluno, Ponte nelle Alpi e Tambre tutto a spese di un
cofinanziamento europeo. Insomma, sembrerebbe che l'opera per il
largo coinvolgimento della committenza e dei tecnici realizzatori
debba rappresentare il risultato di un impegnativo progetto condiviso
e partecipato. I dati però, nessuno me ne voglia, non sembrano
accordarsi con le premesse.
In meno di 100 mq
di superficie, con dei ruderi che occupano un terzo dello spazio e
due terzi sono di nudo terreno, udite... udite sono impegnati 10
diversi fior di professionisti (tra architetti, ingegneri e un
geologo). Il budget per i lavori è di 773 mila euro come dire 8-12
mila euro per mq.
L'opera,
sorprende anche, per la sospettosa "scacchiera" in ferro
arrugginito prospiciente il rudere, comparsa in questi giorni, che
sembra già degradata prima del tempo. Ma nessun patema, tutto sotto
controllo. Trattasi di un materiale di moda che alcune città
mostrano già da qualche tempo (Spagna, per esempio) per fioriere,
opere d'arte e altri oggetti che si pensa debbano durare nel tempo.
In fondo questo materiale, può sembrare discutibile, forse, per un
nostro retaggio da immaginario collettivo che in tutti questi anni ci
ha fatto percepire la ruggine come indiscutibile segno di decadimento
dei metalli ferrosi. Ma questo Cor-Ten (così si chiama) è un
metallo brevettato per resistenza meccanica e durabilità nel tempo.
L'ossido temuto, in questo materiale, si arresta in superficie e ne
impedisce la conosciuta corrosione del ferro.
Comunque,
l'immagine di un piccolo gradevole giardino, che a distanza di un
anno dall'inizio dei lavori, con quello che costerà alla
collettività, nel suo apparire un cantiere fantasma che si trasforma
lentamente, senza lasciare trasparire dove sta la “riqualificazione
degli spazi urbani”, non si può sottacere.
Condivido al 100 per 100 quello che dici. Come mai non ne abbiamo avuto notizia a IN? Potevamo fare insieme qualcosa che avesse più risonanza. Adesso ho sentito dire che vogliono "riqualificare" le panchine in pietra, quelle originali. Stiamo attenti! Vorrei nome e cognome di quei tecnici strapagati a nostre spese.Luigina
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