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venerdì 16 aprile 2021

LA SCUOLA “ARISTIDE GABELLI” SI RINNOVA

 

Perplessità sull'intervento...


Il Restauro in corso della scuola elementare Gabelli, credo che meriti più attenzione. Quella scuola, nata con i crismi delle opere di regime, nel ventennio, è un esempio di architettura razionalista, che ha rappresentato un pezzo dell’italica storia. Uno stile, che rappresenta una qualità estetica ritenuta di rilievo.

Ne sono autori, due ingegneri (Agostino e Guglielmo Zadra) che realizzano un manufatto in chiave ambientale di ricercata sintonia con la pedagogia e la didattica, sostenuti dalla Montessori e dalla Pizzigoni, di quel periodo storico.

La scuola ha avuto anche nell’avvio, un’autorevole direzione della nota pedagogista locale Pierina Boranga.

Il tempo trascorso della scuola, fino ai nostri giorni, ci ha consegnato un complesso edilizio con i suoi connotati di vissuto, che ha accompagnato la fanciullezza di moltissimi noti e meno noti bellunesi. Ora in tempo di restauro, vale la pena di fare qualche annotazione sull’aspetto e il rispetto che va tributato all’immagine storica della scuola.

Gli attuali lavori, abbastanza lenti, hanno cominciato a fare emergere qualche elemento di riflessione. Guardando verso il materiale di risulta accumulato nel giardino, in attesa di essere portato al riciclaggio, risalta, la gran massa di infissi in alluminio anodizzato, non certamente dell’epoca. Per molti anni, ha rappresentato una non notata ferita all’immagine di quell’edificio.

In quella scelta impropria di finestre, non certo di stile, fatta nel tempo intermedio, in un territorio dove il legno è di casa e la sua naturale magnificenza è a tutti nota, appare proprio come un oltraggio al buon gusto e alla storia.

Il nuovo che va emergendo, non di meno, attira anch’esso una certa curiosità. Si vede in quelle finestre oramai sostituite, nel loro insieme un’immagine “discreta”, ma con un un qualcosa che attira l’attenzione. Ciò che appare guardando con attenzione, non è il solito legno che contorna i vetri, ma una sottile cornice che appare di un colore ruggine che fa ricordare il materiale di qualche arredo urbano presente in città. Una similitudine che fa pensare al perseverare delle scelte alloctone, pur sapendo che in “casa propria” esiste un materiale vivo (il legno) con qualità tecniche, meccaniche ed estetiche eccellenti, e sostenibile.

Forse chi governa questo territorio, non si è ancora accorto delle risorse di qualità che il territorio offre, persino dopo un disastro epocale. La tempesta Vaia, nei suoi danni creati nel bellunese, ha infatti regalato tanto legno che è stato poco considerato e anzi lasciato marcire. Eppure, si poteva intervenire con un progetto di recupero del legno ed un rilancio nel suo uso.



Oltre all’utilità come isolante termico e per tutte quelle varietà d’uso che si conoscono, si presentava anche l’opportunità per l’istituzione di un polo accademico del legno. Un luogo di ricerca per migliori applicazioni di quel materiale, la cui resilienza, elasticità e meccanica, sappiamo consentono adeguate strutture per una protezione sismica degli edifici.

Nella “capitale del legno” che ha fatto la storia delle imbarcazioni della Serenissima si sostituiscono gli infissi osceni precedenti (in alluminio) con altri non certo nostrani e per giunta con un materiale d’oltre Oceano. Il brevettato acciaio COR-TEN americano. Un materiale anche in contrasto con l’economia circolare ricercata dalla moderna cultura nell’uso dei materiali.

C’è da aspettarsi, che i bellunesi ancora non hanno visto bene, ma che comunque non faranno una piega come per i precedenti infissi.

Ci si augura soltanto che chi fa scelte per la comunità, possa riflettere sull’uso dei materiali estranei al contesto storico e culturale del bellunese. Per questo acciaio usato nelle nuove finestre non sappiamo quanto possa essere affidabile nella durata e quanto gradito sia nella fruizione della sua immagine. Il legno non si capisce perché, si cerca di “archiviarlo” e di ignorarlo, nonostante le sue ben note qualità.

Una raccomandazione per quanto detto, comunque, va fatta: attenzione a tutto quello che fa tendenza, anche nell’arredo urbano e persino nel restauro di antichi reperti. La sostituzione dei materiali, deve avere una giustificazione. Ricordiamoci che il significato di restauro è quello di assicurare la conservazione. La speranza che resta, è quella che la modernità a tutti i costi, non prenda la mano sulle opere in corso e quelle progettate da realizzare.

Giuseppe Cancemi