Aggiungi...


Condividi questo articolo

lunedì 16 dicembre 2013

Discutibile riutilizzo della scuola elementare "Gabelli"


"Una scuola che progetta un’altra scuola"

ITIS “Segato”

" proposta di ristrutturazione e riutilizzo dell’edificio delle scuole “Gabelli” di Belluno: una struttura destinata a ospitare i licei scientifico e classico, ma anche una biblioteca multimediale aperta a tutti, uno spazio polivalente e un museo storico."




***

L'opinione

L’intestazione della scuola al pedagogista filosofo “Gabelli” mi dà La motivazione per interloquire sul progetto di ristrutturazione realizzato dell’ITIS “Segato” che fa discutere i bellunesi. Non è un caso che quell’edificio sia stato denominato Aristide Gabelli. La titolazione di quella scuola ha un riferimento preciso nell’innovatore della scuola primaria di un’Italia risorgimentale appena unita. Rivoluzionario nel confutare il nozionismo, con un apprendimento liberatorio dell’essere. Precursore della filosofia pedagogica e didattica, relativamente recente, dell’americano John Dewey.
Dunque, la scuola Gabelli non può tradire lo spirito dell’organizzazione scolastica che è impressa in quei muri che la rappresentano. Progettare la ristrutturazione di un “contenitore” di tale “peso” sociale e culturale si può ma con una certa prudenza. Lo spirito che aleggia sulle opere dell’uomo, come l’edificio dell’elementare “Gabelli”, deve tenere conto non solo dell’umanità che lo ha attraversato e dei vincoli tecnico-urbanistici ma soprattutto della dimensione culturale che l’opera rappresenta. Il progetto non è una mera operazione tecnica.
L’esercitazione pratica di progettazione applicata ad un edificio scolastico come il Gabelli, fatta dall’ITIS “Segato”, è un segnale forte di sollecitazione per la competente amministrazione locale, un contributo didattico e un elemento di confronto culturale con gli operatori del settore edilizio, per i suoi suggerimenti esemplificativi di progettualità orientata al sostenibile.
Volendo elencare alcuni vincoli da cui muovere per un restauro con criteri di bioarchitettura e dunque ecosostenibile, bisogna prioritariamente stabilire quale sarà la destinazione d’uso del “prodotto finito”. Qui, senza alcun dubbio la destinazione non può che essere quella di una scuola primaria e/o per l’infanzia. Esiste una relazione di continuità per alcuni semplici motivi che sono il reale vincolo: standard residenziali da PRG; tempi di percorrenza (isocrone, da casa a scuola) in base all’età; rapporti volumetrici: vuoto/pieno (corpi edilizi, giardino) maggiormente idonei per quella fascia d’età dell’utenza.
Un secondo vincolo di tipo ecologico-economico-gestionale va letto in termini di input/output energetico nella realizzazione.
Un terzo tipo di vincolo sempre di natura ecologica, viene imposto da una crisi idrica che sta diventando sempre più endemica, e riguarda il risparmio nei consumi d’acqua potabile.
Nel complesso, la sfida che ci pone il restauro della Gabelli - perché restauro deve essere - in chiave moderna di adeguamento funzionale, tecnico e tecnologico, comporta un aggiornamento di parametri riconducibili a confort ambientale interno ed esterno con raffrescamento passivo, tecnologie di ottimizzazione dell’energia, protezione dalle radiazioni magnetiche, sicurezza sismica, autonomia energetica, multifunzionalità e condivisione, uso di cemento fotocatalitico (per l’abbattimento degli inquinanti organici e inorganici presenti nell’aria), verde e fito-depurazione delle acque, ecc.
Ecco! Sono questi gli elementi che dovranno essere messi in gioco nella sfida che trovo stimolante nel lavoro che vuole sollecitare l’ITIS “Segato”.
Il “metodo scientifico”, come principio, propugnato dal positivista Aristide Gabelli, simbolicamente, può orientare quella metodologia del fare che delle austere mura di una scuola già appartenuta ad una filosofia dell’impegno didattico compassato, si possa ottenere una scuola confortevole e gioiosa.
Dunque restauro nella sua complessità per la Gabelli e non semplice maquillage più o meno funzionale!
Un‘immagine, per dirla con Dewey, che sia “percezione operativa dell’efficienza dell’oggetto estetico” e non rappresentazione di un modernariato senz’anima.


Giuseppe Cancemi