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domenica 26 febbraio 2012

Rivalutazione immobiliare (sic!)



CENTRO STORICO

Abbiamo appreso in questi giorni dai media, che l’ultima legge finanziaria prevede una rivalutazione delle case dei centri storici. Nella generale ricerca di “raschiare il fondo del barile” ci può stare, ma a parte la lievitazione degli affitti e dei costi degli immobili, la ripercussione inciderà ancora una volta su prezzi, potere di acquisto e peso delle tasse. E sicuramente non è tutto. Infatti penso che l’intervento non potrà essere equo nel territorio, se  il meccanismo non differenzierà le esistenti dissomiglianze tra i vari centri storici del nostro Paese.

Si pensa di adeguare i valori tra quartieri periferici ipotizzati di minor valore rispetto al centro storico, che può essere vero ma non per città come Caltanissetta.

I Comuni come Caltanissetta che hanno lasciato morire il centro storico come potranno pretendere di rivalutare quegli immobili che il mercato non cerca e non vuole?  Chi pagherà questo aggiornamento del valore catastale nei già penalizzati  vicoli e strade della Provvidenza, di San Francesco, degli Angeli, di San Rocco  e della Saccara?

Chi amministra la città, in merito al centro storico, parla di un luogo da mettere in sicurezza per problemi di staticità. Parla di fondi regionali per rimediare/evitare i crolli. Promuove incontri tra amministrazione attiva e ordini professionali  in cui domina lo spettro della sicurezza statica, ed elargisce incarichi professionali per l’individuazione degli immobili dove intervenire. Per farla breve, siamo al punto che la mappatura commissionata è pronta e mostra ciò che in centro storico è meritevole (sic!) di essere recuperato e ciò che invece dovrà essere abbattuto e ricostruito.
In tutto questo, nella “mappatura” preparata, dove sono gli abitanti? Chi sono come gruppi sociali? Come si provvederà nei casi di inevitabile sgombero? Sarà il Comune a gestire un processo così complesso e dai tempi lunghi?
Piazza Garibaldi 
Siamo ad un punto che più assurdo non si può ma che dovrebbe fare riflettere.  Una città legale, che rivolge la sua attenzione alle cose materiali, ignorando la città reale (quella dei cittadini), accingendosi ad intervenire nel centro storico con una agenda  dettata da un’unica  cogenza, la preoccupazione dei crolli. Dall’altra, una norma comune a tutta Italia, che per lo stesso luogo intende perseguire una logica impositiva che intende per equità  fare cose uguali tra disuguali.
Ricordo solo che il centro storico è parte integrante del sistema città-territorio e che non può essere considerato alla stessa stregua a tutte le latitudini, dove ha avuto e ha storie e destini diversi.