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domenica 12 ottobre 2014

MOBILITA'

Perché la bicicletta no?



Il mio amico Oscar, inguaribile salutista e ambientalista, da tempo per me rappresenta l'ultimo “panda” deciso a perorare l'uso della bicicletta in città per spostarsi. La rarità di questo stile ecologista negli spostamenti individuali che il mio amico rappresenta, forse, trova una ragion d'essere in una scelta d'uso diffusa di questo mezzo che Caltanissetta non ha mai avuto. Questo inusitato esempio di convinto fruitore delle due ruote, mi rappresenta, come il grillo parlante ( in Pinocchio), quella coscienza che fa riflettere su quale potrebbe essere una possibile sostenibilità del traffico, attraverso una mobilità intelligente, incrementando l'uso delle due ruote. Proprio una riscoperta della bicicletta, mezzo semplice ed economico, potrebbe fare la differenza tra un trasporto stranamente smart e la mobilità attuale. Non siamo certo in Olanda per condizioni orografiche ma soprattutto per cultura cosmopolita per accettare facilmente un avvio o un ravvedimento nello spostarsi in città, avendo a cuore principalmente il bene di tutti.
È difficile nella realtà nissena trovare uno come Oscar, convinto per cultura, che anche nel piccolo di una città dall'assetto urbano non pianeggiante - con due centri direzionali (Piazza Garibaldi e Palmintelli) agli estremi di circa 1000 m di un asse Est /Ovest - esiste la possibilità di circolare con velocipede.
Certo una mobilità ciclistica tra due diverse tipologie di maglie stradali e pavimentazioni a dislivelli vari, fra spazi a misura d'uomo e vie più moderne, non può certo considerarsi di facile utilizzo e dunque per tutti.
In effetti, però, nulla è impossibile. Bisogna solo cominciare a pensare in grande, con visione europea. Non è recente nei trasporti l'idea della mobilità intermodale, che comprenda anche la bicicletta, ma è sempre attuale. Non a caso in altre realtà simili a quella nissena la bici, strategicamente nella mobilità urbana, viene fornita anche gratuitamente per spostarsi da un luogo all'altro in città. È facile immaginarsi allora, quali vantaggi offre una simile scelta a fronte di un investimento che rispetto a tutte le altre spese per il trasporto urbano rimane quello più esiguo. Ma forse, per i nisseni lo scoglio è solo di carattere più psicologico che orografico. Nell'immaginario collettivo, per tradizione, la percorribilità stradale ha troppe salite per muoversi in bicicletta. Si potrebbe argomentare a favore della mobilità ciclistica, che sì è vero che i dislivelli non sono superabili facilmente da tutti nelle condizioni attuali ma è anche facile pensare che esistono strategie di superamento dei dislivelli attraverso tecniche e/o tecnologiche attuabili per mitigare tali limitazioni. Nell'immaginario di Oscar, per esempio, i due centri direzionali già menzionati, possono essere visti come due realtà praticabili, ciascuno con un proprio livello di accessibilità. Un limite alla mobilità tra i due centri, che può sembrare più vistoso, resterebbe quello dello spostamento tra questi mediante la via Palmintelli. Non sto a ricordare che chi ama il mezzo a fini sportivi per una tale salita si farebbe una risata, specie di questi tempi che esistono i cambi di marcia anche nelle bici dei bambini. Ricordo anche che molti Comuni delle nostre Alpi che non sono certo solcati da vie pianeggianti, fanno largo uso delle biciclette per spostarsi, tutto a beneficio della salute e delle tasche.

Mi viene in mente a questo punto che tutto è cambiato, continua a cambiare e che Caltanissetta non può restare inchiodata ai suoi vecchi schemi di una città in cui gli spostamenti non possono annoverare anche le biciclette perché ci sono troppe salite. Scuse da immobilismo conservativo che alle nuove generazioni comincia a stare stretto. È tempo di pensare ad una vera sostenibilità trasporti compresi. Una riorganizzazione della mobilità non episodica o per settori ma con una logica di rapporto infrastrutturale sistemico. Approfittando, per esempio, della recente crisi ciclica dei trasporti urbani, si potrebbe immaginare per Caltanissetta anche l'adozione di un qualche collegamento mediante funivia (da non intendersi solo aerea) anche in funzione degli spostamenti con bici. Nel complesso, il pensare ad un trasporto ecologico, relativamente poco impattante e dai costi contenuti, significa non scartare a priori possibilità come quella citata che allarga gli orizzonti di scelta.
Ecco, una profonda revisione dei trasporti a Caltanissetta, può muovere i suoi passi da nuova cultura della mobilità più sobria. Meno auto private e più trasporto pubblico meno invasivo.
E quale mobilità se non quella a partire del mezzo di trasporto più semplice ed economico qual è la bicicletta?

Giuseppe Cancemi

Pubblicato su LA SICILIA...

CALTANISSETTA, MERCOLEDÌ 15 OTTOBRE 2014