
Le
diatribe tra parti (rappresentanti di partito e non) di diversa
opinione, classificate non di rado con un eufemismo: confronto
politico, da tempo, non muovono più da una oggettività del
contendere, ragionata e pacata, ma piuttosto da una più generale
pregiudiziale divergenza dei contendenti. Anche nelle contese locali,
Belluno nel nostro caso, si scimmiottano le artificiose polemiche
offerte della cosiddetta “casta”, cui assistiamo quotidianamente
nei media. Purtroppo, anche gli amministratori locali di lungo corso
e “tecnici”, oramai, si sono omologati ai politici nazionali.
Sono sempre acidi alle domande e rispondono in maniera anche
indispettita e piccata o si rifugiano in evasive risposte, forse
sapendo di non essere più tollerati, perché assimilati alla casta.
La pregressa critica sull'edificazione a Col Cavalier riaccesasi per
l'ok al recente intervento edilizio, si rinfocola in questi giorni,
per le risposte dell'assessore all'urbanistica, a dir poco ingenue
per uno del mestiere (già presidente dell'ordine degli architetti di
BL), e del Sindaco più stizzita. Basti pensare che l'Assessore
all'urbanistica, le osservazioni e le opposizioni fatte da Italia
Nostra (associazione nazionale di lunga esperienza e competenza) e
dal Comitato civico Col Cavalier, le liquida come “generali” e
“non puntuali”. Che dire da amministrato della superficialità
che traspare dalla laconica risposta verso le competenti osservazioni
fatte da Italia Nostra? Per l'Assessore, sono considerate
osservazioni generali e non puntuali le segnalazioni che esprimono
grosse perplessità sulla fragilità di carattere geotecnico e
idrogeologico dell'area interessata. L'osservazione di contrarietà
ad una nuova edificazione in un'area
“catalogata
di pericolosità limitata, ma posta in prossimità di un territorio
gravemente instabile” non basta! Per
non parlare del pregio paesaggistico che si andrà a compromettere o
dell'invasione urbanizzativa dell'area a destinazione e vocazione
agricola. Poca cosa per l'Assessore. In compenso, il Sindaco in
persona, ad altra critica mossa da un Consigliere comunale, risponde
divagando e burocraticamente arroccandosi all'impossibilità, per
legge, di negare l'intervento edilizio in Col Cavalier. Ne fa una
questione burocratica e di osservanza della legge urbanistica,
dimenticando che in zona agricola vige sempre, al di sopra della
norma regionale, la regola nazionale, per le costruzioni a
destinazione agricola, dello 0,03mc/mq. E comunque, il contenimento o
meglio stop al consumo di suolo, riconosciuto anche da organizzazioni
come la Confedilizia e altri Enti simili, non è uno slogan vuoto.
Sappiamo bene che un'antropizzazione a tutti i costi non è più né
utile né necessaria, specie dove le peculiarità idrogeologiche e
l'assetto paesistico, se violati, i danni, si ritorcono anche su
coloro che li hanno causati.

Senza
volermi associare a chi ne fa del caso, una “questione di lana
caprina”, vorrei semplicemente e solo, rammentare, che basta la
fragilità del territorio di montagna a giustificare – a garanzia
di tutti - le limitazioni e i dinieghi che si impongono in simili
situazioni, utili a prevenire concause nei dissesti della montagna.
Una
diversa decisione deve fare riflettere sulla palese contraddizione
che si instaura tra il volere costruire a tutti i costi e la messa in
sicurezza del territorio, se non si vuole piangerne le conseguenze in
tempi, che possono reputarsi anche remoti, ma che arrivano...
arrivano!