Musica sì, ma con senso di misura
Che sia
saltata qualcosa nel rapporto generazionale tra giovani e adulti, ce ne siamo
accorti da tempo: un anziano che entra o esce da un locale e incrocia un
giovane, deve lasciargli il passo altrimenti viene travolto. Gesti similari non
sono isolati, anzi, sono comportamenti
di ordinaria inciviltà. I genitori della nostrana generazione che si riconosce
nell’atteggiamento dei “rottamatori”, sono i primi a farne le spese. La
ricorrente, prima “guaribile”, contestazione giovanile è diventata endemica, si
è tramutata in un continuo astioso confronto tra genitori e figli e un quasi
disprezzo di quest’ultimi verso gli “anziani” e le istituzioni, genitori
compresi. I cattivi maestri che martellano nei media, hanno fatto e continuano
a fare scuola, ospiti di una TV spazzatura (fatti salvi alcuni canali) di cui
paghiamo il canone.
I nuovi
“indignati” della Belluno che vive nell’immediata periferia, in condomini
rigorosamente recintati e
possibilmente in mezzo al verde o in
villette altrettanto ben protette da qualsiasi disturbo, scendono in piazza. Intendono protestare rumorosamente e in
silenzio, una presunta proibizione al fare musica. Con l’elezione a “divertimentificio” del
centro storico, si vuole espugnare l’ultima “riserva indiana” di residenti.
Eppure, senza di quest’ultimi, il “salotto buono della città” sarebbe un luogo fantasma
alla mercé di tutto e di tutti, fracassoni compresi.
Gli indignati…
ma indignati di che? Forse per la
mancanza di lavoro? Noo! Per l’oscuro futuro che li minaccia? Noo! Per la perdita del valore d’acquisto di
salari e/o pensioni dei loro “vecchi”? Noo! Per la situazione più generale di crisi
o per le scandalose prebende dei
politici? Noo! Per i trasporti già criticabili
ma ora in procinto di isolare Belluno? Noo! Per gli ultimi balzelli sulle
visite sanitarie e quelle paventate sull’acqua? Nooo! Ma allora… perché?
Udite udite!... protestano, per una determina
sindacale che vuole evitare i rumori
molesti di notte in centro, ricordando semplicemente norme esistenti. Mi chiedo,
quale diritto loro negato vogliono esercitare?
Alla
contestazione non sta bene il termine fino alle ore 24,00 che, peraltro, si
prolunga per gli inevitabili schiamazzi ben oltre la musica.
Lo sanno che
la salute non è negoziabile?
Nessuno, a
parte il sindaco, ha spiegato loro che “la libertà di ciascuno di noi, finisce
dove comincia quella degli altri”. Qualcuna delle agenzie educative che
frequentano i giovani dovrebbe rispolverare termini che nella funzione
educativa/formativa si chiamano: responsabilità, consapevolezza, solidarietà,
altruismo, serietà, rispetto degli altri, etc. etc.. Per i disvalori ci pensano
già a piene mani, quotidianamente, altri.
Comunque la
portata di questa, chiamiamola, indignazione ha già raggiunto la sfera politica
e quest’ultima, in parte che fa? Rincorre e si schiera con questi nostrani “indignados”. Fino all’altro ieri ha
fatto parte delle dispute, incomprensibili ai più, di tutti contro tutto e
tutti e comunque ognuno attribuendo le varie colpe agli altri. Oggi si spendono
per contemperare un rapporto tra situazioni inconciliabili di opposte esigenze
e una di queste: il diritto alla salute del cittadino. Chi si schiera per la
contestazione sappia, che non possono essere messi sullo stesso piano salute
pubblica e Business/divertimento.
Per concludere,
fare musica e fare affari non sono il diavolo, se musica e interessi economici non
sconfinano nelle fisiologiche necessità del dormire degli abitanti del centro
storico. Insomma, per dirla a norma di legge: se non disturbano la quiete
pubblica e se non diffondono inquinamento acustico.
Nessun commento:
Posta un commento