Aggiungi...


Condividi questo articolo

sabato 31 marzo 2012

BIODIVERSITA'


Parco delle Dolomiti Bellunesi

Qualche tempo fa su un quotidiano locale è apparsa una polemica promossa da una gentile signora verso i finanziamenti per il mantenimento del Parco delle Dolomiti Bellunesi, prefigurava una rinuncia al mantenimento del Parco in alternativa di tanti micro finanziamenti agli Enti Locali per opere massimamente viarie.
Sommessamente vorrei dire, alla di lei rispettabile opinione, che può trovare luogo se ci si limita ad una lettura tutta economicistica dell’istituzione Parco, dove i finanziamenti vengono visti come mero mantenimento del personale che vi lavora. Se proviamo, però, a guardare più in là degli interessi localistici forse scopriremo che il nostro territorio è una tesserina di un puzzle molto più ampio che si chiama Italia, Europa, pianeta Terra. E si dovrebbe riconoscere che una economia basata semplicemente su costi e ricavi monetizzabili non si può applicare alla contabilità ambientale che è di più ben ampio respiro. Allora si dovrebbe capire che la conservazione, la salvaguardia, la tutela e l’ottica di uno sviluppo sostenibile del territorio non sono uno spreco. L’ipotesi alternativa proposta di utilizzare quanto si spende per il Parco in strade per  “raggiungere determinate aree con mezzi meccanici”  fa a pugni proprio con il valore del bene ambientale “Montagna”, che si preserva proprio se “lasciato alla sua natura incontaminata”.  L’auspicata realizzazione di strade, sembra perfino ovvio dirlo, facilitano la penetrazione antropica a danno della conservazione degli ambienti naturali nonché ai fini irrinunciabili della biodiversità. Non dimentichiamo che il 2010, è stato l’Anno Internazionale della Biodiversità e si celebra perché le azioni dell’uomo si rivolgano anche al Debito Ecologico nei confronti delle risorse naturali.
In merito a ciò che significa costruire nuove strade, basti ricordare che asfaltare, bitumare o comunque impermeabilizzare il suolo vuol dire: modificare l’assorbimento da parte del terreno delle acque meteoriche; creare nuove linee pluviali alle piogge; velocizzare la discesa a valle delle acque; in buona sostanza, creare nuove condizioni di squilibrio ambientale a favore di frane, smottamenti, trasporto di detriti e dilavamento dei terreni nonché alluvioni e disastri. 
Il turismo, elemento di grande interesse per i residenti, per chi frequenta i luoghi montani, anch’esso deve essere sostenibile, deve rimanere elitario (nel senso di scelta di nicchia per chi ama l’ambiente naturale) e non di massa, se si vogliono evitare ulteriori depauperamento degli habitat della montagna.
Per concludere, il debito pubblico è sì alimentato dagli sprechi ma non certo dalle istituzioni di difesa e promozione che, come il Parco, dovrebbero invece essere considerate fiore all’occhiello della Comunità bellunese. Non a caso la istituzione dei parchi discende da una legge che, venendo da lontano, attua due articoli (9 e 32) della Costituzione e serve a preservare per le generazioni presenti e future gli ecosistemi.