ATTENZIONE ALLE DEMOLIZIONI FACILI!
Mi chiedo e chiedo, che fine farà l'ex distributore di via Sallemi (incrocio "Grazia") la cui forma architettonica, da non sottovalutare, ricorda opere importanti come la stazione Termini di Roma o lo stadio di Padova e altri ancora sempre per l'ardita pensilina?
Non potrebbe essere restaurato e reso fruibile, per esempio, per la pro loco di Caltanissetta, come reception?
Non potrebbe essere restaurato e reso fruibile, per esempio, per la pro loco di Caltanissetta, come reception?
E
LE ISTITUZIONI STANNO A GUARDARE
Ecco
che ancora una volta si presenta alla comunità nissena un altro
immobile che nell'immaginario collettivo rappresenta un pezzo di
storia della Città. Gli anni cinquanta di quel distributore, sono
per la città quelli che oggi si ricordano come gli
anni
del boom economico. Peggio ricordati, più tardi, come quelli de "le
mani sulla città", mutuando il titolo del noto film di
Francesco Rosi. A quel tempo la Soprintendenza non esisteva e i primi
scempi si sono fatti nella via delle Medaglie D'Oro, a scendere verso
il cimitero, e in via Re d'Italia, con insensati diradamenti.
L'istituzione della Soprintendenza, fortemente richiesta da Italia
Nostra, di qualche decennio fa, è servita sì a disciplinare (molto
moderatamente) gli interventi sul centro storico degli anni a
seguire, ma non li ha arrestati. Nel frattempo il Comune, con il suo
immobilismo proverbiale ha lasciato che il cuore della città si
degradasse giorno dopo giorno.
Siamo
oramai agli scampoli. Le ultime tracce, di un vissuto che racconta,
vengono facilmente cancellate e mentre si compiono gli ultimi scempi
le istituzioni stanno a guardare. Il Comune non esercita il suo
potere di discernimento e la soprintendenza, nel silenzio ufficiale,
lascia solo trapelare un "vorrei ma non posso".
Un
occhio al PRG vigente per conoscere se il "casotto" è
compreso in zona A, diventa un'impresa impossibile. Le planimetrie
sono illeggibili. Non posso fare a meno di notare che la trasparenza
dei rispettivi siti di Comune e Soprintendenza ha un basso livello.
Non a caso "la Bussola", che non è quella nota dove
cantavano le star degli anni '60, ma quella della trasparenza dei
siti web delle PA per entrambe le istituzioni: una non la conosce e
l'altra quasi. Per il Comune diciamo che la trasparenza, ai fini del
Decreto legislativo n.33/2013, è al 5% degli adempimenti di
rispondenza, pari a 4 su un totale di 68, mentre la Soprintendenza è
totalmente sconosciuta. Entrambi i siti, in perfetta sintonia di
disprezzo per l'utente della città: "io so io e voi non siete
un c...o".
Chi
si dovrebbe occupare della tutela delle cose immobili, compreso
l'esame di tutte le questioni urbanistiche relative ai piani
regolatori, facendo trapelare che non sono trascorsi i canonici 50
anni per potere vincolare il bene, dice il vero. Trascura però,
l'istituto del vincolo indiretto che tutela
anche i caratteri del contesto.
Infatti,
assicurando attraverso le prescrizioni anche le aree e/o gli edifici
circostanti, che possono non essere necessariamente confinanti,
si mantiene
quell'integrità, quella prospettiva, quella luce che unitamente alle
condizioni d'ambiente tutelano il complessivo decoro di un luogo che
ha carattere storico.
Il
Comune, la cui attività non sembra essere quella di motu proprio ma
sempre per iniziative di altri, nel nostro caso un decreto
ministeriale che intima la bonifica di un sito, non sembra volersi
assumere alcuna responsabilità del soprassuolo.
Due
istituzioni, stessa voglia di non impelagarsi in qualcosa che poi,
alla fine, potrebbe dare alla città un segno di speranza.
Giuseppe Cancemi
Giuseppe Cancemi