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sabato 3 dicembre 2011

Divertimentificio o centro storico?


 Musica sì, ma con senso di misura


Che sia saltata qualcosa nel rapporto generazionale tra giovani e adulti, ce ne siamo accorti da tempo: un anziano che entra o esce da un locale e incrocia un giovane, deve lasciargli il passo altrimenti viene travolto. Gesti similari non sono isolati,  anzi, sono comportamenti di ordinaria inciviltà. I genitori della nostrana generazione che si riconosce nell’atteggiamento dei “rottamatori”, sono i primi a farne le spese. La ricorrente, prima “guaribile”, contestazione giovanile è diventata endemica, si è tramutata in un continuo astioso confronto tra genitori e figli e un quasi disprezzo di quest’ultimi verso gli “anziani” e le istituzioni, genitori compresi. I cattivi maestri che martellano nei media, hanno fatto e continuano a fare scuola, ospiti di una TV spazzatura (fatti salvi alcuni canali) di cui paghiamo il canone.
I nuovi “indignati” della Belluno che vive nell’immediata periferia, in condomini rigorosamente  recintati e possibilmente  in mezzo al verde o in villette altrettanto ben protette da qualsiasi disturbo, scendono in piazza.  Intendono protestare rumorosamente e in silenzio, una presunta proibizione al fare musica.  Con l’elezione a “divertimentificio” del centro storico, si vuole espugnare l’ultima “riserva indiana” di residenti. Eppure, senza di quest’ultimi, il “salotto buono della città” sarebbe un luogo fantasma alla mercé di tutto e di tutti, fracassoni compresi.
Gli indignati…  ma indignati di che? Forse per la mancanza di lavoro? Noo! Per l’oscuro futuro che li minaccia?  Noo! Per la perdita del valore d’acquisto di salari e/o pensioni dei loro “vecchi”? Noo! Per la situazione più generale di crisi o per le scandalose  prebende dei politici? Noo! Per i trasporti  già criticabili ma ora in procinto di isolare Belluno? Noo! Per gli ultimi balzelli sulle visite sanitarie e quelle paventate sull’acqua?  Nooo! Ma allora… perché?
 Udite udite!... protestano, per una determina sindacale  che vuole evitare i rumori molesti di notte in centro, ricordando semplicemente norme esistenti. Mi chiedo, quale diritto loro negato vogliono esercitare?
Alla contestazione non sta bene il termine fino alle ore 24,00 che, peraltro, si prolunga per gli inevitabili schiamazzi ben oltre la musica.
Lo sanno che la salute non è negoziabile?
Nessuno, a parte il sindaco, ha spiegato loro che “la libertà di ciascuno di noi, finisce dove comincia quella degli altri”. Qualcuna delle agenzie educative che frequentano i giovani dovrebbe rispolverare termini che nella funzione educativa/formativa si chiamano: responsabilità, consapevolezza, solidarietà, altruismo, serietà, rispetto degli altri, etc. etc.. Per i disvalori ci pensano già a piene mani, quotidianamente, altri.
Comunque la portata di questa, chiamiamola, indignazione ha già raggiunto la sfera politica e quest’ultima, in parte che fa? Rincorre e si schiera con questi nostrani “indignados”. Fino all’altro ieri ha fatto parte delle dispute, incomprensibili ai più, di tutti contro tutto e tutti e comunque ognuno attribuendo le varie colpe agli altri. Oggi si spendono per contemperare un rapporto tra situazioni inconciliabili di opposte esigenze e una di queste: il diritto alla salute del cittadino. Chi si schiera per la contestazione sappia, che non possono essere messi sullo stesso piano salute pubblica e Business/divertimento.
Per concludere, fare musica e fare affari non sono il diavolo, se musica e interessi economici non sconfinano nelle fisiologiche necessità del dormire degli abitanti del centro storico. Insomma, per dirla a norma di legge: se non disturbano la quiete pubblica e se non diffondono inquinamento acustico.